Orkestra ristretta di Sollicciano in trasferta alle Murate di Firenze

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Orchestra di Sollicciano | © Enrico Guerri

Spettacolo a cura di Arci Firenze, Ministero di Grazia e Giustizia, Comune e Provincia di Firenze, Regione Toscana quello dell’ “Orkestra ristretta di Sollicciano“: lo show di ieri, 14 Luglio, assumeva dei contorni particolari, per gli interpreti ed il contesto, per la provenienza geografica e per la residenza, ma anche per le atmosfere.

Si trattava come dice il titolo di un concerto di una “ristretta” parte di una “Orkestra” formata al 99.9% da detenuti, il rimanente 0.1% è una persona che lavora per progetti sociali all’interno del luogo di detenzione. Si tratta di persone che si trovano per lo più in stato di detenzione presso il Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano, alle porte di Firenze, oppure altri istituti che non sono stati indicati.

Conversando con uno di questi musicisti, perché per una sera NON chiamiamoli detenuti, mi raccontava che da alcuni anni c’è un laboratorio musicale che permette di apprendere segreti del “mestiere”, permette di coltivare passioni, realizzare sogni, permette – e vedeste come e quanto brillano gli occhi alla persona con cui parlavo – serve aggiungere altro alle descrizioni di una passione quando una persona che è in regime carceraio ha una luce così intensa che neppure parlasse della libertà  l’ avrebbe così intensa? Non credo, gli occhi non tradiscono.

Il carcere di Sollicciano è un complesso costruito agli inizi degli anni ’80, con una “motivazione” archiettonica orientata al simbolo di Firenze, il Giglio. La struttura è abbastanza moderna come concezione di attività, dato che presenta la possibilità di trovarsi all’esterno con parenti e familiari ed eliminare le “barriere”, permette di dedicarsi al giardinaggio, la musica, la scuola, l’università, in teoria imparare un mestiere (la pratica narrano che sia diversa dato l’esiguo numero di posti lavorativi disponbili e l’alta richiesta per accedervi), e numerosi laboratori, che oltre la musica suddetta comprendono pure teatro, pittura & murales e bambole.

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Orchestra di Sollicciano | © Enrico Guerri

Diciamo che questo è un modo per rendere utile la detenzione carceraria, che non è altro che un periodo di “rieducazione” come indicato nella Carta Costituzionale del 1948. Ulteriore particolarità di questo gruppo di detenuti è che sono un mix tra partenopei ed arabi con dei ragazzi africani. Il complesso era composto da un chitarrista, il docente, due cantanti/coristi, un bassista ed un percussionista di origine napoletana, un bonghista, un altro percussionista ed un cantante/corista/rapper, le cui origini sono arabe ed africane.

La musica napoletana si presta agli anni ’50 ed alcune canzoni tradizionali arabe e molto ritmate erano il repertorio di queste persone; il repertorio era dettato da ragioni sentimentali di affezionamento alla propria terra, ma anche evocative di libertà, oltre che una dedica alle famiglie e gli insegnanti.

Ho parlato anche di una caratteristica ulteriore di questo spettacolo, il luogo dell’evento. Si tratta dell’ex Carcere delle Murate. Un complesso che è stato un monastero fino al 1880, e da dopo il 1880 è diventato il carcere di Firenze, fino alla costruzione, all’esterno della città, dell’attuale Sollicciano nel 1980.

Fino alla fine degli anni ’90 l’ex carcere è stato un luogo di abbandono e degrado, a due passi dal cuore di Firenze, piazza Santa Croce. Il restauro è stato coordinato dall’architetto Renzo Piano in collaborazione con il comune di Firenze, per conto dell’UNESCO. E’ stato un restauro fortemente innovativo e che ha introdotto modello di ispirazione europea per il recupero di penitenziari dismessi. Attualmente l’area delle Murate offre spazi di edilizia residenziale, artigianale, commerciale, sociale e pubblico. Quest’ultimo è uno dei più vasti, ed offre spazi per i più piccoli per giocare in sicurezza, spazi per gli studenti della vicina facoltà di architettura di studiare all’aperto ed in luoghi “particolari”.

