Billy Corgan: “Il nuovo Kurt Cobain o Trent Reznor non avrà successo”

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Billy Corgan
Billy Corgan | © Theo Wargo/Getty Images

Billy Corgan, indiscusso leader degli Smashing Pumpkins, nonché unico membro ancora superstite della formazione originale, ha rilasciato una lunga riflessione sul panorama discografico emergente a “Daily Beast”.

Corgan ha vissuto immerso negli anni d’oro della musica underground e, seppur le critiche specialmente negli ultimi anni non gli sono mai mancate, può rallegrarsi del fatto di essere qui a parlare lucidamente di un periodo che ha che lasciato diverse strascichi di cui ancora oggi, a distanza di decenni, se ne sentono gli effetti. Con un pizzico di nostalgia ma una immensa voglia di cambiare la situazione attuale, Corgan esprime il suo parere molto schiettamente senza alcun giro di parole.

Billy inizia parlando dei giovani musicisti che sono uccisi sul nascere da un sistema di “giudizio mediatico” totalmente sbagliato. Secondo Corgan, ciò che taglia le possibilità di emergere sono le istituzioni musicali come giornali accreditati ma soprattutto case discografiche che spingono verso codici sociali sbagliati. Le parole di Billy non lasciano possibilità di interpretazione ma risuonano quanto mai chiare:

Se hai vent’anni e aspiri ad essere come me, Kurt Cobain o Courtney Love o Trent Reznor, tu non stai andando per la strada giusta, non avrai successo. Ammettiamo che tu sei il prossimo Kurt Cobain. Il tuo primo album sarà subito oggetto di discussione della comunità di Pitchfork. La tua casa discografica giocherà su questa cosa perché questa è la strategia di marketing. Ma in un minuto tu rimarrai congelato (in questa situazione).

Billy Corgan
Billy Corgan | © Theo Wargo/Getty Images

Leggendo l’intervista di Corgan viene spontaneo provare da subito brividi al solo nominare Kurt Cobain (che ormai vive di una inflazione perenne) o gente come Trent Reznor, senza dimenticare la tanto “amata” Courtney Love che Corgan non dimentica, casualmente, davvero mai. Sembra che il leader degli SP abbia voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa soprattutto verso Pitchfork, occhio musicale da sempre molto attento verso le band musicali emergenti e nota, in particolar modo, per una critica alquanto spietata.

Billy prosegue nella sua disamina dicendo che chi legge e scrive per Pitchfork sono persone profondamente legate a determinati codici sociali e, se tu non hai la maglietta giusta, sei immediatamente escluso dal gruppo. Una ortodossia molto rigida che non permette una seconda chance. Probabilmente, Corgan è stato intervistato in un momento di profonda nostalgia, ripensando ai bei tempi andati, visto che, anche in collegamento proprio con questa rigidità mentale ha avuto modo nuovamente di parlare dei Nirvana. Ecco come Billy ha concluso il suo discorso sulla “sovversione” di questa ortodossia che ormai è affermata nel territorio musicale:

Devi sovvertire l’ordine sociale del liceo (Corgan fa un esempio paragonando questo sistema a quello di una scuola con tanto di giocatori di football). I Nirvana erano così pericolosi perché gli ascoltatori erano attratti da una cultura e non solo da una scena. Loro erano fottutamente pericolosi. Loro hanno usato questo di cui io sto parlando per fare in modo che le persone potessero capire e stravolgere il sistema insieme. 

L’artista prosegue l’intervista facendosi delle domande e dicendo che sembra non esserci più nulla di vero in questo panorama discografico. La scena indie e alternativa sembra essersi espansa a dismisura senza essere più in grado di comunicare nulla. Anche qui, probabilmente, Billy si toglie un altro sassolino dalla scarpa sottolineando come, proprio secondo questo panorama musicale attuale, lui cinque anni fa era già una persona musicalmente finita. “Dov’è la ribellione, quella vera, al giorno d’oggi?” Billy nota come non ci siano band che legano la loro storia a momenti politici anche se questa è un’epoca assurda. “Dove sono le band che manifestano un dissenso, una protesta?” Conclude così la sua intervista Billy Corgan lasciano nel lettore molti più punti interrogativi che risposte.

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