Capossela, atmosfere e suoni variegati per “Rebetiko Gymnastas Esercizi allo scoperto”

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Vinicio Capossela | © Enrico Guerri

La cornice è quella della maremma grossetana, della festa di Legambiente, la struttura è un parco che si trova proprio nel cuore della maremma, a pochi chilometri dalla città di Grosseto e più o meno equidistante fra la città di Roma e quella di Firenze.

Il parco ed il festival sono a carattere nazionale ed ospitano in questa rassegna artisti musicali e dello spettacolo di fama nazionale, oltre ad ospitare convegni e dibattiti con esponenti locali e delle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali. Il festival è ad impatto zero, e risulta essere uno dei più importanti appuntamenti a livello europeo che verte su tematiche ambientali ed ecologiche, oltre a quelle della solidarietà verso i popoli ai quali viene sfruttata la terra riducendoli in povertà estrema.

All’interno della rassegna sono presenti anche spazi per bambini con educatori e molti punti ristoro con prodotti del territorio.

Sabato 11 Agosto giorno di apertura della festa, gli scorsi anni ero sempre andato per i concerti della Bandabardò, ma quest’anno sono state realizzate soluzioni per “fidelizzare” i visitatori, nonostante non ce ne fosse necessità dato che questa kermesse solitamente richiama moltissime persone, dal capoluogo maremmano e lungo la via Aurelia, ma anche da Siena che dista circa 70Km e mole di turisti in villeggiatura nella provincia. Quest’anno però è stata introdotta la possibilità di abbonamenti per 3 – 5 – 10 serate al costo rispettivamente di 20 30, 50€.

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Vinicio Capossela | © Enrico Guerri

Il parcheggio è molto grande e ben illuminato a sera, con torri faro alimentate (ahimé) a gasolio, ma per avere autonomia di molte ore e garantire quella illuminazione, allo stato attuale è l’unica soluzione. Ci sono gli addetti alla sicurezza che procedono ad indicare il percorso ove cercare parcheggio, e la viabilità è abbastanza fluida.

L’altra sera grande apertura con Vinicio Capossela ed il suo “Rebetiko tour“. Veniamo al racconto dell’evento. Le persone sono distribuite in varie fasce di età, da alcuni 20enni fino a persone di mezza età che conoscono ed apprezzano le sonorità dell’artista.

Io sono andato per conoscere meglio l’artista e vederlo dal vivo, oltre che per realizzare questo articolo e queste foto.
Partiamo male, cerco un inquadratura del palco vuoto con il telone con la scritta “Festambiente”, ed uno dell’organizzazione gentilmente chiede di non utilizzare il flash perché disturba l’artista nello spettacolo.Che dire? Rispetto la richiesta ma ne resto profondamente perplesso, dato che con le macchinettine digitali era un proliferare di flash sotto il palco.

Lo spettacolo dovrebbe iniziare alle 22.30, ma i musicisti entrano in scena e prendono posto solamente alle 22.45, senza Capossela però, il quale entra in scena solo alcuni minuti dopo.

Il cantautore inizia a suonare e colpisce la serie di strumenti inusuali che utilizzano lui ed i suoi musicisti, perché oltre al contrabbasso alla chitarra ed alla batteria, troviamo ad esempio il campionatore (strumento informatico più che musicale), il bozuki, il banjo, l’oud, ed il baglamas ed altri.
Si parte con un brano, ed al successivo ecco Capossela che con l’ausilio di un leggio in legno, inizia a fare degli esercizi di ginnastica con le braccia e con le gambe.
E’ curioso l’abbigliamento dell’artista: lunghi calzettoni a righe sopra i pantaloni, pantaloni sorretti da bretelle, maglia in color rosso con la scritta Brave Gymnast posta sopra dei baffi, e sotto questi la scritta Quartermastj Baltimore.

I pantaloni sono sorretti da bretelle, ed a completare l’abbigliamento troviamo una giacca ed il cappello, che quasi sempre tiene in testa e mai cade, tutt’al più lo toglie, come anche la giacca (che è solamente poggiata sulle spalle), e pure questa quasi mai toglie.

L’illuminazione del palco è veramente al lume di candela, lampade a luce gialla, simili alle vecchie lampade ad incandescenza utilizzate nelle nostre case fino a poco tempo fa’ e 3 lumicini all’interno di lanterne, posti sulla parte frontale del palco.

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Vinicio Capossela Minotauro | © Enrico Guerri

Ad inizio concerto racconta di un amico che gli ha detto di essere diventato “ecologico”, solamente perché da quando è fidanzato “beve meno” (con paragone motoristico).
Caposselaintervalla alcuni brani con qualche momento di conversazione o di poesia, alterna strumenti come una chitarrina (non conosco il suo nome precisamente), ad una chitarra classica, ad un pianoforte verticale, ad un piccolo violino; la sua voce è un canto molto impastato per il tipo di voce, per come pronunzia le parole.

