Il ritorno delle Bangles

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Quando iniziarono negli anni ’80, le Bangles non erano una band legata al mondo del punk di Los Angeles come i The Runaways e i Go-Go’s, ma già si interessavano a melodie più pop e malinconiche, come nella vecchia tradizione losangelesiana di band come i The Byrds e i The Mamas and Papas e ricavando ispirazione da artiste come Carole King e Joni Mitchell.
Bangles Sun
La band ha mantenuto la sua rotta negli anni, e ciò lo dimostra un album come “Doll Revolution“, uscito nel 2003, e che suona esattamente come un album delle Bangles deve suonare: pop anni ’80 con reminiscenze anni ’60. La band ha cercato nel tempo di guadagnarsi il suo spazio nell’Olimpo del pop, soprattutto quando, da una immagine iniziale di band al femminile composta da belle ragazze, ha cercato di crescere e di farsi notare, purtroppo senza il successo che forse meritavano.

Ma poco importa, la band ha deciso di tornare di nuovo sulla scena con un altro album, “Sweethearts of the Sun“,album che risente in parte della mancanza della bassista Michael Steele, ma che suona ancora egregiamente, come dimostrano le sue canzoni: “Ball N Chain” è un pezzo tutto chitarre, “Open My Eyes” è un pezzo in bilico tra Todd Rundgren e i Kingsmen, “I’ll Never Be Through With You” vede la Hoffs esprimersi al meglio, “Anna Lee” si richiama alle loro radici così come “Circle in the sky“, in “What a life” le Bangles ricordano i loro anni ‘80…
Insomma, il grande pregio di questo disco, co-prodotto da Matthew Sweet, è che non devi essere un fan delle Bangles per apprezzarlo a pieno: la buona musica non ha confini né di spazio né di tempo.

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