Barenaked Ladies: “Grinning streak”. La recensione

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Barenaked Ladies - "Grinning streak" - Artwork

I Barenaked Ladies (che qualcuno forse conoscerà per la sigla del telefilm “The Big Bang Theory“) si sono fatti apprezzare nel tempo come una della band più apprezzabili e meno banali del panorama alternative rock americano. Dopo un periodo di assenza ritornano con un nuovo disco, “Grinning Streak“.

Il pop della formazione canadese (composta fino al 2009 da Jim Creeggan, Kevin Hearn, Ed Robertson, Tyler Stewart e Steven Page prima dell’abbandono di quest’ultimo) è sempre stato molto ironico e ricercato, senza mai però risultare pesante e noioso ma anzi ricco di contaminazioni rock, blues, funky e addirittura hip-hop. “Grinning streak” già dalle prime canzoni “Limits” e “Boomerang” mostra proprio questa capacità di giocare con il pop al suo massimo potenziale, così come il brano successivo “Off his head“.

Con “Gonna walk” l’ascoltatore si trova a muovere la testa a tempo, trascinato dal ritmo incalzante di quella che sembra una canzoncina ma che mostra come le cose semplici siano quelle che forse sono più difficili da fare. “Odds are“, il pezzo successivo, è in pieno stile BL: tempo stoppato, chitarra in primo piano, ritmo trascinante e ritornello azzeccato.

Il country fa capolino nel disco grazie a “Keepin’ it real“, forse la canzone più “dura” del disco, con il suo intrecciare tra chitarra e voci distorte che la rendono più cattiva e meno fluida rispetto alle altre, in pieno stile hard pop. La canzone successiva, “Give it back to you“, fa da contraltare con la sua dolcezza e con la sua chitarra arpeggiata immersa in un pop melodico di buonissima fattura.

Barenaked Ladies - "Grinning streak" - Artwork
Barenaked Ladies – “Grinning streak” – Artwork

Best damn friend” è una canzone che non si fa notare molto nel panorama del disco, se paragonata a brani come “Did I say that out loud“, “Daydreaming“, soprattutto quest’ultima con la sua base elettronica molto particolare, e “Smile“, con la sua armonica, il suo clap e il suo banjo, che fa molto southern e Huckleberry Finn. Il disco si chiude con la malinconica “Crawl“, dal ritmo sospeso grazie alla batteria e alle tastiere e che dà sapientemente il senso di abbandono e di tristezza.

La versione deluxe del disco, che porta questo lavoro quasi all’ora di ascolto, prevede altri tre brani: “Blacking out” gioca con l’elettronica e con la chitarra post-lavorata e sembra quasi una colonna sonora di un videogioco, “Fog of writing” spinge molto sul pop rock mentre “Who knew” vede il cambio alla voce con una canzoncina molto leggera e piacevole.

Come disco “Grinning streak” ribadisce la natura particolare e canzonatoria dei BL, che sanno abilmente giostrare tra vari generi senza cadere mai però nel banale o quantomeno nel già sentito. E’ un lavoro da ascoltare piacevolmente e che farà passare una buona ora di tempo in compagnia di buona musica, non lasciando però il segno in profondità con qualche suo episodio. Questo è il suo peccato, in fondo, cioè che manchi quella canzone che faccia sussultare facendo dire all’ascoltatore “mamma mia questa me la segno“. Tutto molto piacevole ma non memorabile. Peccato.

 

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