MelodicaMente

Litfiba: “Grande Nazione”. La recensione

Il grande giorno del ritorno dei Litfiba è arrivato e “Grande Nazione” sarà uno dei dischi di cui si discuterà maggiormente, almeno per quanto riguarda il territorio italiano, almeno per qualche mese. Piero Pelù e Ghigo Renzulli hanno fatto la cosa che tutti i fan dei Liftfiba e della musica si aspettavano, ossia tornare insieme; anche Elio e le Storie Tese, in periodi non sospetti lo avevano preannunciato e questi ultimi anni hanno sancito proprio un riavvicinamento dei due che, a quanto sembra, è stato molto proficuo.

Litfiba - Grande Nazione
Litfiba - Grande Nazione | © Artwork Ufficiale

“Grande Nazione”: il vero disco del ritorno

MelodicaMente era presente alla conferenza stampa dei Litfiba tenutasi a Milano, venerdì 13 gennaio e, l’ambiente attorno ai due protagonisti della scena rock si può descrivere proprio così: potente e spontanea. “ Grande Nazione ” è composto da dieci tracce, almeno per quanto riguarda la versione standard e ognuna ha un valore molto raffinato e soprattutto curato. Si nota una volontà di presentare al pubblico un prodotto in grado di essere, appunto, un ritorno vero e proprio dei Litfiba, dopo l’esperienza live documentata mediante “Stato Libero di Litfiba”.

Piero Pelù e Ghigo Renzulli, probabilmente, avevano solo bisogno di lasciar passare del tempo per sperimentare la propria musica singolarmente, per fare e creare nuove esperienze musicali e non ma, quando si ascolta anche solo una canzone dei nuovi Litfiba, viene spontaneo pensare quanto sia stata positiva questa reunion.

Prima di commentare le canzoni, spendo ancora qualche parola sull’album nel suo complesso: esso vuole essere lo specchio della società d’oggi con brani di polemica, brani incisivi, brani di protesta. Una voce che vuole porsi fuori da qualsiasi circuito come lo stesso Pelù ha confermato durante la presentazione del disco. Ascoltandolo emerge lampante questa voglia di essere indipendenti dalle volontà altrui, questa voglia di creare una Tempesta di suoni, anche, forse, a discapito di una voce che in qualche frammento si perde sommersa dal potente suono ma che racconta la storia di tutti noi.

Il rock italiano, quello ormai d’annata, quello dei pochi gruppi che hanno costruito un background musicale, anche da esportare all’estero, è tornato. E’ da ricordare, infatti, che i Litfiba sono molto conosciuti fuori dall’Italia e, non a caso, il loro tour toccherà anche paesi europei, in seguito ai live italiani. Una volontà di esibirsi live che, probabilmente, è la strada giusta di ogni artista che mira ad essere descritto come tale ma che risulta ancora più essenziale per gruppi musicalmente potenti come i Litfiba.

Da “Squalo” fino a “Tutti buoni”: un disco di protesta

“Grande Nazione” è un album per il popolo e, probabilmente, piacerà molto ai fan della band. Il singolo “Squalo” lasciava già molte porte aperte sulle tematiche dell’album ma soprattutto sullo stile del disco stesso. Come ha detto lo stesso Ghigo, probabilmente, è il brano più difficile da capire ma soprattutto aggressivo e poco “pop”.

Il secondo singolo, rilasciato solo qualche giorno fa, “La mia valigia”, è forse uno dei brani maggiormente docili e viene ripresa una delle tematiche care al gruppo. Una canzone che a tratti sembra nostalgica ma che suona anche, però, come un manifesto ad andare avanti, a ripartire. Molto significativa la strofa “La mia valigia treno di sogni/ piegati perfetti nascosti nel buio/nascosti nel caos dentro di me/viaggiare sognare è un atto d’amore/d’amore!”

Il disco si apre con “Fiesta Tosta” un brano che è da subito incalzante e pervaso da tastiere elettroniche. Un brano su cui la band ha puntato molto e nasconde significati che, come sempre quando si parla di loro, vanno graffiati per essere scoperti, vanno ascoltati e metabolizzanti.

La seconda traccia è proprio “Squalo” che continua il percorso lasciato in sospeso da “Fiesta tosta”, naufragando poi nel terzo brano, “Elettrica”. Personalmente, è uno dei brani che a primo impatto mi è maggiormente piaciuto: è una ballata d’amore intrigante che si collega a doppio filo con “Luna Dark”, la ballata più dolce e melodica dell’album, dedicata alla figlia di Piero Pelù. Due titoli bellissimi, semplici ma d’effetto che proseguono la tradizione di una musica non fatta solo di sound ma di testi con un grande significato.

Il testo di “Luna Dark” colpisce immediatamente e anche in questo caso ci sono parole, frasi, che rimangono impresse fin da subito, da “hai mille idee di zucchero e sale” fino a “luna cambi faccia sei sempre tu / e i tuoi sorrisi stanno in fondo al cassetto / mentre tiri calci alla realtà / riscaldi i cuori di un mondo imperfetto”.

“Tra te e me” scorre liscia ed energica sorretta da “Tutti buoni” che è uno dei brani più polemici, uno dei brani che maggiormente si ricollega a questa Grande Nazione. Le parole tagliano dall’inizio alla fine e la classe politica italiana è descritta davvero con una lucidità impressionante, una lucidità di persone che la vivono quotidianamente ma del resto, “tutti bravi, tutti buoni ma solo in tempo di elezioni”.

E’ il momento di “Anarcoide”, la canzone dei concerti. Ascoltando “Anarcoide” viene subito da pensare alle masse dei live, ai fan che cantano ogni singola parola della canzone. Un inno trascinante con un profondo risvolto liberatorio perché, quando si canta “lo stato no, non è un’azienda, lo stato è ogni cittadino che pensa” si inizia a sentirsi un po’ più leggeri ma nello stesso tempo un po’ più responsabili.

Dopo “Anarcoide” ci poteva essere solo “Grande Nazione” e così è: il ritratto del nostro Paese che inizia subito con l’imperativo “Italiani!”. Un inno, anche in questo caso, che suona di rabbia e rivoluzione.

Il penultimo brano, “Brado”, è uno delle canzoni più aperte musicalmente, con diverse influenze che si amalgamano e donano all’album un grande respiro. La posizione, verso la conclusione del lavoro, suona come poco casuale ma mirata ad una degna fine.

L’album suona proprio come un grande ritorno: un disco che dovrà vivere di vita proprio sul palco, nelle radio e che si diffonderà, fortunatamente, come un prodotto non certo di nicchia ma, allo stesso tempo, di buona musica; buona musica, per una volta, italiana.

Dite la vostra!

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