Attenzione a un documento, anche se vinci al Superenalotto (www.melodicamente.com)
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione rilancia con fermezza il principio della prova rigorosa nei controlli fiscali.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione rilancia con fermezza il principio della prova rigorosa nei controlli fiscali basati sulle movimentazioni bancarie, soprattutto quando si tratta di giustificare accrediti sospetti sul conto corrente con presunte vincite da gioco.
Cassazione: la prova documentale è imprescindibile per giustificare gli accrediti
La vicenda ha origine nel 2011, quando l’Agenzia delle Entrate notificò al contribuente un avviso di accertamento a seguito di indagini bancarie che evidenziavano operazioni anomale sul suo conto corrente. L’amministrazione fiscale contestava un maggior reddito non dichiarato di circa 500.000 euro, derivante da accrediti sospetti.
Il contribuente giustificava tale somma come una vincita al Superenalotto risalente al 1999, ma non presentò alcuna prova documentale che potesse suffragare la sua versione. In particolare, non fornì lo scontrino originale o qualsiasi documento ufficiale relativo alla giocata vincente.

La Corte di Cassazione, con l’Ordinanza n. 18172 del 2025, ha ribadito l’onere probatorio in capo al contribuente: non è sufficiente una semplice dichiarazione, ma è necessaria una prova concreta e originale per dimostrare l’origine lecita dei fondi accreditati. La presunzione di imponibilità delle somme derivanti da movimenti bancari resta quindi valida, salvo che non venga fornita una documentazione inequivocabile.
Il contribuente aveva inizialmente ottenuto una sentenza favorevole dalla Commissione Tributaria Provinciale di Lecce, che accolse integralmente il suo ricorso contro l’accertamento fiscale. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate presentò appello e la Commissione Tributaria Regionale accolse parzialmente le ragioni dell’Amministrazione riducendo la pretesa fiscale a poco più di 100.000 euro, grazie anche al supporto di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU).
Non soddisfatta, l’Agenzia delle Entrate portò la questione davanti alla Cassazione, che ha infine confermato la linea rigorosa nei controlli fiscali. La Suprema Corte ha sancito che per giustificare accrediti bancari derivanti da vincite di gioco è indispensabile esibire un documento probatorio originale, come lo scontrino della giocata, che attesti in maniera certa l’effettiva vincita.
Questa pronuncia della Cassazione rappresenta un ulteriore rafforzamento del rigore con cui vengono condotti i controlli fiscali in materia di movimentazioni bancarie. Nel caso di accrediti sospetti, il contribuente deve dimostrare con prove documentali solide e precise l’origine dei fondi, in particolare quando si tratta di somme ingenti.
L’assenza di documenti originali, come lo scontrino della giocata o certificazioni ufficiali rilasciate dagli operatori di gioco, espone il contribuente a un rischio elevato di accertamenti e contestazioni fiscali. La sentenza evidenzia quindi l’importanza di conservare tutta la documentazione relativa alle vincite e ai movimenti finanziari, per poter rispondere efficacemente agli accertamenti dell’Amministrazione finanziaria.
Inoltre, la decisione sottolinea come le indagini bancarie siano uno strumento cruciale per il Fisco nella lotta all’evasione e all’occultamento di redditi. La possibilità di analizzare i flussi finanziari non solo del contribuente, ma anche dei suoi familiari, amplia il raggio d’azione degli accertamenti.
