730, quando avviene il rimborso: tutte le novità del 2026 - melodicamente.com
Dal sostituto d’imposta ai controlli dell’Agenzia delle Entrate: ecco come cambiano le tempistiche dei rimborsi 730 e perché in alcuni casi bisognerà attendere fino al 2026.
Ogni anno, con la presentazione del modello 730, milioni di lavoratori e pensionati attendono con ansia il momento del rimborso. Parliamo di soldi che spesso fanno comodo per alleggerire le spese familiari o affrontare piccoli progetti rimasti in sospeso. Anche nel 2026 le regole restano simili, ma con qualche novità che conviene conoscere bene. Il calendario degli accrediti, infatti, non è uguale per tutti: a influenzare ci sono diversi fattori, dal ruolo del datore di lavoro fino all’importo stesso del credito.
730, i metodi con cui avviene il rimborso
Chi presenta il 730 con sostituto d’imposta (cioè datore di lavoro o ente pensionistico) è sicuramente avvantaggiato. In questi casi, se la dichiarazione viene inviata entro il 30 giugno, il rimborso può arrivare già a luglio o agosto, direttamente in busta paga o nel cedolino della pensione. Un flusso quasi automatico, che evita lunghe attese. Se però la dichiarazione viene trasmessa più tardi, magari a settembre, l’accredito slitta di qualche mese, ma resta comunque più rapido rispetto a chi non ha sostituto.
Quando manca un sostituto d’imposta, la gestione del rimborso passa direttamente all’Agenzia delle Entrate. In questo scenario, l’attesa si allunga: i primi accreditamenti non partono prima di dicembre 2025 e, nei casi più complessi, si può arrivare a inizio 2026. Il ritardo è dovuto ai tempi tecnici necessari per i controlli e alle procedure interne. In altre parole, bisogna armarsi di un po’ di pazienza, perché non dipende dalla volontà del singolo contributore.

Un capitolo a parte riguarda i rimborsi più consistenti, cioè quelli superiori ai 4.000 euro. Qui entrano in gioco verifiche più approfondite da parte dell’Agenzia delle Entrate. È previsto un controllo automatico dei dati, ma non solo: in caso di incongruenze possono scattare accertamenti formali o di merito.
La normativa concede fino a quattro mesi di tempo per concludere queste verifiche, e il risultato è che, in molti casi, l’accredito non avviene prima di marzo 2026. Si tratta di un rinvio che può colpire chiunque, anche chi ha un sostituto d’imposta. Non significa però che ogni rimborso elevato slitterà di sicuro: se non emergono anomalie, l’accredito può arrivare già in autunno.
Tra gli elementi che più spesso fanno effettuare un’analisi approfondita ci sono le detrazioni sanitarie rilevanti. Le spese per ristrutturazioni, i bonus edilizi o la presenza di più familiari a carico. Si tratta di voci che incidono molto sul credito finale e che quindi vengono esaminate con maggiore attenzione.
Chi presenta il modello in anticipo e con un sostituto d’imposta vedrà il rimborso arrivare più velocemente. Chi invece supera certe soglie o non ha sostituto dovrà mettere in conto mese qualche in più di attesa. L’importante è non farsi prendere dall’ansia: il rimborso arriva sempre, solo che in certi casi ci vuole un po’ più di tempo.
