Sirenia: “Perils of the Deep Blue”. La recensione

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Sirenia - "Perils of the deep blue" - Artwork

Tornano nei negozi di dischi i Sirenia, band del Nord Europa specializzata in metal sinfonico e nel genere “female fronted metal bands”, grazie alla voce di Aylin. E tornano con “Perils of the Deep Blue”, loro sesto disco prodotto dalla Nuclear Blast.

La band norvegese di gothic metal band , dopo vari anni, può contare sulla voce di Aylin, sul lavoro di Morten Veland (che suona dalle chitarre alle tastiere passando per il theremin e l’ukulele) e su un coro, il “Sirenian Choir“, composto da Emilie Bernou, Emmanuelle Zoldan, Mathieu Landry e Damien Surian.

Il disco, che vede il mixing e la masterizzazione di Endre Kirkesola ai Dub Studios in Norvegia e la cui cover è disegnata da Anne Stokes, è stato svelato da Veland stesso via Internet  con queste parole:

L’intera band e tutte le persone che ci stanno lavorando sono assolutamente entusiaste: Questo album porta i Sirenia ad un nuovo livello e mette molti altri aspetti di noi sul piatto. C’è lo spirito dei Sirenia dentro ma anche approcci che non avete mai sentito prima da noi. Penso di non avere mai provato una sensazione del genere in questo disco in tutta la mia carriera. Voglio dire, mi piacciono tutti i nostri dischi, ma questo ha qualcosa di speciale. E’ il risultato di due anni e mezzo di lavoro durissimo. Ho letteralmente messo il mio cuore in questo disco e sono davvero curioso di sentire cosa ne pensano i fans e la stampa!

Cominciamo ad analizzare “Perils of the Deep Blue“: il disco è composto da 13 canzoni per 77 minuti di musica e si presenta con “Ducere me in lucem“, pezzo suggestivo e d’atmosfera dove le onde del mare ci portano alla voce di Aylin, moderna sirena e erede di Lorelei che ci conduce verso “Seven windows weep“, brano scelto come singolo e che ci introduce nel disco vero e proprio.

Sirenia - "Perils of the deep blue" - Artwork
Sirenia – “Perils of the deep blue” – Artwork

La voce di Aylin è come sempre fantastica e si eleva già dalle prime canzoni come “My destiny coming to pass” (una delle canzoni migliori del disco) e “Cold caress” mentre “Ditt Endelikt” vede l’alternarsi di voce maschile e femminile con intermezzi in spagnolo. Dopo il brano “Darkling” (molto suggestive e ricco di sensazioni gothic metal pure) l’album mostra una variazione elettronica con “Decadence“, brano che sembra uscito da qualche film di vampiri anni ’90 con i protagonisti a  saziarsi nei bar di periferia.

Prima di ascoltare la traccia “Stille Kom D#Den” vi consigliamo di prendervi un lungo respiro: sono ben 12 minuti e 42 secondi di musica, un brano tendenzialmente lento e di metal melodico anche se con intermezzi growl che in questo caso, almeno a mio parere, centrano ben poco.  “The funeral march“, pezzo che di funereo non ha un granché e  si presenta senza infamia e senza lode. Lo stesso trattamento che hanno anche i brani successivi, “Profound scars” e “The blizzard is coming“. E, per quanto ci provino, gli ultimi due brani, “Chains” e “Blue Colleen” non riescono a rialzare la valutazione del disco.

Il nuovo lavoro dei Sirenia è perfetto a metà: fino a “Stille Kom D#Den” l’album era un bel disco con qualche inserimento interessante nella musica da sempre marchio di fabbrica della band norvegese, ma dopo quel brano il disco cambia e diventa meno apprezzabile, con i brani che scivolano senza lasciare molta traccia, scivolando quasi in un pop metal alquanto banale (come dimostra la finale “Blue Colleen”). Mezza perfezione… mezza valutazione.

 

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