Il pericolo dei nuovi virus in Italia - melodicamente,com
Virus tropicali in crescita in Italia: il pericolo di dengue e chikungunya anche in Italia. Come preservarsi ed evitare il contagio.
Virus tropicali in aumento in Italia: allarme per dengue, chikungunya e Zika tra casi importati e potenziali focolai autoctoni
L’Italia registra un incremento preoccupante dei casi di arbovirosi importate, come dengue e chikungunya, malattie un tempo considerate lontane, ma oggi sempre più presenti anche nel nostro Paese. A confermarlo è l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che evidenzia come queste infezioni, trasmesse da zanzare infette del genere Aedes, rappresentino una sfida crescente per la sanità pubblica nazionale.
Crescita dei casi importati e rischio di trasmissione locale
Nel primo semestre del 2025, secondo i dati ufficiali, sono stati confermati 68 casi di dengue e 22 di chikungunya, tutti associati a viaggi all’estero, principalmente in Centro e Sud America, Sud Est Asiatico, Madagascar, isola Réunion e Sri Lanka. Inoltre, sono stati segnalati 4 casi di infezione da virus Zika. Sebbene la maggior parte dei pazienti abbia ricevuto tempestive cure senza esiti fatali, il pericolo più insidioso resta la possibilità di trasmissione locale.
La presenza della zanzara tigre (Aedes albopictus) in diverse aree italiane, un vettore efficiente di questi virus, può facilitare la nascita di focolai epidemici anche senza nuovi casi importati. Episodi del genere si sono già verificati in passato, come nel Lazio e in Veneto, dimostrando come la nostra penisola sia esposta a questa minaccia.

Parallelamente, l’ISS monitora anche le arbovirosi endemiche, con casi autoctoni di encefalite da zecche (TBE), Toscana virus e West Nile. Di particolare rilievo è la recente individuazione del virus West Nile in zanzare delle province di Oristano e Venezia, che ha portato all’attivazione di controlli preventivi sulle donazioni di sangue per evitare la trasmissione trasfusionale.
La dengue, conosciuta anche come “febbre spaccaossa” per i dolori intensi che provoca, è causata da un virus a RNA appartenente alla famiglia Flaviviridae, trasmesso prevalentemente dalla zanzara Aedes aegypti e, in misura minore, dalla zanzara tigre. La malattia si manifesta con febbre alta, cefalea, dolori muscolari e articolari, e un caratteristico esantema cutaneo. In alcuni casi può evolvere in forme emorragiche gravi, potenzialmente letali.
Negli ultimi anni, la diffusione della zanzara tigre su tutto il territorio nazionale, favorita dal cambiamento climatico e da temperature miti anche durante l’inverno, ha aumentato il rischio di epidemie autoctone. Nel 2023, ad esempio, sono stati registrati 82 casi autoctoni di dengue in Italia, con focolai in Lombardia e nel Lazio.
La chikungunya, invece, è una malattia virale acuta caratterizzata da febbre improvvisa e dolori articolari intensi che possono durare settimane o mesi, causata da un alphavirus trasmesso anch’esso da zanzare Aedes. In Italia, si sono verificati focolai nel 2007 e nel 2017, con oltre 500 casi segnalati in quest’ultimo episodio.
Globalizzazione, cambiamenti climatici e sorveglianza integrata
L’aumento dei casi di arbovirosi tropicali importate riflette un fenomeno globale ormai inarrestabile, alimentato da intensificati flussi turistici e commerciali, nonché dal riscaldamento globale che favorisce l’espansione delle zanzare vettori anche nelle zone temperate. Secondo le stime dell’ECDC, nel 2025 si prevedono oltre 3 milioni di casi di dengue nel mondo, con un’incidenza rilevante in America Latina, Asia e Africa, e circa 220mila casi di chikungunya, soprattutto in Brasile e India.
In Italia, la risposta sanitaria si basa su un approccio integrato e multidisciplinare, ispirato al modello One Health, che considera la salute umana, animale e ambientale come un tutt’uno inscindibile. L’attenzione è rivolta a campagne di sensibilizzazione, sorveglianza entomologica, controllo dei vettori tramite bonifiche ambientali e disinfestazioni, e monitoraggio rigoroso dei casi importati per prevenire la diffusione locale.
