Borgo senza strade, altro che Olanda: l'Italia ne ha uno ed è bellissimo - melodicamente.com
In Val Codera, un villaggio sospeso tra passato e futuro resiste senza auto né asfalto, custodendo un’anima autentica e sorprendentemente moderna.
Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure raccontano più del nostro presente di quanto immaginiamo. Codera, un piccolo villaggio della Valchiavenna, è uno di questi. Non ci arrivano strade, non passano auto, e per raggiungerlo bisogna camminare, due ore di mulattiera tra boschi e silenzi che profumano di pietra e resina.
Chi affronta la salita lo fa per scelta. Per ritrovare un ritmo dimenticato, per capire cosa significhi vivere in un luogo dove ogni cosa, dal pane alla legna, si conquista con le proprie mani. Eppure, nonostante l’isolamento, Codera non è un museo a cielo aperto: è una comunità viva, che resiste e si reinventa.
Una volta, negli anni Cinquanta, le case si svuotarono. Le fabbriche in pianura chiamavano con la promessa del lavoro sicuro, e i giovani scesero a valle. Oggi, in un curioso ribaltamento, la tecnologia che aveva contribuito a svuotare la montagna potrebbe riportarci su. Lavorare da remoto significa poter scegliere dove vivere, e sempre più persone riscoprono il fascino di luoghi come questo.
Il borgo dove si arriva solo a piedi
Codera si trova in alta Lombardia, su un terrazzo naturale che domina la Valchiavenna. Per raggiungerla c’è solo una via: una mulattiera antica che si arrampica tra muretti a secco, castagni e torrenti. Nessuna strada asfaltata, nessun rumore di motori, solo il suono dell’acqua e il passo lento di chi sale.
È un cammino che riconnette con la montagna e con se stessi. Le pietre del sentiero raccontano storie di contrabbandieri, pastori, partigiani e scout. qui, durante la Seconda guerra mondiale, trovò rifugio il gruppo delle Aquile randagie, giovani milanesi che aiutarono centinaia di perseguitati a raggiungere la Svizzera.
Arrivati in paese, il panorama toglie il fiato: una manciata di case in pietra grigia, tetti di piode, una piccola chiesa e orti curati con dedizione. Oggi vivono qui stabilmente una decina di persone, custodi di un patrimonio naturale e umano che ha resistito a tutto: al gelo, all’abbandono, alla modernità frenetica.

Durante la pandemia, quando il mondo scoprì lo smart working, Codera tornò a far parlare di sé. Qualcuno iniziò a immaginare un nuovo tipo di montanaro: non più contadino o pastore, ma “abitante digitale” capace di lavorare da remoto e vivere immerso nella natura. Un’idea che fino a pochi anni fa sembrava utopia e che oggi appare sempre più concreta.
Non si tratta solo di romanticismo. L’isolamento, qui, diventa una forma di libertà: niente traffico, nessun inquinamento, un senso di comunità raro altrove. I collegamenti satellitari permettono di lavorare online, mentre la fatica quotidiana del vivere in montagna restituisce equilibrio e senso alle giornate.
Chi visita Codera capisce subito che questo borgo non vuole essere un “ritorno al passato”, ma un piccolo esperimento di futuro. Un luogo che insegna quanto la semplicità possa essere rivoluzionaria e come, anche senza strade, si possa restare connessi, non solo a internet, ma alla terra, alle persone, al proprio tempo.
Il sentiero che porta a Codera non è una barriera, ma un filtro: lascia fuori la fretta, e dentro solo chi ha voglia di ascoltare.
