Fabryka: “Echo”. La recensione

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Fabryka - "Echo" - Artwork

E’ uscito “Echo“, il secondo disco della band Fabryka per l’etichetta Snowy Peach/Audioglobe. Ma chi sono i Fabryka? I Fabryka sono una band barese che fa dell’indie pop contaminato dall’elettronica il suo marchio di fabbrica. Composti da Tiziana Felle (voce), Stefano Milella (batteria/elettronica), Raffaele Stellacci (pianoforte/synth), Agostino Scaranello (basso/chitarra baritona) e Alessandro Semisa (chitarra), la band ha realizzato il suo primo ep “Testing Toys” nel 2006 per la Dharmasound per poi esordire successivamente nel 2009 con “Istantanea” (per l’etichetta Godz), album caratterizzato da un sound spiccatamente “indietronic“. Nel 2012 arriva “5 Days” (Snowy Peach/Faro Records) che segna la svolta sonora per la band e la stabilità nella formazione: atmosfere malinconiche e romantiche si fondono in sonorità più acustiche e ritmi più incalzanti.

Forti della presenza in numerose manifestazioni musicali (Sziget Reeperbahn, Reeperbahn Festival e Neapolis Festival su tutti) dove hanno affiancato nomi quali Matmos, Goldie, Gotan Project, Murcof, Tiga, Timo Maas, Carla Bozulich e Marlene Kuntz, i Fabryka hanno dato alle stampe il loro secondo album, “Echo”, dove melodie malinconiche e sognanti si fondono a ritmiche a volte dilatate a volte per un sound del tutto particolare.

“Echo” è un disco di 11 tracce per 39 minuti di musica che vede al suo interno le preziose collaborazioni di Max Casacci dei Subsonica, Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione e della band svedese I Used to be a Sparrow. Il disco si apre con “Mystakes“, brano che dà subito la misura della musica che suonano i Fabryka: melodie sognanti e ricercate, voce sospesa e quasi sognante, chitarre decise ma melodiche. Con il secondo brano “Un giorno perfetto” il gruppo dimostra di avere anche un’ottima padronanza della scrittura musicale con la lingua italiana, con un brano coinvolgente e divertente, scelto come secondo singolo (a ragione, secondo me, visto che parliamo di una delle migliori canzoni del disco).

Fabryka - "Echo" - Artwork
Fabryka – “Echo” – Artwork

Il disco prosegue con “Wish“, brano trasognato che ci trascina in altri mondi musicali come quello di “About the sun“, canzone che parte con una chitarra acustica e con una voce e che lentamente prende corpo e vigore fino a ricordare alcuni brani degli Oasis nel loro momento migliore. Con “L’ultimo film” troviamo invece il secondo brano in italiano di Echo ed il primo singolo scelto dalla band.

Silence” ci riporta in un mondo sognante e “indietronic” dove le chitarre non disturbano ma anzi disegnano melodie accattivanti e particolari, melodie che variano in “Glances“, pezzo che vede la collaborazione degli I Used to be a Sparrow e che sembra molto più orientato verso il folk di gruppi come Young the Giant e Mumford & Sons.

Con “210” troviamo un altro brano in italiano di “Echo”, forse il brano più debole di tutto il disco insieme all’ultima canzone in italiano, “Puzzle“: il progetto musicale si riprende subito dopo con “The good insight“, canzone disegnata dalle note insistenti delle tastiere e dalla ritmica ad assetto variabile del brano che fa sognare la mente: il disco termina con “The lost you“, brano che parte piano e poi finisce in un crescendo ritmico e distorto.

Il nuovo lavoro dei Fabryka è notevole sotto molti aspetti: il gruppo ha ormai una sua identità ben precisa e può tranquillamente competere con altre band nel panorama internazionale. Una certa sensazione destano però le canzoni dove il gruppo canta in italiano, canzoni che mostrano qualche pecca e qualche inesattezza rispetto ai brani in inglese e che colpiscono meno l’ascoltatore, tranne il singolo “Un giorno perfetto”, canzone che colpisce dritto al centro e che rimane in mente. In definitiva un ottimo lavoro che porta i Fabryka in un’altra dimensione musicale.

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