Florence And The Machine: “Ceremonials”. La Recensione

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83rd Annual Academy Awards - Arrivals
Florence Welch |© Ethan Miller/Getty Images

Commentare con oggettività “Ceremonials” di Florence and The Machine non è assolutamente facile; non lo è perché ci troviamo davanti ad uno dei miglior dischi di quest’anno e, quando ciò accade c’è sempre una fase di assestamento che porta a chiedersi quali siano, in realtà, i punti di forza di questa cantante spuntata dalle ombre underground solo nel 2008. L’album d’ esordio “Lungs” aveva catalizzato immediatamente l’attenzione di moltissimi critici nonché la tanto blasonata BBC che ha contribuito molto nella visibilità di Florence Welch. La cantante, ricordiamo solo classe 1986, mostra una bellezza molto particolare che, unita ad una voce cristallina e decisa, si conferma essere una delle più belle voci del panorama internazionale della musica indie rock, anche se è riduttivo inserire Florence Welch solo in un genere musicale.

Ceremonials
Florence and the Machine - "Ceremonials" | © Sito Ufficiale
Procediamo, però, nell’approfondimento di “Ceremonials”, reso disponibile in streaming il 25 ottobre via sito ufficiale dell’artista e acquistabile dal 31 ottobre 2011. Dopo diversi ascolti del disco, in versione Deluxe, si avverte fin da subito lo spirito di Florence Welch che, inevitabilmente, riesce a plasmare qualsiasi prodotto donandogli un sound d’altri tempi. Le influenze gotiche, preraffaellite, ma soprattutto sognanti e romantiche sono permeanti in tutto il disco che risulta essere proprio un mix di questi fattori. Come tengo a precisare in qualsiasi recensione, i paragoni musicali non mi piacciono mai e anche in questo caso si potrebbe scomodare sia Siouxsie and the Banshees sia Bjork (così come commenta anche The Guardian) ma, Florence Welch credo vada analizzata indipendentemente da qualsiasi possibile confronto. “Ceremonials” rispetta i pronostici iniziali: risulta più soul rispetto a “Lungs” e anche maggiormente ricco di suoni. Era luglio quando il produttore Paul Epworth parlò di “Ceremonials”, allora ancora in fase embrionale, dicendo che esso sarebbe stato sia più spoglio del precedente ma nello stesso tempo anche più ritmicamente pesante. Personalmente ritengo che tutte le dichiarazioni a riguardo abbiano definito perfettamente il senso di questo nuovo album. Nella versione standard le canzoni, tredici, (anzi dodici visto che l’ultima è il video di “What The Water Gave Me”) che saranno disponibili all’ascolto, risultano essere tutte dei possibili singoli in quanto hanno una forza comunicativa immediata e perfettamente delimitata attorno a quel singolo brano. La forza del disco, però, risulta essere ancora una volta l’insieme: “Ceremonials” introduce in un viaggio all’interno di Florence And The Machine e le sue atmosfere particolari ma nello stesso tempo immediate. Fin dal primo ascolto brani come “Shake It Out” che abbiamo già avuto il piacere di ascoltare in quanto singolo anticipatorio dell’intero lavoro oppure “What The Water Gave Me”, anch’esso già disponibile precedentemente, risultano canzoni potenti e soprattutto essenziali ma nel contempo piene di significato e di un sound che abbraccia l’ascoltatore. La partenza con “Only If For A Night” introduce subito nell’atmosfera di tutto il disco; personalmente la trovo una delle canzoni più riuscite dell’album. La voce di Florence Welch è in assoluto primo piano e la base strumentale è la diretta prosecuzione, quasi fosse una seconda voce dell’artista che ondeggia sull’accompagnamento musicale. E’ un brano particolarmente magico, e, su questo un piccolo richiamo a Bjork è doveroso: come accade con l’artista islandese, anche con Florence Welch spesso ci si dimentica di tutto il mondo circostante rimanendo così, in un limbo di musica. Il secondo brano “Shake It Out” è stato sicuramente quello più ascoltato e di cui si è parlato maggiormente nel periodo pre-uscita discografica. In questa canzone sono palesi tutti i tratti principali della musicalità di Florence Welch; scritto dopo una sbornia, il brano fa trasparire immediatamente parte di quella malinconia che è un marchio di fabbrica di Florence. “What The Water Gave Me” è un lungo sussurro che prosegue fino ad un ritornello che è fin da subito un mantra canticchiabile già dal primo ascolto. Uno dei brani che maggiormente, in prospettiva, emozionerà in versione live. Florence Welch sembra muoversi perfettamente, quasi camminando in punta di piedi ma con un carattere musicale che è sempre predominante.
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Florence Welch |© Ethan Miller/Getty Images
Si prosegue con “Never Let Me Go” che è la canzone più intima di tutto il disco: non ha bisogno di molte parole se non di un ascolto ad un volume eccessivamente alto. La voce di Florence, in questo splendore, merita di essere ascoltata davvero ovunque. I brani successivi “Breaking Down” e “Lover To Lover” sono esperimenti verso altri confini musicali, in particolar modo proprio quest’ultimo che con tanto di sound anni ’80 da un tocco ritmato all’intero disco. Si prosegue poi con “No Light, No Light” dove Florence rispolvera le atmosfere sognanti tanto care a lei ma soprattutto a noi ascoltatori. Questo è il campo in cui Florence Welch mostra di avere una marcia in più: una costruzione musicale che viene creata attorno a lei, unica protagonista di questa ballata dal sapore nostalgico. “Seven Devils” prosegue su questa linea e, forse, è la canzone che mi ha meno entusiasmato o, probabilmente, la scelta di posizionarla subito dopo “No Light, No Light” non è stata totalmente azzeccata. “Heartlines”, contrariamente, risulta un esperimento molto pertinente; interessanti i ritmi tribali iniziali che poi vanno a ricongiungersi alla sempre lucida voce di Florence. Il proseguo del disco è in assoluto stile Florence And The Machine e ha il pregio di risultare molto più essenziale rispetto a “Lungs”; questo disco, in prospettiva, sarà molto amato da coloro che ricercano una musicalità a supporto della voce e non il contrario. Delle canzoni non ancora menzionate, ricordo “All This And Heaven Too” con uno dei migliori ritornelli di “Ceremonials”. La versione “Deluxe”, in conclusione, si avvale delle perle “Bedroom Hymns” e “Strangeness And Charm” che è, probabilmente, una canzone-esperimento per la stessa Florence. Inevitabile dire che, qualora vi trovaste davanti alla scelta fra le due tipologie di versioni, quella più completa vincerebbe immediatamente. In conclusione, Florence And The Machine sono promossi a gran voti; non era facile stare al passo di un disco come “Lungs” e questa volta, la band inglese è riuscita perfettamente nell’intento. Uno dei migliori dischi del 2011, da ascoltare, assolutamente. Dite la vostra!

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