Moderat: “III”. La recensione

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Con l’uscita dell’album “III” si completa la trilogia dei Moderat che ha preso vita nel 2009 e si completa dal terzo arrivato in casa Modeselektor + Apparat nei primi mesi del 2016. Quella del trio tedesco è una collaborazione iniziata nel 2002, tra le diversità e le piccole differenze di generi simili ma completamente lontani. Tutte le manovre musicali compiute negli ultimi anni dai Moderat hanno guardato sempre e solo in avanti, con l’obiettivo di crescere ed evolvere il prodotto dell’unione di pensieri musicali diversi a compiere l’ulteriore passo in avanti, gioco da ragazzi per chi, a partire già da un pensiero musicale contemporaneo, preferisce dedicarsi all’avanguardia. La prima esperienza discografica dei Moderat ha goduto di tutto l’hype possibile per l’uscita di un album perfetto, e per la nascita di una super collaborazione che in realtà tutti aspettavano. Come tutte le cose belle, anche per quanto riguarda il genere dei Moderat, sembra esserci qualcosa di irraggiungibile, il trio berlinese negli anni è riuscito a ripulire tutti gli aspetti più acerbi dei loro singoli generi musicali, per regalarci ad oggi un prodotto musicale pulito, all’avanguardia, curato e sofisticato nonostante l’elettronica abbia nel tempo faticato a raggiungere una sua dignità musicale oltre il clubbing.

La musica cresce e si evolve con il trascorrere del tempo, e ciò che nei primi anni 80 veniva definita la musica delle macchine, nell’ultimo decennio si è ritagliata una posizione importante tra i generi considerati più complessi e apprezzati anche dagli addetti ai lavori, sintomo che in qualche modo si sia evoluta adattandosi ad ascolti sempre più esigenti. Trasportando alla deriva le divergenze musicali che ad inizio carriera influenzavano la produzione dei Moderat con il tempo si è arrivati ad un genere nuovo che porta totalmente la firma di Sascha Ring, Gernot Bronsert e Sebastian Szarzy, creando una nuova identità musicale. Parte come intelligent dance music, viene definita in maniera generica elettronica, ma in realtà c’è molto di più dietro i Moderat e anche i brani che portano un carico inconfondibile di elettronica grossolana, sono pensati e studiati nel minimo particolare dell’armonizzazione musicale.

Moderat © Facebook
Moderat © Facebook

L’apertura con “Eating Hooks” fa intendere che non ci troviamo più nelle dimensioni di a “New Error” e “Bad Kingdom“, ci stiamo incamminando in un album sicuramente più cupo e scuro, caratteri provenienti da Apparat, il quale firma inconfondibilmente il mood e il colore musicale di “III“. Un brano d’apertura come questo nei due capitoli precedenti sarebbe stato confinato al plateau di metà disco per riprendere fiato dopo le parentesi aggressive degli inizi. “Running” è sicuramente tra i brani di punta di questo disco, rispolvera l’energia dei Modeselektor, ma riesce allo stesso modo ad essere viscerale ed etereo, come del resto quasi tutti i brani di “III“. L’ascolto procede sulla stessa dimensione con “Finder” e “Ghostmother” per subire un’impennata con “Reminder” primo singolo e punta di diamante di un disco conclusivo di una trilogia degna dell’avanguardia musicale teutonica.

A metà strada tra il Jungle, il Glitch e l’Hiphop i Modeselektor sono riusciti a farsi smussare e addolcire dalla morbidezza di Apparat nell’ultima fatica discografica, sintomo che in qualche modo le influenze reciproche sono funzionali a cambiamenti ed evoluzioni. Il progressivo incamminarsi verso la dimensione assunta da “III” si trova coerente con i tempi in cui certi brani sono stati concepiti: per capolavori come “Milk“,”Rusty Nails“, “Porc #1-2” attualmente avremmo avuto tanto da dire, ma forse sono stati brani maggiormente apprezzati nel lontano 2009. In una scena sempre più esigente e pretenziosa una svolta più scura dalle linee essenziali si trova perfettamente collocata nel giusto ecosistema musicale, nel quale i Moderat si trovano perfettamente adattati. “The Fool” è pienamente contaminata da quell’elettronica tendente all’R’N’B tanto apprezzata ultimamente da colonizzare le classifiche di mezzo mondo, e “Animal Trails” è la giusta dose di energia che ci aspettavamo nel degno successore di “Moderat” e “II“.

Influenze come quelle dei Radiohead, di James Blake, Chat Faker e Aphex Twin sono facilmente percepibili nell’ascolto di “III“, ma c’era da aspettarselo da un lavoro contemporaneo nato in poco tempo dalle ispirazioni di tre musicisti inseriti tra i più influenti degli ultimi tempi. “III” è il giusto seguito che ci aspettavamo e trascende da qualsiasi elemento precedentemente, esiste come naturale evoluzione di un pensiero musicale unico e indipendente. Si assiste sempre di più ad un ritorno alle origini in musica, a partire dai supporti per l’ascolto fino ad arrivare a nuovi dispositivi per la fruizione in ogni luogo di qualsiasi brano musicale, ed è per questo che in perfetta sintonia un album come “III” si colloca tra le avanguardie musicali tenendo le radici ancorate ad un vecchio sentimento tribale.

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