Auguri ad Amy Winehouse una delle più belle voci degli ultimi anni

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Amy Winehouse
Amy Winehouse | © Dan Kitwood/Getty Images

Negli ultimi mesi sono state scritte su di lei galassie di parole ma, quest’oggi vogliamo ricordare una Amy Winehouse diversa. Vogliamo fare gli auguri, con il pensiero che può arrivare dovunque, anche al di la di ciò che ci è lecito scrivere, ad una delle voci più interessanti del millennio. Vogliamo fare gli auguri ricordando semplicemente Amy, non la Amy Winehouse delle fotografie che sono circolate su tutti i magazine di gossip, non quella Amy Winehouse rinchiusa nelle proprie paranoie e paure, non quella Amy Winehouse che ha portato la sua vita all’autodistruzione.

Ricordiamo la Amy Winehouse dei successi, quella che nel 2003 si è fatta conoscere grazie all’illuminante “Frank” che da subito ha fatto scattare la curiosità attorno a quella voce graffiante ma nello stesso tempo pura, lucida e soprattutto toccante. L’etichetta discografica Island non si è fatta scappare l’occasione di coltivare un talento come ne capitano sempre più pochi, nell’entourage musicale.

Amy Winehouse
Amy Winehouse | © Dan Kitwood/Getty Images

“Frank” fu solo l’antipasto del potere magnetico di Amy che esplode, in fuochi d’artificio vocali grazie a “Back to Black”. Non vogliamo ricordare il disco come quello schizzato alla vetta delle vendite dopo la sua morte ma come il disco del successo e dell’affermazione di Amy Winehouse.

“Back to Black” ha un sapore di retrogusto amaro, ora, ma forse è proprio nella nostalgia e malinconia intrinseca alle canzoni stesse ad averci permesso di amare ancora di più la cantante dagli occhi enigmatici. Una voce che rimbomba silenziosa, una voce che si espande e prende colore in canzoni come “Rehab” o “Love Is a Losing Game”.

Amy Jade Winehouse nacque il 14 settembre 1983 nella capitale inglese, proprio quella Londra che è stata per lei croce e delizia ma che le ha permesso di trovare una dimensione molto personale e, anche se solo temporanea, utopicamente intoccabile. Vincitrice di cinque Grammy Awards, Amy Winehouse ha rappresentato l’antitesi della diva perfetta. Riguardando le sue foto, rileggendo le interviste, leggendo i documenti che hanno ritratto tutti i suoi eccessi, appare come una figura davvero molto fragile che si è sgretolata totalmente, quasi come con un semplice soffio di vento. La realizzazione del terzo album sembrava essere un progetto immediato di Amy e, non si fa fatica a credere che anche questo nuovo disco avrebbe raggiunto la vetta delle classifiche o, per lo meno, avrebbe attratto con quel carisma tipico della cantante inglese.

Amy Winehouse
Amy Winehouse | © Matt Cardy/Getty Images

Il cosiddetto “soul bianco” l’ha incoronata nel corso degli ultimi anni come regina indiscussa e, anche se vi sono altre notevoli protagoniste di tutto rispetto, la mancanza di Amy Winehouse si sente, si percepisce nell’aria e lo spazio vuoto pesa quanto un macigno. Molte persone l’hanno osannata come nuova promessa musicale, ad altri, Amy, è sempre apparsa troppo affezionata ai suoi sbalzi di distruzione per essere dipinta come un modello positivo, per altri ancora il sentimento prevalente è stato quello dell’indifferenza. Una cosa, però, sembra essere davvero inamovibile ed è l’unico motivo per cui la omaggiamo di nuovo, in questo articolo: la sua voce.

Una voce assolutamente unica che fatto scaturire applausi sinceri e soprattutto un’emozione difficilmente descrivibile. Paragonata, al termine dell’esistenza, ad altri grandi miti del passato come Jim Morrison e Kurt Cobain, Amy Winehouse verrà inesorabilmente ricordata come un grande talento sbocciato solo a metà. Abbiamo potuto apprezzare molto della potenza vocale di Amy, abbiamo potuto capire la sua personalità, abbiamo potuto seguire le sue manie da star ma anche sorprenderci per quella capacità di essere così completa: oltre ad essere una magnifica voce, Amy, era anche autrice di molti testi nonché della sua sfarzosa fortuna. Non si è mai voluta far comandare e ha sempre ritenuto essenziale avere un ruolo ben definito: non essere un manichino nelle mani del business discografico ma essere lei la protagonista, ad ogni costo.

Una donna fragile che è sempre apparsa un leone davanti alla telecamere o sul palcoscenico; una leonessa che, talvolta, ha dovuto arrendersi agli eccessi e non è apparsa in una delle forme meglio auspicabili ma che ha sempre mantenuto una personalità unica.

Vogliamo fare gli auguri ad Amy Winehouse ricordandola con una delle sue canzoni simbolo, “Rehab”:

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