È morto Leonard Cohen, addio al leggendario poeta

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Leonard Cohen - © FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images

It is with profound sorrow we report that legendary poet, songwriter and artist, Leonard Cohen has passed away. We have lost one of music’s most revered and prolific visionaries. A memorial will take place in Los Angeles at a later date. The family requests privacy during their time of grief.” (“È con profondo dolore che comunichiamo che il leggendario poeta, compositore e artista Leonard è morto. Abbiamo perso uno dei visionari più prolifici e riveriti nel mondo della musica. Si terrà una commemorazione a Los Angeles in una data successiva. La famiglia richiede la giusta privacy in questo momento di cordoglio.”) È con queste scarne parole che la pagina ufficiale di Leonard Cohen, uno dei più grandi artisti mondiali, ne annunciava qualche ora fa la sua scomparsa.

Restano ancora moltissimi dubbi sulla causa della morte del musicista e compositore canadese (anche se la notizia è stata confermata dalla rivista Rolling Stone) ma l’unica cosa certa è che l’82enne pianista, musicista e genio musicale non è più tra noi, ed il tutto è reso ancora più amaro dal fatto che meno di un mese fa aveva pubblicato il suo 24esimo album (13 in studio) “You want it darker“. Perdiamo uno dei cantautori più celebri, influenti e apprezzati di tutta la storia della musica e la riprova ne sono le tantissime sue canzoni che sono state cantate da altri artisti (celeberrima la versione della sua “Hallelujah” cantata da Jeff Buckley).

Leonard Norman Cohen era nato il 21 settembre 1934 a Westmount, nel Quebec e aveva imparato a suonare la chitarra da ragazzo formando un gruppo folk, i Buckskin Boys: grazie alle letture di Federico Garcia Lorca si era rivolto alla poesia e dopo la laurea si era trasferito nell’isola greca di Hydra dove aveva pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Flowers for Hitler” nel 1964 e i racconti “The Favourite Game” nel 1963 e “Beautiful Losers” nel 1966. Frustrato e depresso sia per le scarse vendite dei suoi libri che per il suo lavoro in una fabbrica di vestiti a Montreal, decise di andare a New York nel 1966: lì conobbe la scena folk-rock e la cantante folk Judy Collins, che in quello stesso anno inserì due due canzoni (tra cui la celeberrima “Suzanne“) nel suo album “In my life”. Da lì a poco venne il suo primo disco, “Songs of Leonard Cohen” e poi il successo. E’ stato uno dei pochi artisti della sua generazione ad avere successo anche nei giorni nostri e nelle sue canzoni esplora temi profondi come la religione, l’isolamento e la sessualità, e la sua musica gli è valsa vari premi e onorificenze, come il titolo di Compagno dell’Ordine del Canada, la più alta onorificenza concessa dal Canada, e il Premio Principe delle Asturie per la letteratura.

In Italia, Leonard Cohen è stato tradotto e cantato negli anni settanta da Claudio Daiano, che gli ha dedicato un intero album, “Io come chiunque (Sulla pista di Cohen)”, e da Fabrizio De André in alcune occasioni: molti altri interpreti nostrani sono stati influenzati direttamente o indirettamente dal Maestro, come Ornella Vanoni, Francesco De Gregori, Luigi Grechi, Francesco Baccini, Enrico Nascimbeni, Roberto Vecchioni e Stefano Cisco Bellotti, ex cantante dei Modena City Ramblers.

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