Le musiche del tour sono quasi interamente dedicate all’album uscito il giugno scorso, album in cui vengono reinterpretati in chiave Rebetika otto brani del suo repertorio, assieme a quattro brani inediti.

Il Rebetiko è un genere musicale di origini greche, è una musica “povera” dei ghetti, che esprime i sentimenti di disagio di chi scriveva il testo, ed i suoi temi erano legati a storie di emarginazione, povertà, ma anche amore e passione, oltre a questioni sociali.

E l’artista irpino ha il fattore novità dalla sua parte, utilizzando questo genere per la prima volta in Italia dagli anni ’30 ad oggi; vengono mixate atmosfere di fumo come in una nebbia sul mare, ispirandosi al suo precedente album, fino a lasciare momenti interminabili di assoli ai suoi musicisti greci, Manolis Pappos (bouzuki), Ntinos Chatziiordanou (fisarmonica), Vassilis Massalas (baglamas), Socratis Ganiaris (percussioni), ma in particolar modo al primo, Pappos, colui che suona il bozuki, anzi in giro su di lui troviamo anche la definizione “sommo rebetes del bouzuki”, strano strumento dalle atmosfere melanconiche.

Il concerto è durato circa 3 ore, coinvolgendo il pubblico con le sue musiche tristi, le atmosfere, ma anche le ballate.
L’artista utilizza a più riprese un pianoforte verticale, per creare ballate suggestive ma anche coinvolgenti, e talvolta strazianti.

Capossela parla della Grecia, indica che dobbiamo esserle grati per come ha fatto progredire l’umanità con la sua cultura, dato che è proprio dalla Grecia che siamo ciò che siamo, essa fin dall’antichità è stata un crocevia importante per l’umanità, terra densa di storia, filosofia, poesia, culla della cultura; inoltre ricorda che la Grecia deve ancora ricevere da parte della Germania il risarcimento per tutti i saccheggi compiuti dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale; e tutto questo mentre tutto il mondo guarda verso la  nazione greca con il fiato sospeso in relazione alle vicende della crisi economica mondiale: questo è l’omaggio del compositore Irpino, ed il suo ringraziamento.

E di nuovo musiche, canti, ballate e melodie, di cui però si comprende ben poco se non si conoscono i testi.
Fotografare il palco è arduo a causa della scarsa illuminazione e della richiesta di non utilizzare il flash, ma un po’ di scatti validi sono riuscito a realizzarli.

Prima della “pausa” l’artista torna nuovamente al piano, piano che aveva quasi lasciato da dopo l’inizio del concerto. Prima però indossa un elmo da “centurione romano”, e racconta di una lancia, come quella di Achille. Questa lancia ha il potere non solamente di uccidere, ma anche di far rinascere la vita in chi la ha tolta.

Successivamente, quasi in ultimo tocca al “Minotauro” ed ai “campanacci”. Capossela indossa un pellicciotto al posto della giacca, ed una maschera da Minotauro, e con i campanacci “suonati” (o meglio..agitati), intona “Brucia Troia”.

Questo brano è accompagnato da “stravolgimenti” di luci: intensa/assente, assente/intensa; lampi improvvisi come a creare una atmosfera epica, ancestrale ed epica, oltre al crearsi “problemi” per il processore della reflex, e per le impostazioni della stessa, da variare fra luce e buio, ma in tal caso anche se “parzialmente” alcuni automatismi, è difficile trovare un compromesso di impostazioni che varino in “real time”.

Dopo la pausa il cantante rende omaggio a San Lorenzo, patrono di Grosseto, e ricompare sul palco indossando al posto della maschera e del pellicciotto, un cappello a “bombetta” color nero. Mentre intona “Eh, Cumpari!” ringrazia per l’affetto che gli è stato dimostrato con la massiccia presenza a questo spettacolo: “adesso siamo diventati Cumpari” rivelando che il pubblico stesso è “ambiente”, e la festa dell’ambiente è la loro, dato che costruiscono, dato che “costruiamo” tutto l’ambiente attorno a noi, incluso il concerto.

In chiusura o quasi di concerto Capossela, intona una ballata meravigliosa, o almeno quella che io giudico tra le più belle canzoni d’amore, “Che cos’è l’amor”, ovviamente con lui al piano.
Fino ad arrivare in un coinvolgimento intenso del pubblico, al brano finale, “L’ultimo amore”; ed oramai sono le 1.30 di notte, o del mattino che dir si voglia; il concerto finisce dopo quasi 3 ore, pressoché interrotte di musica ed atmosfere varie, che passano da quelle dell’antica Grecia, con gli strumenti tipici del genere Rebetiko, fino a ballate moderne, passando attraverso un passaggio alla mitologia con il “Minotauro”, e danze d’amore.
Le cronache locali riportano di un successo e del pienone di pubblico al concerto, e della musica coinvolgente ed interessante.

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