Attenzione se hai ricevuto questa comunicazione: l'INPS può chiederti i soldi indietro - Melodicamente.com
Se hai ricevuto questa comunicazione dall’INPS fai molta attenzione: rischi di dover ridare indietro questi soldi.
L’attenzione degli ex percettori della Naspi resta alta, considerando l’inasprimento dei controlli da parte dell’INPS sulla corretta erogazione dell’indennità di disoccupazione.
Negli ultimi mesi, l’ente previdenziale ha intensificato le verifiche per individuare eventuali indebite percezioni, sia dovute a errori amministrativi, sia a omissioni o dichiarazioni non veritiere da parte dei beneficiari. Questa nuova fase di accertamenti ha portato a un aumento delle richieste di restituzione degli importi già erogati, con possibili implicazioni economiche e legali.
Le cause principali della richiesta di restituzione della Naspi
La Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) rappresenta uno strumento fondamentale di sostegno economico per chi perde involontariamente il lavoro, ma non è immune da revoche o richieste di rimborso. L’INPS può richiedere la restituzione delle somme percepite in caso di:
- Errori nel calcolo o nell’erogazione: se l’importo riconosciuto supera quanto effettivamente spettante, a causa di un errore amministrativo, l’ente previdenziale procede al recupero della differenza, generando un debito in capo al beneficiario.
- Omissione della comunicazione di un nuovo impiego: qualora il lavoratore inizi una nuova attività lavorativa senza informare tempestivamente l’INPS, la prestazione deve essere sospesa. Se la Naspi continua ad essere erogata, il beneficiario è tenuto a restituire le somme percepite indebitamente.
- Dichiarazioni false o incomplete: in casi più gravi, l’indennità è stata ottenuta mediante informazioni mendaci o dichiarazioni non corrispondenti alla realtà. Tali comportamenti configurano un illecito, con conseguenze economiche e potenzialmente penali.
Questi scenari sono al centro dell’attuale attività di controllo dell’INPS, che punta a garantire la correttezza nella distribuzione delle risorse pubbliche e a contrastare le frodi. Quando viene accertata un’indebita percezione della Naspi, l’INPS invia una comunicazione ufficiale al destinatario, contenente l’ammontare da restituire e le modalità di pagamento. Le modalità di recupero possono prevedere:
- Compensazione con altre prestazioni previdenziali future, come pensioni o nuove indennità erogate dall’ente.
- Rateizzazione del debito, che può essere concessa su richiesta del debitore in difficoltà economica. Tuttavia, la concessione del piano di pagamento dilazionato è soggetta a valutazione discrezionale da parte dell’INPS e non è automatica.

Nel caso in cui il beneficiario non adempia volontariamente alla restituzione, l’INPS potrà attivare procedure di recupero forzoso, anche ricorrendo all’autorità giudiziaria. I cittadini destinatari di un ordine di rimborso possono contestare la richiesta entro 90 giorni dalla notifica, presentando un ricorso amministrativo all’INPS. Tale ricorso può essere depositato personalmente, tramite un legale o con il supporto di un patronato, che offre assistenza gratuita.
Inoltre, va tenuto presente che il diritto dell’INPS a recuperare le somme indebitamente erogate si prescrive entro 10 anni, salvo eventuali interruzioni del termine. Se il ricorso amministrativo viene rigettato, l’ultimo passo possibile è rivolgersi al tribunale ordinario, dove il cittadino può difendersi fornendo prove a sostegno della legittimità della prestazione ricevuta o segnalando eventuali errori di calcolo o procedurali.
Questi meccanismi di tutela sono fondamentali per evitare che richieste di rimborso ingiustificate causino gravi disagi economici ai beneficiari della Naspi, soprattutto in un contesto sociale dove la precarietà lavorativa è purtroppo diffusa. L’attenzione alla correttezza delle informazioni fornite e una tempestiva comunicazione con l’INPS restano quindi strumenti essenziali per prevenire problemi.
