Nicola Piovani: “Viaggi di Ulisse”. La Recensione

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Nicola Piovani - Viaggi di Ulisse - Artwork

Recensire i “Viaggi di Ulisse” è un lavoro non semplice, perchè quando il maestro Nicola Piovani realizza qualcosa lo fa sempre nel miglior modo possibile, un modo che ha dell’epico e che rasenta la perfezione. Così questo racconto in musica sa di opera magistrale, con gli strumenti che si uniscono alle voci registrate rendendo il tutto come un concerto sublime.

Viaggi di Ulisse” è un lavoro di partitura realizzato su una base di emozionale non indifferente, sono infatti proprio le emozioni a guidare Nicola Piovani nella scrittura della partitura in cui quella che è la conoscenza storica-letteraria viene riimmaginata e riletta in una nuova chiave. Una nuova visione per Piovani che diversamente da tanti altri casi racconta fatti non solo con gli strumenti ma anche con le parole. Così, facilmente ma magicamente, le voci narranti si mescolano ai suoni nel narrare le parti saliente di quanto accaduto e in diversi millenni raccontato.

Viaggi di Ulisse – Concerto mitologico per strumenti e voci registrate“, scritto e diretto da Nicola Piovani, che già sa di film più che di album musicale, inizia con un “Prologo” che anticipa il viaggio verso Itaca di Ulisse, una leggera melodia apre il lavoro, per poi passare alla voce di Carlo Cecchi che chiude il pezzo.

Nicola Piovani Ulisse
Nicola Piovani - Viaggi di Ulisse - Artwork

Ad aprire “L’Isola delle Sirene” troviamo un ritmo un poco più animato, con molti cambi, a tratti è ansia, a tratti è passione, a tratti è paura. Qui tocca alla voce di Paila Pavese essere la Circe, mentre la risposta di Ulisse è nel parlato di Massimo Popolizio. Il pezzo, bellissimo, è a tratti struggente e trasmette tutto il pathos della vicenda.
Più allegra è “L’Isola dei Lotofagi“, con dei tratti narcotici, proprio per trasmettere il pericolo che Omero ai tempi volle trasmettere, la melodia coinvolge e distende, fa si che l’ascoltatore si isoli nell’ascolto. E’ solo la voce di Ulisse, in questo caso interpretata da Mariano Rigillo, a riportare alla realtà, in un brano che chiude con una corsa, come quella dei protagonisti che impauriti scappano dall’isola.
E’ curiosità, ma allo stesso tempo spericolata astuzia, quella che percorre tutta “L’Isola dei Ciclopi“, raccontata dalla voce di Virgilio Zernitz, un brano che sa di storia conosciuta e proprio per questo deve stare  su altissimi livelli, riuscendo benissimo a compiere il suo dovere senza nemmeno un attimo dimostrare esitazione.

Il quarto momento è uno dei punti migliori di tutto il disco: in “Penelope/Molly Bloom“, la sposa di Ulisse è rappresentata in una doppia visione ripresa dall’Ulysses di James Joyce, con l’intro in lingua inglese affidata alla voce dello scrittore, seguita da un pianoforte che prima ci accompagna leggermente e poi sembra iniziare a rincorrersi, per calmarsi di nuovo quando è Penelope, interpretata da Siobhan McKenna, a parlare. Piano piano cresce in quello che non è più un solo ma una serie di azioni che sembrano senza filo logico e senza limiti, ma che in realtà contengono tutta l’emozione del momento, in particolare è la voce di Chiara Baffi, che nella seconda parte interpreta in dialetto campano la protagonista, a coinvolgere in modo non indifferente l’ascoltatore. Il resto del brano sembra l’opposto, si sale sempre di più nei ritmi per poi tornare alla tranquillità dell’apertura.
La chiusura naturale dei “Viaggi di Ulisse” ci riportano alla più intricata delle leggende, siamo infatti in ne’ “Le Colonne d’Ercole“, luogo in cui molti narrano la morte di Ulisse, dai racconti tramandati negli anni agli scritti di Dante, dalla penna di Torquato Tasso alla versione autobiografica di Umberto Saba. Così è quasi sgomento in alcuni pezzi, il racconto come da “Gerusalemme Liberata” è parlato da Massimo Wertmuller, mentre infine Carlo Cecchi passa da Pindaro a Saba per concludere un disegno che sembra perfetto, una melodia che si compone dei pezzi mancanti, facendo sentire anche una parte elettrica, e che ci lascia soddisfatti di quanto ascoltato.

Alla fine dell’ascolto restiamo convinti dell’idea iniziale, “Viaggi di Ulisse” di Nicola Piovani è un lavoro difficile, soprattutto da comprendere, ma è anche un prodotto che una volta superato lo scoglio iniziale ed aperta la mente a quella che non è solo un disco, ma è addirittura un’opera, saprà farsi apprezzare e ascoltare nei migliori momenti.

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