Delirio Aerosmith all’Heineken Jammin’ Festival 2010 (Recensione e Reportage)

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Heineken Jammin Festival

Vi abbiamo anticipato fin da ieri le prime notizie sull’Heineken Jammin’ Festival, presentandovi le prime foto e proponendovi oggi i video dell’esibizione degli Aerosmith. Ora siamo qui a raccontarvi lo spettacolo esaltante che la band di Boston ha proposto ieri sera al Parco San Giuliano di Mestre.

Heineken Jammin FestivalL’esperienza italiana durante i festival per gli Aerosmith non era delle migliori, ben tre volte le circostanze hanno fatto si che i cinque di Boston si trovassero ad affrontare paturnie metereologiche, già nel 1990 a Bologna durante il Monsters of Rock dovettero affrontare una tromba d’aria, poi nel 199 al Monza Rock un diluvio che diventa quasi nubifragio fa rinviare il loro concerto, effettuato poi in forma ridotta, infine all’Heineken Jammin’ Festival 2007, per una storia ormai stranota, la tromba d’aria che fece annullare l’evento tanto atteso.
Proprio ieri, 3 Luglio 2010, gli Aerosmith hanno avuto la loro rivalsa e proprio durante un Heineken Jammin’ Festival, quell’occasione di riscatto che ha permesso alla band di alienare le voci malevole e dimostrare la loro grandezza musicale, inoltre è stata la possibilità per loro di ristabilire l’ordine delle cose dopo le voci che volevano Steven Tyler fuori dalla band (ricorderete anche l’audizione con Jimmy Page per sostituire Robert Plant nei Led Zeppelin) ed in dissidio con Joe Perry.

Per l’evento sono accorsi circa 25.000 spettatori, non capita tutti i giorni di poter vedere dal vivo gli Aerosmith, dopo una attesa quasi estenuante, specie per chi è sotto il palco fin dal mattino per non stare troppo lontano dai propri beniamini, cala il sipario sullo spettacolo, un gigantesco telone nero su cui è raffigurato solo il logo della band in bianco copre il palco e poco dopo aver sentito alcune note di “Rainy

Steven Tyler - Aerosmith - Heineken Jammin' FestivalDay Women” parte l’intro di “Love in an Elevator” con cui Steven Tyler arriva sul palco vestito con il suo inconfondibile stile: pantaloni zebrati con chiari richiami agli anni ’70, occhiali scuri, anelli e orecchini a decorarlo, cappello leopardato, giacca bianca e per finire un foulard viola. Il rocker dimostra di essere, a 62 anni suonati (nel vero senso della parola, perchè di musica ne ha circa cinquanta), ancora un animale da palco, domina la scena facendosi ben coadiuvare dagli altri componenti del gruppo, dando a loro i giusti spazi. Fa sua la telecamera attraendola a se con il suo innato carisma, balla come è suo solito fare, guidato dal movimento sensuale, con il basamento del microfono. Nel frattempo passa tra le canzoni e rimane in canotta bianca, con tatuaggi bene in vista e fisico in mostra che non fa trasparire i segni del tempo.

Passano in rassegna i loro più grandi successi, da “Toys in the attic”, canzone con cui si chiuderà poi il concerto, a “Livin’ on the Edge”, da “Cryin'” a “Mama Kin'”, da “Rag Doll” a “Pink”, ed in ogni brano c’è la presenza del pubblico, il quale si fa sentire e non lascia mai solo il quintetto di Boston. Addirittura dopo l’apertura con la sola voce di Steve Tyler nel brano “What it Takes”, il cantante lascia al pubblico il compito di cantarla, mentre in “I don’t want to miss a thing” il pubblico si emoziona con il video di “Armageddon” proiettato si maxi schermi ed accompagna il cantante per tutto il brano.

Non manca lo spazio per le cover, infatti ascoltiamo sia “Baby, please don’t go” di Big Joe Williams che “Stop messin’ around” dei Fleetwood Mac, nè tantomeno la spazio per l’assolo e qualcosa di più per ogni membro della formazione. Joe Perry regala grandi assoli, è la spalla ideale del cantante, si esibisce con il theremin, gioca con i feedback ed addirittura si esibisce nella veste di cantante. Joey Kramer regala un grande assolo al pubblico, accompagnato dallo stesso mette in mostra il suo feeling con il ritmo, la sua potenza e la tecnica spettacolare, duettando anche nel suo strumento con Steven Tyler e terminando la sa parte suonando la batteria con le sole mani. Brad Whitford, nonostante sia un pò nascosto, dimostra che oltre alla parte ritmica può reggere anche quella solista eseguendo, specie nella prima parte, assoli di tutto rispetto. L’ultimo momento delle parti in solo è per il bassista Tom Hamilton, che si prende il pubblico nell’introduzione di “Sweet Emotion”.

La band dimostra davvero molta carica, una sola pausa fatta, dopo della quale Steven Tyler rientra con la maglietta dell’Italia nel cui retro è ben stampato Tallarico, il suo vero cognome, scherza con il pubblico prima di cantare “Dream On” e far muovere tutti con “Walk this way” ed avviarsi alla normale conclusione del concerto.

Alla fine del concerto manca qualcosa, forse manca il brano famoso che avrei voluto ascoltare, ma la realtà dei fatti è che gli Aerosmith hanno scritto veramente tanti successi e non sarebbe bastata un’intera giornata dedicata a loro per accontentare tutti. Forse l’unica cosa che può mancare per segnare la perfezione di una esibizione live è un palco moderno a cui ci hanno abituato gruppi come gli U2 e i Muse, ma a parte ciò si può dire che una tale performance dal vivo è difficilmente proponibile da altri gruppi e che andiamo via dal Parco San Giuliano con ancora l’adrenalina in corpo.

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