Quando ci sarà la fine del mondo: un nuovo studio svela la data - Melodicamente.com
Un nuovo studio sulla “fine del mondo” ha spinto gli scienziati ad elaborare una data: c’è una data per questo evento.
L’universo sta per vivere la sua ultima fase? Secondo un recente studio realizzato da un team di ricerca della Cornell University, la risposta potrebbe essere affermativa, e la fine del cosmo potrebbe manifestarsi attraverso un fenomeno estremo e catastrofico noto come Big Crunch.
Cos’è e come si manifesta il Big Crunch
Il Big Crunch rappresenta una teoria cosmologica secondo cui, dopo un lungo periodo di espansione iniziato con il Big Bang circa 13,8 miliardi di anni fa, l’universo potrebbe invertire la sua dinamica espansiva e iniziare a contrarsi progressivamente. Questa contrazione porterebbe a un collasso totale dello spazio-tempo, dove materia, stelle, pianeti e galassie verrebbero compressi in una singolarità densa e infinita, simile a quella che si ipotizza fosse presente prima dell’origine stessa del tempo. Durante questa fase finale, si assisterebbe a un aumento vertiginoso delle temperature cosmiche, un processo che distruggerebbe progressivamente tutte le strutture celesti.
Le stelle e i pianeti verrebbero ridotti a un “inferno cosmico”, mentre i buchi neri, ultimi baluardi della materia, si nutrirebbero della materia ultra-densa fino a completare il collasso. Un elemento cruciale nello sviluppo di questo scenario è l’energia oscura, la misteriosa forza che attualmente sembra guidare l’espansione accelerata dell’universo. Fino a poco tempo fa, si pensava che questa energia fosse costante nel tempo, ma nuove analisi indicano una possibile diminuzione della sua intensità. Se questa tendenza dovesse proseguire, la cosiddetta costante cosmologica negativa potrebbe prevalere, invertendo la spinta espansiva e dando il via alla contrazione universale.
Secondo i ricercatori Henry Tye, Hoang Nhan Luu e Ethan Yu-Cheng, il Big Crunch potrebbe iniziare tra circa 11 miliardi di anni, con una durata stimata di 8,5 miliardi di anni, portando alla fine definitiva dell’universo entro circa 19,5 miliardi di anni dal presente. Secondo queste stime, l’universo attuale si trova poco oltre la metà del suo ciclo vitale. Tuttavia, i primi segnali della fase di contrazione sarebbero praticamente impercettibili per civiltà come la nostra, data la lentezza del processo e le enormi scale temporali e spaziali coinvolte. Solo in tempi molto remoti gli astronomi potrebbero osservare un arresto nell’allontanamento delle galassie e, successivamente, il loro avvicinamento reciproco.

Con l’avanzare del collasso, la temperatura cosmica aumenterebbe fino a livelli paragonabili alla superficie solare, trasformando l’universo in un gigantesco brodo primordiale di particelle elementari. Alla fine di questa fase, la temperatura raggiungerebbe il limite massimo concepito dalla fisica, la temperatura di Planck. Anche se il Big Crunch appare molto lontano nel tempo, eventi più imminenti minacciano il nostro sistema solare. Entro circa 5 miliardi di anni, il Sole terminerà il suo ciclo vitale espandendosi in un gigante rosso che potrebbe inghiottire i pianeti più interni, inclusa probabilmente la Terra. Successivamente, la nostra stella si trasformerà in una nana bianca.
In questo scenario, la sopravvivenza dell’umanità dipenderà dalla capacità di migrare verso le regioni esterne del sistema solare o addirittura oltre, in cerca di condizioni più favorevoli. Il Big Crunch non è l’unica teoria sul destino ultimo del cosmo; modelli alternativi prevedono una progressiva morte termica, il cosiddetto Big Freeze, o un’espansione infinita che porterebbe alla disintegrazione atomica, nota come Big Rip. Tuttavia, le nuove misurazioni sull’energia oscura e la mappatura più accurata dell’universo stanno rafforzando la plausibilità del collasso finale. Gli scienziati sottolineano come, nonostante l’apparente sicurezza di avere ancora miliardi di anni davanti, è improbabile che l’umanità possa essere presente per assistere a questo evento estremo e definitivo.
