Nicola Piovani: In Quintetto. La Recensione

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Nicola Piovani - In Quintetto - Artwork

In Quintetto” di Nicola Piovani è uno di quegli album che difficilmente ottengono un successo commerciale fuori dalla norma, ma che sicuramente negli amanti della musica lasciano il segno. Con questo disco il pianista, compositore e direttore d’orchestra romano ha voluto realizzare una rilettura in chiave teatrale di tutte quelle musiche che ha scritto nel corso degli anni per altre varie arti moderne, come il cinema, il teatro, la televisione ed altri cantanti. Accompagnato da Andrea Avena al contrabbasso, Marina Cesari al sax e al clarinetto, Pasquale Filastò al cello e alla chitarra, e Cristian Marini alla batteria e alla fisarmonica, i quattro che appunto con Nicola Piovani compongono il quintetto, il maestro da il meglio di se in un album nato dal tour che ha portato i cinque in giro per l’Italia e ne ha fatto ammirare le doti. Dall’ascolto si capisce chiaramente che l’intento non è quello di dare un’idea di un live con sovraincisioni o effetti aggiunti, anzi, il lavoro realizzato con il tecnico del suono Fabio Venturi è proprio orientato a non manipolare i suoni in alcun modo, portando così l’impatto teatrale nelle case degli ascoltatori, un pò come se fosse una replica del concerto o meglio una fotografia sonora di ciò che si è visto dal vivo. Sicuramente l’elemento di spicco di “In Quintetto” è il pianoforte, suonato dallo stesso Nicola Piovani, ed in molte parti si notano le dote da solista di ognuno dei componenti della piccola orchestra, però i suoni si amalgano bene tra loro formando un tutt’uno che sa dare significato ad ogni passaggio, mostrando sia le singole qualità del gruppo sia l’immensa qualità musicale dei singoli.

Nicola Piovani inquintetto
Nicola Piovani - In Quintetto - Artwork
Il disco apre con “Il pianino delle meraviglie“, piccola marcia che fa sentire un leggero ragtime, dando l’impressione di voler essere quasi un jazz , scritto per il film “Good Morning Babilonia” è un chiaro omaggio ai pianisti che agli inizi del Novecento accompagnavano i film muti. Dolorosa la melodia per pianoforte de’ “La stanza del figlio“, accompagnata da una lieve orchestra, da tutto il senso del tema portante del film ed esprime al meglio ciò che l’autore vuole trasmettere. Sempre restando nei film di Nanni Moretti si passa poi a “Caro Diario“, un adagio per pianoforte rafforzato da leggeri e delicati echi strumentali. Ci si stacca per un attimo dal cinema e si guarda ad uno dei più grandi cantautori italiani, la “Suitè De André” è una rivisitazione di due tremi strumentali scritti da Piovani per due album di Fabrizio De Andrè , “Non al denaro, non all’amore nè al cielo” e “Storia di un impiegato“,  si passa così in una delicata magia da “il chimico” a’ “La collina” e poi da “Il suonatore Jones” al prologo di “Storia di un impiegato” dove il tutto diventa un ritmo incalzante. Si torna al cinema e si passa all’opera prima di Giuseppe Tornatore, “Il Camorrista“,  in cui si fondono due diversi filoni musicali, il melodico sentimentale contrapposto al tema ritmico che sa di ossessione ritmica progressiva.  Uno di quei pezzi che non hanno  bisogno di presentazione, bensì sono da ascoltare e gustare. Sicuramente nemmeno “La Vita è Bella” necessita di alcuna presentazione, un adagio lirico che  ha ottenuto notevole fama negli USA grazie al film di Roberto Benigni e che in Europa Noa ha portato al successo con il brano “Beatiful that Way“. Il pezzo è un qualcosa che da i brividi. C’è spazio anche per il teatro, come già detto, nell’album “In Quintetto“, “La Melodia Sospesa“, nata per l’opera teatrale “La cimice”, già dal nome esprime tutto, ma è nell’ascolto che compie il suo senso, un vagare senza trovare una soluzione finale che chiuda i tutto, restando appunto sospesa e lasciando così il tutto ad una visione aperta. Si torna al grande schermo con “La code a changé“, il brano del disco che lascia più spazio ai solisti del quintetto per tessera una tela melodica in cui ognuno possa esprimere il meglio del proprio essere. Come per magia si va più indietro nel tempo, si passa alla mitologia greca con “I tre miti greci“,  un’altra composizione fatta da tre brani in questo caso “I Dioscuri“, “Il volo di Icaro” e “Narciso e Eco“,  che in musica racconta ciò che dagli albori stimola le arti di ogni genere e da cui ormai da millenni si trae spunto. Prima della chiusura c’è spazio per la TV, con la versione integrale della sigla di “Annozero” che Piovani scrisse nel 2009 per la trasmissione guidata da Santoro e che sicuramente non ha necessità di essere presentata se non completamente ascoltata. L’omaggio a Federico Fellini da parte del maestro arriva con “La voce della luna“, ultima occasione di scrivere una partitura per il grande regista da parte di Nicola Piovani, in una rivisitazione che è espressione chiara di un sentimento commemorativo e commovente. La chiusura vera arriva con “Poeta delle Ceneri (a Graziella)“, una ballata per pianoforte che delle arti omaggia la poesia, in particolare quella di Pier Paolo Pasolini e del suo omonimo poemetto il quale è chiuso dal desiderio del poeta di voler essere un musicista. “In Quintetto” è un disco da ascoltare, un viaggio in tanti anni di musica d’autore e di grandi successi che spesso non vengono giustamente valorizzati perchè da accompagnamento ad altri grandi realizzazioni, ma che merita di essere vissuto, di essere ascoltato affinchè le dolci melodie possano deliziare l’udito di chi vuol ricevere.

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