Così lo Stato può pignorarti lo stipendio-melodicamente.com
In questi contesti, lo Stato può pignorare il tuo stipendio, ma quali sono, in dettaglio? Ecco che cosa rischieranno i dipendenti dal 2026
Basta poco per finire con l’indebitarsi e, quando si tratta di tasse e contributi, può accadere più spesso di quanto si possa immaginare. Oggigiorno, tra inflazione, rincari e spese impreviste, è difficile far quadrare i conti ed è sufficiente fare qualche errore di calcolo o dover spendere più del previsto, per restare al verde. Bisogna essere davvero molto attenti con le spese e non fidarsi mai troppo degli eventi, perché gli imprevisti sono dietro l’angolo.
Capita, dunque, di restare indietro con i pagamenti del Fisco, magari per una spesa medica o un calo di stipendio, una sanzione. Che tu sia un dipendente statale o autonomo, non ci vuole molto ad accumulare debiti, ma nel caso di un dipendente, c’è una novità che riguarda il 2026, e che è destinata a cambiare il discorso retributivo. Ma scopriamola più nel dettaglio.
Se sei un dipendente statale, lo Stato può pignorarti lo stipendio: dal 2026 cambio di passo totale
Una nuova misura entrerà in vigore a partire dal prossimo anno, e riguarda, come detto, i dipendenti pubblici, ma anche quelli di società partecipate.

Nel dettaglio, coloro che hanno contratto debiti col Fisco fino a 5 mila euro, si vedranno pignorare lo stipendio, se guadagnano 2.500 euro al mese, o anche di più. In base al nuovo provvedimento, se un dipendente statale ha un debito del suddetto importo, prima che venga erogato il compenso, l’amministrazione accerterà se vi siano debiti fiscali e nel caso in cui vi siano, l’importo sarà bloccato e scatterà un avviso diretto all’Ader (Agenzia Entrate Riscossione).
La cosa peraltro verterà anche su indennità, arretrati, liquidazioni o tredicesime. Lo Stato potrà pignorare stipendi fino a 2500 euro, prendendo un settimo della retribuzione, e un decimo sulla tredicesima. Se un dipendente guadagna 3.500 euro al mese, si possono pignorare 500 euro al mese, se incassa 1500 al mese più tredicesima, 150 euro , cioè un decimo.
Il gettito di tutta questa operazione dovrebbe far rientrare nelle casse dello Stato, all’incirca 36 milioni di euro nel 2026 e poi 90 milioni di euro annui.
I lavoratori dovrebbero dunque buttare uno sguardo sulla propria situazione fiscale prima del prossimo anno, e cercare di sanare il debito o magari far correggere eventuali dati errati che possono essere all’interno delle notifiche esattoriali. Facendo così, si eviterà di farsi bloccare la retribuzione. È bene essere informati in merito, per agire nella massima consapevolezza possibile.
