La sentenza della Cassazione sul pagamento mensile del TFR(www.melodicamente.com)
La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 13525/2025, ha chiarito definitivamente la natura e le modalità di erogazione del (TFR).
Tale pronuncia assume particolare rilievo per lavoratori e imprese, soprattutto in settori dove si era diffusa la pratica di utilizzare l’anticipo del TFR come forma di integrazione costante del reddito.
Nel caso esaminato dalla Suprema Corte, una società aveva inserito nella lettera di assunzione una clausola che prevedeva il versamento mensile del TFR ai propri dipendenti. Tale modalità era stata già contestata dall’INPS, che aveva emesso un verbale di accertamento per illegittimità. La Cassazione ha confermato il rigetto di questa pratica, stabilendo che il TFR non può essere distribuito periodicamente, ma deve essere obbligatoriamente accantonato dal datore di lavoro.
Il motivo principale di questa decisione risiede nell’essenza stessa del TFR, che è una retribuzione differita: viene accantonata ogni mese e destinata a essere corrisposta soltanto alla cessazione del rapporto di lavoro, o in casi eccezionali di anticipazione previsti dalla legge. L’erogazione mensile, invece, modifica la natura del TFR, trasformandolo in una sorta di integrazione ordinaria della retribuzione, una modalità non contemplata dalla normativa vigente.
Differenza tra anticipazione e pagamento mensile del TFR
La sentenza della Cassazione sottolinea che l’anticipo del TFR è ammesso soltanto in circostanze specifiche e ben definite, come l’acquisto della prima casa o gravi motivi di salute, e deve essere considerato un’eccezione rispetto alla regola generale dell’accantonamento. La corresponsione regolare e continua, invece, non può essere interpretata come un’anticipazione, ma diventa una forma irregolare di pagamento che snatura la finalità del trattamento.
L’INPS, d’altro canto, ha confermato con il proprio ruolo di vigilanza che la distribuzione mensile del TFR rappresenta una violazione delle norme che regolano il trattamento di fine rapporto. Questo controllo ha portato alla emissione di verbali di accertamento nei confronti delle aziende che avevano adottato questa pratica.

La decisione della Cassazione ha importanti ripercussioni sul mercato del lavoro italiano. Le imprese devono adeguarsi rapidamente per evitare contestazioni e sanzioni, interrompendo ogni forma di versamento mensile del TFR ai dipendenti. Il trattamento deve essere accantonato correttamente e corrisposto al momento della risoluzione del rapporto di lavoro o in caso di anticipazioni autorizzate.
Per i lavoratori, questo significa che non potranno più considerare il TFR come parte integrante della retribuzione mensile, ma dovranno aspettare la fine del rapporto o l’insorgere di condizioni eccezionali per ricevere l’importo accumulato. La sentenza mira anche a tutelare la stabilità finanziaria delle aziende, impedendo che il TFR venga erogato in modo da compromettere la corretta gestione delle risorse aziendali.
In sintesi, la pronuncia della Corte di Cassazione riafferma con chiarezza il ruolo del TFR come trattamento differito e vincolato, ponendo un freno alle interpretazioni che avevano portato a una sua erogazione mensile in busta paga, pratica oggi dichiarata illegittima.
