Alter Bridge: “Fortress”. La recensione

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Alter Bridge - "Fortress" - Artwork

Per gli amanti del genere rock una delle uscite più attese in quest’anno era il nuovo disco degli Alter Bridge, “Fortress“. E sono stati accontentati. Ma chi sono gli Alter Bridge? Gli Alter Bridge sono un gruppo hard rock statunitense formatosi ad Orlando nel 2004 e nato dalle ceneri dei Creed, altro gruppo storico dell’hard rock americano, insieme al cantante e chitarrista Myles Kennedy, ex frontman dei Mayfield Four ed attualmente vocalist del guitar hero Slash. Gli altri componenti del gruppo sono il chitarrista Mark Tremonti, il bassista Brian Marshall ed il batterista Scott Phillips, tutti e tre membri anche dei Creed.

La band ha un sound molto personalizzato, definito “aggressivo ma melodico” e nonostante la loro qualità non sia riuscita nel tempo a bissare il successo dei Creed (ricordiamo alcuni brani come “My sacrifice“, “Torn“, “What’s this life for” e “With arms wide open“) gli Alter Bridge stanno racimolando sempre più estimatori in giro per il mondo.

Fortress” è il quarto album in studio del gruppo, pubblicato il 25 settembre 2013 dalla Roadrunner Records e registrato tra aprile e luglio 2013: il disco è stato scritto dai membri della band durante i tre anni di tour mondiali e nei momenti di separazione dovuti ai progetti personali dei membri (Myles Kennedy era impegnato in un tour con Slash, Scott Phillips nelle registrazioni con la band Projected e Mark Tremonti ha pubblicato il suo album da solista “All I Was” ).

L’uscita ufficiale di “Fortess” ( prodotto e mixato da Michael “Elvis” Baskette, che ha curato anche l’arrangiamento degli strumenti a corda, Jef Moll ne ha curato l’engineering e Ted Jensen il mastering ) è stata anticipata dalla sua diffusione in streaming: 12 canzoni per circa 62 minuti di musica, promosso con il singolo “Addicted to Pain.  L’apertura del nuovo lavoro degli Alter Bridge è affidata alla chitarra classica di “Cry of Achilles” , brano dal ritornello trascinante e coinvolgente e che dimostra appieno la qualità di Tremonti ma anche degli altri elementi del gruppo che non si fanno schiacciare dalla chitarra in primo piano riuscendo ad esprimere un ensemble compatto e ben organizzato. Stessa sensazione che si ricava anche dall’ascolto di “Addicted to Pain” e “Bleed It Dry“, brani dal sapore fortemente hard rock se non addirittura alternative metal con l’ultimo che presenta una linea melodica fantastica.

Alter Bridge - "Fortress" - Artwork
Alter Bridge – “Fortress” – Artwork

Lover“, con le sue atmosfere quasi oniriche e sospese e la sua voce sussurrata, richiama alla mente alcune canzoni dei primi tempi dei Soundgarden e dimostra che quando un gruppo rock decide di suonare una musica considerata dagli addetti ai lavori “non propria” ottiene risultati eccellenti. Ma è solo una dimostrazione di una canzone perché con “The Uninvited” torniamo sul terreno musicale che la band americana predilige maggiormente, quello del rock duro e puro: stesso terreno su cui cresce l’albero di “Peace Is Broken” con la sua voce effettata e con i suoi cori coinvolgenti mentre la chitarra mitraglia le sue note supportata da un’ottima accoppiata basso-batteria.

C’è bisogno di prendersi una pausa dopo tutto questo ardore ed arriva a proposito “Calm the Fire“, con i suoi arpeggi e la sua voce in falsetto, con le sue atmosfere orchestrali e  la sua chitarra epica in stile Muse… almeno per il primo minuto. Dopo, infatti, gli Alter Bridge tornano al loro stile digerendo la musica del primo minuto e riscrivendo la partitura ma a modo loro. “Waters Rising” è l’unico pezzo del disco con una sua particolarità ben precisa, ovvero la voce di Tremonti al posto della voce di Kennedy, per un rock che richiama vagamente alla mente gruppi come Puddle of Mudd.

Farther than the Sun” è forse l’unico brano del disco un po’ debole e senza molto costrutto ma viene ampiamente bilanciato dalla grandiosità di “Cry a River“, forse il pezzo migliore di tutto “Fortress” con la sua cattiveria gratuita e con le sue sospensioni musicali da cui i gruppi che si ispirano agli Slipknot potrebbero imparare qualcosa.

Dopo tanta cupezza e tanto sudore arriva un momento di luce come “All Ends Well“, brano sì rock ma dal percorso limpido e melodico che fa tirare un attimo il fiato e che conduce dritto dritto al finale di “Fortress” con la title-track, una rock suite di sette minuti e mezzo che parte piano per poi spingersi sempre di più nei campi sterminati del rock con virtuosismi chitarristici e non finali.

Dopo l’ascolto di questo disco la reputazione degli Alter Bridge ne esce consolidata: la band americana può essere definita appieno come alfiere di un rock ruggente e roccioso, con la coppia Kenendy-Tremonti che sembra avere trovato una sua dimensione personale. Il nuovo sound è meno fosco del solito ma non abbandona il post-grunge degli inizi e mostra come la band stia compiendo tanti piccoli passi verso una maturazione definitiva. Chi ha parlato nei tempi scorsi di carriera finita per gli AB dovrà ricredersi e di tanto: i fan sicuramente accoglieranno questo ritorno con entusiasmo, sicuramente attendendo i concerti del gruppo, dimensioni dove gli Alter Bridge si esprimono al loro meglio.

 

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