Diana Tejera: “La Mia Versione”. La Recensione

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Al suo primo lavoro da solista Diana Tejera, cantautrice romana ma di origini andaluse, non ha nulla da invidiare a colleghi e colleghe di tendenza in ambito mainstream. Arrivata a Maggio 2010 con “La mia versione”, il percorso artistico e musicale di Diana Tejera è stato sempre fitto di impegni che segnano, almeno per il momento, il culmine con questo album. Dopo aver iniziato a nove anni a suonare il pianoforte ed essere passata qualche anno dopo alla chitarra è ormai maggiorenne quando inizia a studiare composizione al CET di Mogol, dove viene notata e scelta per far parte del gruppo I Fiori d’Acqua Dolce, formazione che inciderà l’inedito di Battisti/Mogol “Il paradiso non è qui”. Finita questa esperienza la cantautrice farà parte dei Pink, duo femminile che in breve si trasformerà in una band di quattro elementi che prenderà il nome di Plastico con i quali pubblicherà il primo album, scritto interamente dalla stessa Tejera, il cui titolo è “Sixtematicamente“. Con il gruppo partecipano al Festival di Sanremo presentando il brano “Fruscìo” a cui seguirà il secondo album dei Plastico, “Incontri Casuali” sempre scritto dalla cantautrice. Nel 2003, dopo 3 anni e 2 album, i Plastico si dividono e Diana Tejera decide di continuare la carriera da sola realizzando diversi live e componendo nuovi brani, proprio da questa esperienza nascono prima collaborazioni con diversi artisti della scena romana e successivamente la collaborazione con Tiziano Ferro, insieme a lui scrive il brano “E fuori è buio“, che comparirà nell’album di Ferro “Nessuno è solo“, e “Scivoli di nuovo” che invece troverà posto nel disco sempre di Tiziano Ferro “Alla mia età“. Ormai matura, Diana Tejera decide di pubblicare il suo primo album dal titolo “La mia versione“, di cui ha curato anche la produzione, per l’etichetta SunnyBit/Bideri, un lavoro in cui la cantautrice romana offre un pop colto dove gioca con le parole su buoni spunti musicali. Le sonorità dell’album fanno sentire la presenza della scuola romana, a tratti sembra anche di sentire una versione femminile dei Tiromancino, ma sono riconoscibilissimi i tratti di qualcosa che è già maturo e indubbiamente originale. Nei testi ritroviamo storie comuni, ma anche insolite, viene trattato il tema dell’amore e quello dell’amicizia, ci sono i dubbi e le scelte.

cover album Diana piccolo
Diana Tejera – La mia versione – Artwork

L’album inizia molto lentamente e senza strafare con “Scollati le ciglia“, un brano quasi trascinato che mette nella giusta relazione la lirica con la musica. Sulla stessa scia è il gia noto “Scivoli di nuovo“, uno dei due brani scritti insieme a Tiziano Ferro, in questa versione il brano riesce molto bene, ben condito dal quartetto d’archi. In “Degni di esistere“, uno dei due singoli estratti dall’album, inizia a sentirsi lo stacco dalla malinconia dei primi due brani e Diana Tejera, ben accompagnata da Simone de Filippis e Flacio Pasquetto alle chitarre, da Puccio Panettieri alla batteria, e da Andrea Di Cesare e Laura Pierazzuoli rispettivamente alla viola e violoncello, ci regala degli spunti vocali interessanti invitando gli ascoltatori a mantenere la propria dignità quando un amore finisce. Sembra di sentire invece la versione femminile della Bandabardò in “Ma una vita no“, altro singolo estratto dal CD, brano speranzoso in cui Diana Tejera canta e suona trasmettendo in maniera sublime il sentimento della canzone. Dal ritmo più animato, che potrebbe in alcuni passaggi ricordare le origini spagnole della cantautrice, “Sogno imperfetto” da l’idea di qualcosa di più sensuale, Flavio Pasquetto alla chitarra elettrica, Pietro Casadei al basso e Fabio Rondanini alla batteria ben accompagnano Diana Tejera, che suona anche la chitarra acustica oltre a cantare e realizzare i cori, in un brano che conquista. In “senso primario” l’immaginazione va invece verso una Irene Grandi meno rock e popolare, ma più intensa e colta, qui la cantautrice esprime la sua preghiera affinchè possa credere in qualcosa che spesso da fuori non si vede, il tutto su un ottimo arrangiamento. Sembra quasi una poesia “La tua versione“, pezzo che però non ci convince anche se ci lascia pensare che per la cantautrice era abbastanza sentito, cogliamo comunque il buon inserimento di Synth e theremin oltre che del Wurli di Marco Randazzo. Inaspettata il rincorrersi delle chitarre elettriche in “Mercurio“, brano che vede anche la non disdegnevole presenza alla batteria di Ivo Parlati e che ci piace anche per l’idea nelle nostre menti di una nuova Antonella Ruggiero. Il rock o meglio la sperimentazione del genere da parte di Diana Tejera arriva con “L’artista“, forse a nostro parere il miglior brano di “La Mia versione“, canzone in cui le chitarre fanno la loro parte, la batteria incalza e Diana Tejera si immerge per dimostrare la sua originalità prima della chiusura del Violino di Her. Continua il crescendo di nostre approvazioni ed in “Black out” troviamo un’altro di quei prani piacevoli da ascoltare, accompagnata dalla voce di Barbara Eramo il brano è la visione personale di Diana Tejera di un singolare caso si Sindrome di Stoccolma, nel quale una donna rapita finisce per innamorarsi del suo rapitore e dove noi, rapiti dalla musica e dalle parole che ascoltiamo rischiamo di innamorarci della cantautrice. Torniamo su sonorità più lente in “Sospensioni“, capendo così che ci prepariamo alla chiusura, ma nonostante crediamo la base sia buona e Mia Julia Schettino coaudivi bene Diana Tejera, non riusciamo ad apprezzare fino in fondo il brano. L’album di chiude con “Nudità“, brano chitarra acustica e voce che vede la sola presenza di Diana Tejera e che racchiude nel migliore dei modi il finale di quanto raccontato in “La mia Versione”, così sulla frase “E Adesso che mi sono spogliata perfino dei miei segreti come potrò coprirne il silenzio” l’artista saluta lasciando un interrogativo non da poco. “La mia versione” è un album che offre spunti interessanti e che dimostra una certà maturità artistica, in esso Diana Tejera mette in mostra se stessa, le sue storie, i suoi sentimenti e ciò che vive. Tra tentativi dubbi e scelte azzeccate l’album si afferma comunque con un buon prodotto che apre alla cantautrice la strada verso nuove realtà, sicuramente se Diana Tejera avrà la forza ed il coraggio di osare sentiremo sempre più spesso parlare di lei.

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