Within Temptation: The Unforgiving. La Recensione

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Si aspettava da tempo il nuovo lavoro dei Within Temptation, visto il lungo periodo di stop dovuti alla terza gravidanza della cantante, Sharon den Adel. E molti malignavano dicendo che ormai era più brava a sfornare bambini che a cantare. Il nuovo lavoro del gruppo, “The Unforgiving”, smentisce completamente questa teoria e porta il gruppo olandese verso le terre del metal sinfonico strizzando però maggiormente l’occhio alla tecnologia rispetto ai lavori precedenti.

within temptation the unforgiving
Musik Mutakhir
Within Temptation – The Unforgiving – Artwork

Il disco comincia con una traccia parlata, in puro stile gothic metal, che narra di pene da sopportare e solitudine, e che dà subito spazio alla prima canzone, “Shot in the dark”, un rock in puro stile WT, dove domina una bella linea melodica. Ma è solo un attimo e dopo c’è il salto nel vuoto di “In the middle of the night”, dal piglio deciso e dal drumming pesante, che ricorda vagamente gli inizi del gruppo, più impostati sul growl metal. Sulla stessa falsariga si trova anche “Faster”, che però non convince, diventando forse uno degli episodi peggiori del disco. La qualità del lavoro per fortuna si impenna subito dopo con la ballata “Fire and Ice” e con il pezzo rock “Iron”, scelto come primo singolo del disco, pienamente nel loro stile. Il marchio di fabbrica Within Temptation domina il disco e si sente anche in “Where is the edge” e in “Sinéad”, mentre la seconda ballata del disco, “Lost”, si fa notare subito per l’ottimo arpeggio iniziale e si eleva dagli altri pezzi vincendo la palma del pezzo migliore del disco. Dopo un pezzo del genere per spezzare la tensione ci voleva qualcosa di diverso, ed eccoci accontentati: “Murder” si discosta dallo stile classico dei WT per una base elettronica più decisa e per la voce “sporcata” della cantante. Base elettronica che ritroviamo anche in “A demon’s fate”, un gran bel pezzo dove i cori la fanno da padrona. Chiude il disco “Stairway to the skies”, pezzo triste e sinfonico che chiude degnamente il lavoro. Il disco scorre bene, soprattutto per i fan dei WT, che aspettavano un disco di “rassicurazione” dopo il lungo stop della cantante e che potranno sentirsi sollevati: il gruppo non ha perso un centesimo del loro stile, e ciò è un bene e un male. Un bene perché ci voleva un disco del genere per i fan del metal sinfonico dopo la caduta di altri gruppi del genere (vedi i Nightwish). Un male perché non si avverte un tentativo di osare e di esplorare territori musicali nuovi, anche se c’è un uso maggiore dell’elettronica rispetto ai precedenti lavori. Buono sì, insomma, ma non ottimo.

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