Black Sabbath: “The end”. La recensione

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Black Sabbath - "The end" - Artwork

E’ iniziato il tour d’addio dei Black Sabbath e il gruppo capostipite del metal ha deciso di concedersi un ultimo disco, dal suggestivo nome “The end“. Il disco contiene otto tracce ed è è in vendita per il momento solo ai concerti del tour.

“The end” contiene sia quattro tracce inedite tratte dalle session dell’album “13” del 2013 sia quattro versioni live di alcuni loro brani famosi. Nelle canzoni si può sentire la mano di Brad Wilk alla batteria e la voce di Tommy Clufetos in sottofondo. In aggiunta al disco sarà possibile acquistare ai concerti dei posters del tour con disegni unici e originali.

Riguardo al disco queste sono le parole del bassista Geezer Butler: “Pensavamo al tempo di scrivere un album di 13 brani, ma quando eravamo in studio scrivemmo altre tre canzoni e lasciammo a Rick Rubin la decisione di quali canzoni includere e quali escludere dal nuovo disco. Lui ne scelse otto, noi aggiungemmo un paio di brani nella versione deluxe di “13” e quindi rimasero fuori queste quattro canzoni che abbiamo deciso di pubblicare in un CD disponibile solo ai concerti.” Riguardo al fatto che sia davvero la fine dei Black Sabbath lui non ha dubbi: “E’ definitivamente la fine. Siamo invecchiati tutti, e nonostante siamo al massimo della nostra professione, sia musicalmente che esteticamente, vogliamo chiudere al meglio e sentiamo che questo sia il momento giusto.”

Black Sabbath - "The end" - Artwork

Black Sabbath: “The End”

Concentriamoci ora sul disco: le tracce inedite sono quattro. Si parte con “Season Of The Dead“, un gran pezzo sludge rock che mostra appieno la cattiveria e la grinta che hanno reso famosi i Black Sabbath, brano perfetto per la colonna sonora di qualche film d’azione. Si prosegue con “Cry All Night“, una canzone cupa e sinistra, in perfetto stile horror rock come ci hanno abituati da anni Ozzy e compagni, e con “Take Me Home“, un brano che non mostra nessuna grinza e nessuna piega del tempo grazie alla batteria di Clufetos, al basso di Butler e alla chitarra di Iommi che si lascia andare ad alcuni arpeggi spagnoleggianti. Le tracce inedite si chiudono con “Isolated Man“,  pezzo che pesta sulla batteria e sulla chitarra per spaccare tutto. Le tracce live sono “God is Dead” registrata a Sydney il 27 aprile 2013, “Under The Sun” registrata in Nuova Zelanda sempre nel 2013 e “End Of The Beginning” e “Age Of Reason“, entrambe registrate in Canada nel 2014.

Purtroppo, siamo ormai davvero ai titoli di coda di una storia che dura dal 1968 e che ha accompagnato migliaia di ragazzini facendo nascere nuovi suoni e nuovi stili (basti citare l’heavy metal, il doom metal e lo stoner rock) e influenzando tantissimi gruppi (Judas Priest, Iron Maiden, Opeth, Saxon, Fear Factory, Type O Negative, Megadeth, Pantera, Slayer, Anthrax, Deftones, Slipknot, System of a Down, Metallica, Pentagram, Cathedral, My Dying Bride, Paradise Lost e Monster Magnet giusto per citarne solo alcuni). Le condizioni precarie di salute di Tony Iommi e l’età non giovane dei membri della band hanno portato serenamente a questo canto del cigno. Questo disco è da ascoltare come un piccolo regalo di addio, sospendendo un attimo il giudizio e lasciandosi portare dalle note e dai ricordi, senza fare nient’altro. Più che “End of the beginning”, qua siamo proprio alla “beginning of the end”. Sipario.

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