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Da Justin Bieber agli One Direction cosa resterà della musica da teenagers?

Oggi ho appreso che i biglietti per i concerti della boy-band degli One Direction in Italia, programmati per Maggio del 2013, sono andati esauriti nel giro di due ore a cifre che viaggiavano mediamente sui 70€ a biglietto.

Con questa notizia in mente riflettevo sul fatto che anche i biglietti per i concerti dei Depeche Mode in Italia che si terranno a Luglio del 2013 costavano 70€. E devo dire che la cosa mi ha lasciato un pochino perplesso e preoccupato. E spiego subito il perchè delle due sensazioni.

Sono perplesso perchè ho fatto mente locale e ho cercato di ricordare quali e quante boy-band, ma non solo, anche cantanti solisti,  ho visto passare nel panorama musicale in questi anni (e sono abbastanza). Giusto per curiosità potrei citare (senza scomodare i New Kids on the Block, i capostipiti del genere) i Take That, i Backstreet Boys, gli Hanson, i Jonas Brothers, i Five, i 98 Degrees, gli N’Sync, i Boyzone, i Westlife, Evan and Jaron, i The Calling, gli italianissimi Gazosa, le Spice Girls, le Sugababes,  Justin Bieber, Conor Maynard, … Ma fermo l’elenco qui.

Tutta una sfilza di gruppi teen pop scomparsi poi nel corso di questi anni ma che hanno avuto la “forza” di essere spinti da un’industria musicale sempre alla ricerca di idoli giovanili di turno da dare in pasto ad orde di adolescenti affamati/e di musica fatta da “ragazzi” come loro che li capissero in pieno nei loro problemi (per cui giù a scrivere testi intrisi di retorica e di luoghi comuni sui problemi dei giovani e su come loro si sentissero incompresi).

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Fans di Justin Bieber | © Jack Guez/Getty Images

Questi gruppi si sono susseguiti con una ciclicità da fare spavento ad un orologio svizzero, colmando il vuoto lasciato dal gruppo precedente che viene completamente cancellato dalla mente dei ragazzi con un abile tam tam mediatico, rimuovendo con un colpo di gomma musicale anche il talento che qualcuno di questi musicisti possedeva.

Sono preoccupato perchè alla fine di questa ruota da criceto musicale chi ne paga il prezzo sono sempre i ragazzi e le loro famiglie, che si sobbarcano prezzi sempre più alti (tra concerti, gadget e Dio solo sa cos’altro) per accontentare le figlie o i figli che vogliono andare a vedere l’idolo di turno. E tutto questo l’industria discografica lo sa e spinge al massimo sui prezzi e sull’immagine dell’idolo, mescolando tutto in un tritacarne mediatico e culturale che alla fine lascia davvero poco.

E’ davvero così che sta andando? Vogliamo davvero perderci nel nulla di una pastetta musicale che non cambia mai da vent’anni a questa parte? Vogliamo rimanere musicalmente ciechi senza aprire gli occhi e guardare tutta la musica meravigliosa che ci siamo lasciati indietro?

Non dico ascoltare Mozart o Beethoven, ma ormai i ragazzi di oggi non sanno chi sono i The Clash o i Nirvana, gruppi che hanno segnato in modo indelebile la storia musicale mondiale di questi anni. E se cominciassimo noi “vecchi” lupi di mare musicali ad insegnare loro qualcosa? Siamo davvero sicuri di essere esenti da colpe quando ci siamo disinteressati della musica che ascoltavano i nostri figli o i nostri nipoti?

Nel dubbio io il biglietto per il concerto dei Depeche Mode l’ho comprato. Per quello degli One Direction ho fatto tardi.

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