Vi è spazio per la più importante delle attività che consente di dare vita alle Murate, da mezzogiorno a mezzanotte, il Caffè Letterario: un punto di riferimento e confronto multiculturale fra opinioni, culture diverse, riletture di teste; il tutto basato su una originalità di proposte culturali, musicale e non ultime gastronomiche, e passaggio anche di numerose interviste del network fiorentino Controradio (network di Radio Popolare Milano), curate dal suo direttore Raffaele Palumbo.

Il concerto dell’Orchestra ristretta di Sollicciano

Il concerto è iniziato attorno alle 21.40 e da subito si è compreso che non si trattava di musicisti improvvisati ma sotto quella musica vi era una conoscenza vera di ciò che andavano a fare. Uno dei musicisti di colore durante un brano della sua cultura improvvisa un rap, assieme alle sue “maracas”, con movimento puri da rapper, sullo stile di un più blasonato collega americano dei sobborghi.

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Orchestra di Sollicciano | © Enrico Guerri

Il vestito dei “partenopei” è molto informale, jeans & t-shirt, piuttosto che con jeans e camicia, uno ragazzi di colore indossava un tutone tipico delle popolazioni africane (Kikoi), ma con impresso il volto di Bob Marley.
Il ragazzo ci da dentro, come ci danno dentro anche il percussionista cantante ed il bonghista, come il percussionista italiano che sta seduto sopra una delle sue percussioni, uno strumento che sembra una semplice cassa di legno, e forse lo è anche, ma produce un suono che è un po’ diverso da una semplice cassa di legno.

I “nostrani” coristi fanno ben poco se non ondeggiarsi o fare dei controcori, perché poco possono con la lingua araba, ma nonostante ciò non appaiono come pesci fuor d’acqua sul palco. Il maestro dirigeva sapientemente le danze, e gli altri componenti si facevano onore e spingevano i fratelli di colore a dare di più.

Alcuni cori e controcori erano quasi a cappella, tanto è la sincronia, ma non solamente fra gli italiani anche tra italiani ed extracomunitari, indice di affiatamento e numerose prove nonché di live.

Gli “artisti” sanno tenere bene il palco ed il rapporto con il pubblico. Il repertorio napoletano è fatto ancor più con passione, si parla di musica come “ogni riccio un capriccio”, che uno dei musicisti ha dedicato alla figlia che ha lunghi capelli ricci, ed uno dei coristi alla propria ragazza, anch’essa riccia.
La serata fiorentina è gradevole e ventilata, lo spazio esterno delle Murate si va riempiendo sempre più, tant’è che mi diventa difficoltoso spostarmi per fotografare.

A circa metà del concerto viene chiamata sul palco una delle professoresse che con grande stile ed emozione parla di un progetto, di quel progetto. Il maestro alle volte intraversa la propria chitarra acqustica verso il bassista per creare un piccolo siparietto.

Alle fine gli italiani restano soli sul palco, ed il maestro indica: “facciamo un piccolo extra tutto nostro,  concediamo un altro po’ di libertà, facciamo respirare altra ARIA a questi ragazzi

Il pubblico ha gradito, come ha gradito anche in tutte le altre occasioni, che fossero canti in arabo o in napoletano. Più volte sono stato scambiato per un giornalista di varie testate locali o nazionali, ma ho sempre negato, anche se debbo dire è piacevole, purtroppo però non sono un giornalista né un professionista dell’editoria.

Nel repertorio non potevano mancare alcuni classici interpretati con una verve che accapponava la pelle, specialmente quando il percussionista italiano si mette a creare atmosfere delicate con lo xilofono ed il suo delicato “sfioralmento”.

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Orchestra di Sollicciano | © Enrico Guerri

Il concerto si è concluso nei termini previsti, minuto più minuto meno. Una piacevole nota a margine è stata la presenza di Irene Grandi, che avevo riconosciuto ed ho avuto la conferma che fosse realmente lei sentendo la sua bella voce. Ho carpito una conversazione nella quale diceva che è rimasta piacevolmente colpita da questo concerto ed ha intenzione di organizzare un evento musicale all’interno di Sollicciano.

Questi detenuti come tutti i detenuti sono persone che hanno sbagliato, ma che hanno una enorme voglia di riscatto ed in questo caso la voglia di riscatto per loro è VIVA, è in questa attività.

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