Afterhours: “Padania”. La recensione

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Afterhours - Padania
Afterhours - Padania - Artwork

Il compito di recensire “Padania” non è di certo facile: di questo disco tutto è già stato detto, o quasi. Annunciato in grande stile e seguito costantemente dalle maggiori testate musicali, gli Afterhours sono una se non la band rock più rappresentativa del nostro paese: era prevedibile che l’uscita di “Padania” avrebbe suscitato reazioni. Reazioni forti, istintive, quasi primordiali, fin dall’annuncio di questo lavoro che arriva dopo anni di continua ricerca e sperimentazione. Gli Afterhours hanno maturato decenni di musica e il suono ogni volta sembra assumere una nuova forma. La copertina del disco in qualche modo è profondamente inerente al concept, parola tanto cara alla band, un’atmosfera invernale, cupa ma non buia, semplicemente glaciale, invernale, in grado di aprire a riflessioni e pensieri.

Prima di affrontare le quindici tracce che compongono “Padania”, però, è necessario almeno capire il motivo per cui la band ha deciso di utilizzare un titolo forte, incisivo, più volte spiegato e rispiegato durante conferenze stampa e anche alla presentazione avvenuta alla Fnac. Un disco che crea un bisogno, che apre a diverse sfumature, che fa riflettere, pensare, quasi in una perfetta ma non indolore analisi interiore.

Afterhours - Padania
Afterhours - Padania - Artwork

Afterhours: “Padania”, il giudizio complessivo

Difficilmente una band è in grado di convincere come gli Afterhours sanno fare. Manuel Agnelli ha sempre avuto una capacità di scrittura assolutamente unica e personale, una capacità che in tal senso è sempre stata la fortuna degli Afterhours, non che gli altri componenti siano da meno, anzi, l’arrivo di Rodrigo D’Erasmo è stata linfa vitale di pura energia all’interno di questo disco e anche il ritorno di Xabier Iriondo fa esclamare “ecco che la band si ricongiunge al meglio”, giusto per citare due dei membri della formazione. Dagli Afterhours, ancora una volta, si pretendeva molto: “Padania” è stato accolto come il disco della svolta, non tanto per la formazione ma per l’intero panorama discografico attuale italiano. I fan stanno già amando questo lavoro: basta dare uno sguardo sui social network, basta sentire pareri di gente che la band l’ha vissuta dal lontano “Hai paura del buio?” e “Non è per sempre“, tanto per citare due dei più grandi capolavori di questa formazione che riesce sempre a strappare un po’ di sano orgoglio italiano. Il concept del disco è chiaro: “Padania” vuole spiegare una condizione, vuole essere un tramite, vuole essere dannatamente ambizioso ma soprattutto libero e coraggioso.

Ricordo perfettamente l’arrivo degli Afterhours a Sanremo, ricordo tutti i commenti scettici sul loro peggioramento, su una mancanza di contenuti, sull’essere arrivati alla “frutta”. Niente di più sbagliato allora e niente di più sbagliato ora: fra oscillazioni di alti e bassi, gli Afterhours hanno avuto una qualità che non è mai stata messa in discussione. La sperimentazione crea vuoti, crea abissi, in quanto ci si ritrova fra le mani brani ibridi, canzoni quasi da assimilare e plasmare. “Padania” non crea dubbi sulla potenza di questo prodotto, sulla sua qualità pura: basta un ascolto per capire la genialità che vi è in questo disco, la sperimentazione, il coraggio, la voglia di essere una rappresentazione dalla società, il bisogno di essere uno specchio per i fan. Se dovessi trovare un paragone con un oggetto, gli Afterhours, assomigliano ad uno specchio i cui brani sanno sempre colmare i tasselli di una vita.

Afterhours - Padania
Afterhours - Padania | © MelodicaMente

Afterhours: “Padania”, un approfondimento dei brani

Passiamo alle canzoni e ad un indagine più approfondita dei brani:

“Padania” si apre con “Metamorfosi”, un brano che inizia proprio con la frase “Se è libertà / Ora ce l’hai”. I paragoni e i vari rimandi con Demetrio Stratos, in questo preciso brano, sono ovvi. Gli Afterhours sono sempre stati pieni di rimandi ma, riescono sempre ad essere unici. “Metamorfosi” ancora una volta è sperimentazione.

La seconda traccia è “Terra di Nessuno” e arriviamo subito ad una delle canzoni più belle di questo disco. Una semi-ballata che come solito lascia un retrogusto amaro. La band, anche a volerlo, anche se si impegnasse, non risulterebbe mai banale. Forse, non ne sarebbe proprio capace. Un suono pieno, in cui si sente l’apporto di tutti i musicisti che formano gli Afterhours e che in questo disco hanno un ruolo particolarmente rilevante. Uno su tutti proprio Rodrigo D’Erasmo con un violino imponente e quanto mai piacevole.

E’ il momento di “La Tempesta è in arrivo”, uno dei due brani che abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima. E’ stato l’apripista di “Padania”, grazie alla sua comparsa in “Faccia D’Angelo”. E’ il classico brano che è una bellezza ascoltare in mp3 ma che esploderà live. Come non immaginarsi una folla in coro esclamare “Non puoi più decidere / Non puoi più decidere cosa sarai”.

Eccoci arrivati a “Costruire per distruggere” e ci ritroviamo davanti 5.15 minuti di sussurri, di distorsioni: una ballata, ancora una volta, che si insinua all’interno dell’ascoltatore e non è più in grado di abbandonarlo. Una delle canzoni che a primo impatto colpisce immediatamente, una delle canzoni che è maggiormente in grado di far risaltare un testo che sarà fra i più citati di questo disco. Un brano che innalza la qualità complessiva di un disco che rimarrà, per molto, nello stereo, nel computer, nella memoria.

Non possiamo non nominare “Padania”, la canzone simbolo di questo disco, non perchè dona il nome all’intero lavoro ma per un testo che è pura poesia. Non c’è molto altro da aggiungere quando la musica e le parole sanno creare tutto ciò, semplicemente “Se un sogno si attacca come una colla all’anima / Tutto diventa vero, tu invece no”.

Anche solo guardando la tracklist, una volta ascoltato interamente “Padania”, verrebbe voglia di nominare ogni canzone, sicuramente meritano un posto d’eccezione “Spreca Una Vita”, “Nostro anche se ci fa male” in cui ci troviamo davanti ancora una volta un testo che assomiglia ad una poesia e la canzone di chiusura “La Terra Promessa Si Scioglie di Colpo” è un inizio, non di certo una conclusione. “Padania” è in loop costante, non sarà facile prendere le distanze da un disco simile.

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