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I Negrita tra il nuovo e il vecchio in intimità a Rende

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Negrita - Rende | © MelodicaMente

Vedere i Negrita in concerto per l’ennesima volta può essere un’arma a doppio taglio, vederli live allo Stadio Marco Lorenzon di Rende ancora di più.
In una serata in cui purtroppo si presenta poca gente all’evento di uno dei gruppi che hanno caratterizzato il rock italiano degli anni ’90 si inizia, dopo una breve intro, senza troppo timore con “Cambio”, che arrivando direttamente dall’omonimo album del 1994 da immediatamente la giusta carica al pubblico presente, brano seguito subito dalle parole di Pau, al secolo Paolo Bruni, che senza mezzi termini fa capire che “siamo pochi ma buoni”, purtroppo ciò non a causa del gruppo, ma forse la colpa va data alla location, Cosenza e le zone circostanti, nonostante la bellissima città che tra l’altro gode di un ottimo panorama musicale, sono difficilmenti raggiungibili, Trenitalia e l’autostrada non sono certo d’aiuto. Tra l’altro la città di Rende ieri è stata teatro di ben due eventi, il primo è stata la premiazione dei Negrita con il  “Riccio d’Argento”, realizzato dall’orafo Gerardo Sacco, come Migliore band dell’anno, quindi in concomitanza al concerto il secondo evento è stato proprio il concerto della band di Arezzo che ha di fatto aperto la ventiseiesima edizione della rassegna del miglior live d’autore italiano ideata e diretta da Ruggero Pegna, che ha predisposto un’organizzazione impeccabile del concerto, che prende il nome di “Fatti di Musica Radio Juke Box” .
Torniamo al concerto relativo al “Dannato Vivere Arena tour 2012“, la seconda canzone proposta è stata “Fuori Controllo”, singolo estratto dall’ultimo album dei Negrita, “Dannato Vivere”, e con essa si mette in mostra il pubblico presente, si nota subito il loro aspetto giovane, si vede che sono fan nuovi, tutti a cantare e ad accompagnare la voce di Pau. Sinceramente da qui in poi per me il concerto è un poco in calo, brani nuovi, a parte alcuni rari inserimenti, che fanno felici i presenti ma che deludono me e chi come me ha conosciuto gli aretini negli anni ’90.
Si va così avanti con tanti brani cantati soprattutto dai più giovani, come “Fuori Controllo” e “Immobili”, “Un giorno di ordinaria magia”, tre singoli estratti dall’ultimo disco,  mentre da “HELLdorado” si tirano fuori “Radio Conga”, “Il libro in una mano, la bomba nell’altra“, dove naturalmente tutti quanti si muovono a ritmo, “Salvation”, con la sua musica ed i cori che uniti al video alle spalle del gruppo invitano tutti a tenere botta al ritornello, e “Notte Mediterranea”. Unico pezzo passato da “Radio Zombie” in tutto il concerto è “Bambole”, in realtà uno dei pochi pezzi che nella prima parte di live fa davvero saltare.

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Scatenato Pau dei Negrita in concerto | © MelodicaMente

Non mancano i pezzi lenti come “Brucerò per te”, il brano che ha anticipato mesi fa l’album “Dannato Vivere”, mentre dal penultimo album ancora arrivano “Che rumore fa la felicità?” e “Gioia Infinita”, e naturalmente “L’Uomo sogna di volare”, dal cui album omonimo poco più avanti sentiremo anche “Rotolando verso sud”.

Per me il pezzo più bello inizia giusto prima del bis, quando la prima parte del concerto si chiude con “A modo mio”, dopo che Pau chiede il pandemonio sotto il palco, e allora tutti a saltare ed il gruppo di fan storici che inizia ad emozionarsi. L’emozione continua dopo il rientro con una serie di brani che hanno reso negli anni grandi i Negrita, arrivano così anche brani da “XXX”, dopo la già citata “A modo mio”, e “Reset”, ma anche da “Ehi! Negrita”. La carica parte con “Transalcolico”, il pubblico apprezza e non sembra più di essere in pochi, piuttosto viene chiesto sempre di più e arriva “Sex”, ormai lo spettacolo ha preso la forma giusta e vuole continuare, così, tra li riff di chitarra di Mac (Cesare Petricich), gli assoli di Drigo (Enrico Salvi), i giri di basso di Frankie (Franco Li Causi), il picchiar sulla batteria di Cristiano Dalla Pellegrina, senza dimenticare gli scratch di John Type e le percussioni di Itaiata De Sa, c’è spazio anche per la dedica alle donne con “Magnolia”. 

E’  apoteosi il finale, “Mama maè” mette d’accordo nuovi e vecchi fan dei Negrita, “Ho imparato a sognare” si trasforma in un abbraccio collettivo, ed “In ogni atomo” è ancora una volta il brano che unisce la band con il pubblico.

Il concerto si chiude con la già citata “Gioia infinita”, che dopo due ore circa di musica ci rimanda a casa con alcune consapevolezze, in primis quella che sicuramente gli ultimi lavori dei Negrita non hanno nulla a che vedere con quelli precedenti, l’influenza etnica li ha sicuramente fatti un attimo staccare dalle loro radici rock, questo sicuramente li ha avvicinati ad un nuovo tipo di pubblico, però l’altra cosa che si fa spazio è la certezza che hanno ancora tanto da dare e che dal vivo possono dire la loro anche in occasioni con una risposta di pubblico limitata.

Noi sicuramente al prossimo concerto saremo ancora sotto il palco a godere della loro performance.

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