David Bowie: “The Next Day”. La recensione

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David Bowie - The Next Day

Parlare di David Bowie senza cadere nel tranello di rimanerne abbagliati è una delle prove sicuramente più difficili che spetta a tutti gli amanti della musica. Come si può restare indifferenti davanti ad una personalità musicale simile?

Sembra impossibile esserlo; “The Next Day” è uno dei prodotti musicali più belli che poteva capitarci. In mezzo ad una marea d’informazione in generale, di arte in ben pochi casi, “The Next Day” brilla di luce propria. Poco importa che il Duca Bianco ci abbia privato della sua presenza per anni, il risultato è sempre ciò che conta e in questo caso è lì, evidente, basta ascoltarlo. Una delle tendenze più diffuse è quella di guardare al passato con occhi sognanti, glorificando i miti. Fermiamoci.

Assaporiamo la fortuna che abbiamo nel vivere sulla pelle, oggi, nel 2013 questo grande ritorno e, più in generale, la fortuna che abbiamo nel poter godere della presenza di un artista qual è David Bowie. Un artista che attraversa epoche e generi musicali. Un artista che rappresenta in toto il concetto di arte.

David Bowie – “The Next Day”. I dettagli del disco

David Bowie assieme al fidato Tony Visconti ha lavorato a questo disco in totale silenzio, per due anni. Un patto tacito fatto dallo stesso artista quasi a dire “non creiamo inutile rumore mediatico, stupiamo i fan alla fine” e così è stato. Quattordici canzoni, nella versione Deluxe diciassette, che sono nate a New York dalla mente di Bowie. Per quanto riguarda le registrazioni dell’album, oltre a Tony Visconti, si citano Earl Slick, Gail Ann Dorsey e Sterling Campbell che collaborano con Bowie ormai da decenni.

David Bowie | © Jimmy King
David Bowie | © Jimmy King

Il disco è un gioco formidabile architettato da David Bowie, dai testi talvolta profondi talvolta ironici passando alla musica, semplicemente perfetta, senza dimenticare la copertina dove Bowie gioca con il grande classico “Heroes” senza paura del paragone con se stesso, conscio del gioiello musicale qual è “The Next Day”. Bowie non ha voluto inserire il suo “The Next Day” nel meccanismo mediatico estenuante di speculazioni; ha consegnato il disco al pubblico solo a risultato ultimato quasi venga detto all’ascoltatore “tieni, non potrai farne a meno”, che la musica sia una vera e propria droga non è certo una novità.

Si parte proprio con “The Next Day” che entusiasma fin da subito. C’è Bowie in tutta la sua essenza. Il ritornello inizia con “Here I am, not quite dying” quasi che il cantautore voglia sottolineare proprio questo ritorno, mettendo subito in chiaro che ora c’è, presente.

La seconda canzone “Dirty Boys” strizza l’occhio al passato mettendo in evidenza un sax trascinante, assieme alla voce dello stesso Bowie; il risultato è un blues d’effetto. Il terzo brano è “The Stars (Are Out Tonight)” e forse Bowie avrebbe dovuto mettere una piccola postilla avvisando l’ascoltatore che si sarebbe trovato davanti ad una meraviglia musicale. Del singolo abbiamo già parlato a dismisura e non c’è bisogno di aggiungere altro, c’è il Bowie migliore, è lì in 3.57 minuti. Singolo azzeccatissimo, brano che rimarrà nella storia musicale dell’artista. Si passa a “Love Is Lost” in cui si percepisce la tensione e disperazione provocate dall’amore, un amore perduto enfatizzato dall’organo che insaporisce il tutto di una vena fatalista: “Say goodbye to the thrills of life”.

David Bowie - The Next Day - Artwork
David Bowie – The Next Day – Artwork

Arriviamo alla quinta traccia “Where Are We Now?” scelta come singolo di lancio del disco. Il brano è immediato, grazie ad un testo che non ha bisogno di essere scoperto è lì, palese. Bowie ripete malinconico “Where Are We Now?” e l’ascoltatore non può far altro che sprofondare in questo mare calmo dalle tonalità della riflessione; in “Where Are We Now?” compare evidente la fragilità. “Valentine’s Day” è un brano leggero e sofisticato, oserei dire quasi pop-rock. Ci troviamo sempre nel genere “rock” ma di quello propriamente classico della discografia di David Bowie, intriso d’influenze ma assolutamente personale. “Valentine’s  Day” prepara la strada ad “If You Can See Me”, probabilmente una delle canzoni più strane dell’intero lavoro. Ben poco melodico, il brano spinge verso un rock visionario e potente, portato quasi ad una esasperazione. Un vero e proprio trip musicale, di fattura Bowie.

L’ottava traccia,“I’d Rather Be High”, mette in evidenza un sinuosa linea di chitarra, il brano è coinvolgente, scorre fluido anche se la storia narrata da Bowie non è certo banale: “I’d rather be high / I’d rather be flying / I’d rather be dead / Or out of my head”. Si passa a “Boss of Me” abbracciata dal caldo suono del sassofono; “Dancing Out In Space” alla stregua di “The Stars (Are Out Tonight)” è un manifesto della poetica musicale dell’artista, uno dei più alti momenti all’interno di un disco in grado di mostrare il Bowie malinconico, quello rock, quello blues, e come in questo caso, quello spensierato.

Ci avviciniamo alla fine dell’album e l’undicesima traccia è “How Does The Grass Grow?” un misto di swing – pop sperimentale con tanto di falsetto “Yah-Yah-Yah-Yah”. “(You Will) Set The World On Fire” è una delle canzoni con il ritmo più appassionante dell’intero disco, perché non servono un’infinità di strumenti quanto si è in grado di confezionare una sonorità rock con alcuni picchi di hard rock passando ad altri di puro ballad rock come in questo caso, il tutto sorretto da un riff di chitarra avvincente. Bowie inizia a salutare l’ascoltatore, ad accompagnarlo verso la fine grazie a “You Feel So Lonely You Could Die”, ballata che racconta la visione della morte. Chitarra acustica, archi e accompagnamento del coro: immensa. La versione standard di “The Next Day” si chiude con “Heat” una ballata inquietante e cupa, un canto che assomiglia a quello di una preghiera: “and I tell myself, I don’t know who I am”.

Concludendo, “The Next Day” è uno di quei dischi che vanno assolutamente acquistati. Un capolavoro targato David Bowie da ascoltare e riascoltare, non ci si stanca di “The Next Day” che ancora una volta è in grado di mostrare le molteplici anime di un musicista inarrivabile.