Il caldo estremo lo ha divorato, il ghiacciaio Ventina è ormai solo un ricordo: cosa succede adesso - melodicamente.com
Il ghiacciaio Ventina, sta vivendo una fase critica che ne impedisce ormai la misurazione tradizionale: il calore anomalo degli ultimi anni lo sta distruggendo.
Il 15 agosto 1895, il geologo Luigi Marson tracciò i primi punti di riferimento sul ghiacciaio Ventina, inaugurando una serie storica di rilevamenti che dura ormai da 130 anni. Da allora, il ghiacciaio ha subito un arretramento complessivo di circa 1,7 chilometri, con una perdita di 431 metri soltanto nell’ultimo decennio – una distanza equivalente a quattro campi da calcio messi in fila.
L’eccezionalità della situazione è evidente: negli ultimi anni il fronte glaciale si è ritirato di 191 metri solo dal 2021, accelerando un processo di erosione che ha trasformato radicalmente il paesaggio. Oggi la morfologia del Ventina è dominata da placche di ghiaccio isolate e ricoperte da detriti, separate dalla massa principale, con la fronte glaciale che si è spostata su un salto roccioso, rendendo impossibile l’accesso in sicurezza.
Le condizioni di instabilità e la presenza di frane hanno sepolto i capisaldi di misura storici, impedendo l’utilizzo degli strumenti di monitoraggio tradizionali. Il SGL ha inoltre evidenziato come la forte portata del torrente alimentato dallo scioglimento accelerato ostacoli l’accesso al ghiacciaio stesso, complicando ulteriormente le operazioni di rilevamento.
Ghiacciaio Ventina, la fase critica
Il caso del Ventina si inserisce in un contesto più ampio: le Alpi rappresentano uno degli hotspot climatici più sensibili d’Europa, con un aumento medio delle temperature doppio rispetto alla media globale dall’epoca preindustriale. In questo scenario, i ghiacciai alpini hanno perso più del 64% del loro volume dal 1850, con un’accelerazione significativa degli ultimi decenni.

Uno studio pubblicato su Nature ha stimato che tra il 2000 e il 2011 i ghiacciai mondiali abbiano perso circa 231 miliardi di tonnellate di massa all’anno, saliti a 314 miliardi negli anni successivi. Questo rapido scioglimento ha ripercussioni dirette sul ciclo idrologico e sulla stabilità dei versanti montani: la fusione glaciale estiva alimenta ancora i fiumi e i torrenti del Nord Italia, ma la quantità d’acqua disponibile sta diventando sempre più ridotta e irregolare.
La perdita di ghiaccio comporta inoltre un aumento del rischio di frane e alluvioni, dovuto all’instabilità dei versanti resi più fragili dall’erosione. Nel caso del Ventina, la situazione è particolarmente delicata: le ondate di calore recenti hanno incrementato la quantità di acqua rilasciata in tempi molto brevi, contribuendo a fenomeni di erosione e pericolo idrogeologico.
