Una rivalutazione pensionistica inadeguata e la perdita del potere d’acquisto (www.melodicamente.com)
Il potere d’acquisto delle pensioni italiane continua a erodersi, mettendo a rischio il benessere economico di milioni di pensionati.
Secondo l’ultimo rapporto congiunto del CER (Centro Europa Ricerche) e del CUPLA (Comitato unitario dei pensionati del lavoro autonomo), un pensionato con un assegno mensile lordo di 1.200 euro ha perso, tra il 2009 e il 2025, circa 70 euro al mese in termini reali, corrispondenti a quasi 900 euro annui di diminuzione del potere d’acquisto. Questo dato rappresenta una seria emergenza sociale e finanziaria per il sistema previdenziale italiano.
Le pensioni in Italia, da oltre un decennio, sono al centro di un acceso dibattito politico e sindacale, ma una riforma strutturale efficace tarda a concretizzarsi. Nel frattempo, l’indicizzazione degli assegni pensionistici all’inflazione non è stata sufficientemente adeguata: il meccanismo attuale, basato sull’indice ISTAT FOI, non tutela in modo efficiente il potere d’acquisto dei pensionati, soprattutto quelli con redditi medio-bassi.
Il rapporto CER-CUPLA evidenzia che l’inflazione negli ultimi vent’anni ha colpito in modo sproporzionato beni e servizi essenziali per i pensionati, come alimentari, energia e spese sanitarie, elementi fondamentali nel paniere di spesa delle famiglie anziane. L’attuale sistema di rivalutazione, che non tiene conto in modo adeguato di queste variazioni, ha portato a una perdita significativa del valore reale delle pensioni.
A ciò si aggiunge un forte impatto fiscale che aggrava ulteriormente la situazione, contribuendo a una riduzione netta del reddito disponibile per i pensionati. Per un assegno medio di 1.200 euro lordi mensili, la perdita di potere d’acquisto è paragonabile al costo di sei bollette energetiche o a sei mesi di spesa alimentare media.
Le proposte di riforma: IPCA e bonus da 960 euro
Per affrontare questa crisi, il rapporto CER-CUPLA propone due misure concrete e complementari. La prima riguarda la rivalutazione annuale delle pensioni, suggerendo che l’INPS adotti come parametro l’indice IPCA (Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo), che riflette più fedelmente la spesa effettiva delle famiglie, in particolare per i beni e servizi essenziali ai pensionati. Questa modifica permetterebbe una perequazione più equa e aderente alla realtà del costo della vita, superando le lacune del sistema attuale.
La seconda proposta consiste nell’introduzione di un bonus annuale di 960 euro, da erogare in 12 mensilità, destinato ai pensionati con un reddito imponibile da pensione compreso tra 7.800 e 15.000 euro annui. Questa misura mirerebbe a compensare la perdita stimata di potere d’acquisto, offrendo un sostegno diretto a circa 3,6 milioni di pensionati, prevalentemente appartenenti alle fasce medio-basse.
Durante la presentazione del rapporto presso la Sala Tatarella della Camera dei Deputati, promossa dall’On. Walter Rizzetto e introdotta dall’On. Marta Schifone, è stata sottolineata l’importanza di un intervento politico tempestivo per tutelare il reddito e il potere d’acquisto delle pensioni, riconosciuto come un tema cruciale non solo per la stabilità sociale ma anche per la tenuta del sistema di protezione sociale italiano.

Parallelamente al problema della rivalutazione, i pensionati e i lavoratori che si avvicinano al pensionamento si trovano spesso disorientati di fronte alla complessità delle normative vigenti. Le cosiddette “Quote” (Quota 100, Quota 102, Quota 103), insieme a strumenti come Opzione Donna e Ape Sociale, complicano le scelte, poiché ogni opzione prevede requisiti diversi in termini di età anagrafica e contributiva.
Ad esempio, una pensione anticipata con Quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) potrebbe non garantire un reddito sufficiente, specialmente se si hanno a carico familiari non autosufficienti, come il coniuge o figli. Molti pensionati, dunque, preferiscono posticipare il pensionamento e continuare a lavorare anche per accedere a incentivi come il cosiddetto bonus Giorgetti, che si traduce in una busta paga più elevata.
Questa situazione evidenzia la necessità di riforme strutturali più chiare e sostenibili, capaci di garantire una transizione equa e un adeguato sostegno economico alle diverse categorie di pensionati.
