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Conrad Murray torna a parlare di Michael Jackson: “Non l’ho ucciso io”

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Conrad Murray | © Mario Anzuoni-Pool/Getty Images

Non c’è pace per Michael Jackson, l’indiscusso Re del Pop scomparso improvvisamente il 25 Giugno del 2009 a causa di un sovradosaggio della medicina Propofol, a lui somministrata dal medico personale, il Dottor Conrad Murray. A stabilire ciò è stato nel 2011 il tribunale di Los Angeles, che ha condannato Murray a quattro anni di carcere per l’omicidio di Jackson. Il reato è stato definito involontario dalla Corte, ma il medico ancora oggi continua a professarsi totalmente innocente ed estraneo alla morte del proprio paziente nonché grande amico. Risale a pochi giorni fa l’ultima occasione in cui ha avuto modo di parlare della vicenda, partecipando al talk show condotto da Anderson Cooper per la CNN.

Nel corso dell’intervista che ha rilasciato, il Dottor Murray ha ribadito la propria estraneità rispetto alla morte di Michael Jackson. Nel corso del processo conclusosi mesi fa, e che lo ha ritenuto colpevole dell’omicidio involontario della pop star, l’accusa aveva dato addirittura delle dimostrazioni pratiche in aula che hanno convinto la Giuria che l’unico colpevole non poteva che essere lui, proprio il Dottor Conrad Murray.

Conrad Murray | © Mario Anzuoni-Pool/Getty Images
Conrad Murray | © Mario Anzuoni-Pool/Getty Images

Ad Anderson Cooper, che gli ha domandato nuovamente la propria versione dei fatti e la sua opinione sulla sentenza, ha risposto:

Sono innocente, torno a dire che io sono innocente. La morte di Michael mi addolora, è stata una perdita enorme per me. E’ un peso enorme che ho portato a lungo e che porterò ancora per molto tempo.

Dopo aver nuovamente ribadito la propria buona fede e di non aver mai somministrato quella dose fatale di Propofol a Michael Jackson, il Dottor Murray ha anche espresso la speranza di poter tornare ad esercitare la professione medica una volta scontati i quattro anni di carcere impostigli dalla Corte.

Nei giorni scorsi, inoltre, si è inoltre aperto a Los Angeles il processo indetto dalla famiglia di Jackson contro la AEG, l’azienda che nel 2009 si è occupata di organizzare la tournée che avrebbe  portato il Re del Pop in giro per il mondo, se solo non fosse morto. Secondo i parenti, i promoters sarebbero colpevoli di negligenza verso le condizioni di salute di Michael, posto ad eccessive pressioni e quindi spremuto di tutte le sue energie.

Per questo motivo la famiglia ha chiesto un risarcimento di 26 miliardi di sterline alla AEG per i danni da loro causati. Pare, inoltre, che a testimoniare relativamente alle condizioni di salute precarie di Jackson, non tenute in considerazione dall’azienda, saranno i figli dello stesso MJ.

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