Caro Emerald: “The shocking Miss Emerald”. La recensione

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Caro Emerald - "The shocking Miss Emerald" - Artwork

Da qualche tempo in Italia è esploso il fenomeno “Caro Emerald“, almeno da quando Giuliano “The King” Palma cantò con lei nel singolo “Riviera life“. Ma chi è Caro Emerald?

Caro Emerald (al secolo Caroline Esmeralda van der Leeuw) è una cantante jazz di origini olandesi che dal 2009 ha deciso di abbandonare le acque sicure del jazz ed approdare al mondo pieno di squali della discografia attuale. E lo ha fatto molto bene, visto il successo che ha ottenuto nel corso di questi quattro anni, dai tempi del debutto nazionale nel 2009 con il disco “Deleted Scenes from the Cutting Room Floor” e del debutto internazionale nell’estate del 2010 grazie all’accorso tra la sua casa discografica olandese, la Grandmono e altri partner (tra cui Sony Music e Universal Music) fino ad oggi, tempi in cui la cantante dei Paesi Bassi è ammarata sugli scaffali dei negozi di dischi con il suo nuovo disco, “The shocking Miss Emerald“, preceduto dal singolo “Tangled up“.

La musica di Caro Emerald è un mix di pochi ingredienti: jazz, swing, una spolverata di ritmi moderni e di elettronica (che non guasta mai coi tempi che corrono) il tutto condito da una bellissima voce che rimanda subito alle atmosfere anni ’30, alle donne dai cappelli a falde enormi,ai tubini, ai rossetti vistosi, alle sale da balera, alle orchestre di jazz e alle serate in ghingeri, insomma a quella parte “buona” degli anni ’20-’30 che ha vissuto anche contraltari come i gangsters ed il proibizionismo. Ma qui di queste brutte storie non c’è traccia, c’è solo pulito.

Il disco, dopo una introduzione strumentale, con la prima canzone, “One day“, mostra subito quale sarà il leit motiv dell’album: uno swing allegro e accattivante legato ad una voce melodiosa e piacevole da ascoltare, con inserti jazz (“Completely“) e di bossa nova, il tutto miscelato con sapienza e bravura.

Caro Emerald - "The shocking Miss Emerald" - Artwork
Caro Emerald – “The shocking Miss Emerald” – Artwork

Il disco ha anche momenti più profondi e drammatici e meno melodiosi, come “Coming back as a man” o la struggente “Black Valentine“, e momenti più “moderni”, dove il ritmo della drum machine porta la canzone in una sorta di new jazz (il singolo “Tangled up” e “Pack up the Louie“) e dove lo scratch fa capolino (“The Maestro“), e momenti più “oldie”, dove gli strumenti la fanno da padrona (il vecchio jazz di “Paris“).

Caro Emerald dimostra di saper padroneggiare vocalmente le partiture che le vengono assegnate, siano esse jazz, swing, pop: la voce della cantante olandese non fa distinzione, canta tutto benissimo. Il passaggio dal suo jazz allo swing moderno che tanto impazza nelle classifiche discografiche soprattutto in estate deve essere stato naturale per lei, anche se rimane un po’ di amaro in bocca ascoltando il disco, un senso di incompiuto.

E mi dispiace sinceramente, perché secondo me il disco avrebbe dovuto puntare di più sul jazz, come dimostra una canzone come “Paris“, e sulla melodia quasi alla Portishead, come dimostra il brano finale, “The wonderful in you“, forse il pezzo migliore dell’intero disco, atmosfere in cui la voce di Emerald si muove in maniera naturale, quasi senza sforzo, colpendo l’ascoltatore dritto al cuore. C’è un po’ troppa elettronica in questo disco, almeno a mio parere. Sarebbe stato meglio far parlare gli strumenti e la voce di Emerald, voce unica e particolare. Ma così è andata. Non resta altro che ascoltare il disco, imparare le canzoni a memoria ed aspettare le date del tour e godercela dal vivo, una voce così.

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