Ligabue ricorda Lucio Dalla con una lunga lettera

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Luciano Ligabue | © Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

Tra i molti artisti che a poche ore dalla notizia della morte di Lucio Dalla, stroncato da un  malore improvviso mentre si trovava a Montreux in Svizzera, hanno voluto rendere omaggio al cantante bolognese, c’è anche  Luciano Ligabue che ha voluto dedicare a Dalla una lunga lettera. Parole che si aprono con un “Grazie“, ripercorrono la lunga carriera del musicista e l’importanza che i suoi brani hanno avuto nella vita del Liga, che li ricorda come colonna sonora di molti momenti: oggi quei ricordi riaffiorano e vengono condivisi nel giorno in cui la musica italiana fa i conti con l’improvvisa scomparsa di uno dei suoi protagonisti.

Nella mente di Ligabue affiora in queste ore il ricordo di una telefonata ricevuta da Lucio Dalla ormai molti anni fa: quel giorno il cantante “profetizzava” il grande successo di un pezzo che Ligabue aveva appena pubblicato; quel brano era “Certe notti” e il grande successo l’ha ottenuto. A Lucio Dalla, che  ieri sera è salito sul palco per l’ultima volta, per uno dei primi concerti  del tour europeo appena avviato, Ligabue scrive:

Ciao Lucio.
Grazie.
Lucio Dalla è stato una delle persone più libere fra quelle che hanno fatto canzoni nella nostra storia. Era libero di seguire tutti i doni che gli sono stati fatti.

103157282Luciano Ligabue | © Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

Prima di tutto quello di una musicalità che gli usciva da ogni poro. Bastava che posasse le mani su un pianoforte o soffiasse su un sax o un clarinetto e ne usciva subito MUSICA. Poi la sua voce che, naturalmente, …era così piena di MUSICA che tante volte era costretto a inventare linguaggi e suoni perché la lingua italiana non gli bastava.

E finalmente le parole, quando ha cominciato a scriverle – da “Come è profondo il mare” in poi – sono sempre state piene di malinconia, meraviglia, ironia, gioco, stupore. E tutto è sempre stato all’insegna di un’enorme, instancabile vitalità.

Durante l’anno più difficile della mia vita – quando mi sono ritrovato a fare l’artigliere da montagna a Belluno – le poche volte che mi hanno dato una licenza, non più di cinque/sei, sul mangianastri della mia vecchia Opel girava sempre “Dalla”, l’album con “Balla Balla Ballerino”, “Il parco della luna”, “La sera dei miracoli”, “Meri Luis”, “Cara” e altre meraviglie. In uno stato emotivo come quello era incredibile l’effetto che mi facessero quelle canzoni. Chiaramente, al rientro in caserma, le stesse canzoni avevano il compito di passarmi un po’ di forza ma succedeva sempre che su “Futura”, l’emozione diventasse quasi insostenibile. Amarezza e speranza, malinconia e gioiosità, attaccamento al passato e spinta verso il futuro, in quel pezzo (insieme a chissà quanti altri stati d’animo) c’erano e ci sono tutti.

Era il terzo album di una trilogia di capolavori: “Come è profondo il mare”, “Lucio Dalla” e “Dalla” che, cosa più unica che rara nella nostra storia, erano uno dietro l’altro. Un filotto di gioielli.

Parecchi anni fa, mi arriva una chiamata sul telefono. Io rispondo ed era proprio lui. Non c’eravamo mai sentiti prima. Mi dice “Guarda, scusa se ti disturbo, ma avevo bisogno di dirti una cosa velocissima. Ho sentito la tua nuova canzone per radio e vedrai che con quella vendi settecentomila copie”. Io non feci neanche in tempo a ringraziarlo per la sorpresa che lui aveva già messo giù. Dentro di me pensavo “See, settecentomila copie… ma quando mai…”. La canzone, appena uscita, era “Certe notti”.

Concludo dicendo che fra le tante cose che ammiro in lui c’è la sua anomalia. Lo classificano fra i cantautori ma è un’etichetta che non lo inquadra bene.

Lui era ed è Lucio Dalla.

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