Qual è il figlio più intelligente (www.melodicamente.com)
La questione dell’ordine di nascita e del suo impatto sull’intelligenza continua a suscitare interesse anche nella comunità scientifica.
Quali sono i figli più intelligenti? La questione dell’ordine di nascita e del suo impatto sull’intelligenza continua a suscitare interesse non solo tra i genitori ma anche nella comunità scientifica. Diversi studi recenti hanno analizzato il legame tra la posizione nella famiglia e le capacità cognitive, rivelando dinamiche significative che meritano attenzione.
L’ordine di nascita e l’intelligenza: cosa dicono gli studi
Un ampio studio condotto dall’Università di Leipzig su un campione di oltre 20.000 persone provenienti da Germania, Stati Uniti e Regno Unito ha evidenziato come il quoziente intellettivo (QI) tenda a diminuire di circa 1,5 punti con ogni nuovo nato in famiglia. In pratica, in una famiglia con quattro figli, l’ultimo arrivato potrebbe avere un QI inferiore di circa 4,5 punti rispetto al primogenito.

Questa differenza non sembra dipendere dalla genetica, bensì da fattori ambientali e dall’esperienza vissuta nei primi anni di vita. I primogeniti, infatti, ricevono più attenzioni e stimoli cognitivi durante l’infanzia, un periodo in cui non devono ancora condividere le risorse genitoriali con fratelli o sorelle più piccoli.
Un elemento chiave che influisce sull’intelligenza percepita è il ruolo che i primogeniti assumono all’interno della famiglia. Spesso essi diventano dei veri e propri tutor per i fratelli minori, aiutandoli a comprendere concetti e a sviluppare competenze. Questo processo di insegnamento stimola il cervello del primogenito, favorendo lo sviluppo di nuove abilità cognitive.
Inoltre, è importante ricordare la teoria delle intelligenze multiple proposta dallo psicologo Howard Gardner negli anni ’80, che ha rivoluzionato il modo di intendere l’intelligenza, sottolineando come essa non sia un fenomeno unidimensionale, ma composta da almeno otto forme differenti. Queste diverse intelligenze si esprimono in modi variabili in ogni individuo e possono essere influenzate anche dalla posizione nella famiglia e dalle interazioni sociali.
Un altro studio, questa volta dell’Università dell’Essex, ha messo in luce che i primogeniti hanno il 16% di probabilità in più di frequentare l’università rispetto ai fratelli minori. Questo dato suggerisce che il vantaggio iniziale in termini di stimoli e attenzione ricevuti possa tradursi in maggiori opportunità educative.
Tuttavia, gli esperti sottolineano che queste differenze statistiche non si traducono necessariamente in successi o fallimenti personali definitivi. La motivazione individuale, il contesto familiare e sociale, oltre alle opportunità di crescita, giocano un ruolo determinante nel percorso di ciascun ragazzo o ragazza.
Sebbene i primogeniti sembrino partire con un piccolo vantaggio in termini di QI e di probabilità di proseguire gli studi, la realtà è più complessa. L’intelligenza si costruisce attraverso l’esperienza, l’apprendimento continuo e la qualità dell’ambiente in cui si cresce. Per questo motivo, più che concentrarsi sull’ordine di nascita, è fondamentale offrire a tutti i figli pari occasioni di sviluppo e stimoli culturali.
