Pentatonix: “PTX Vol. 2”. La recensione

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E’ uscito “PTX Vol.2“, terza fatica dei Pentatonix, pazzesca formazione vocale americana venuta alla ribalta grazie al talent show americano “The Sing-Off“.

Il gruppo texano di Arlington, composto da Scott Hoying, Kirstie Maldonado e Mitch Grassi come voci e dal basso Avi Kaplan e dal beat boxer Kevin Olusola, conosciutosi precedentemente al college e riassemblatosi insieme per l’occasione del talent show, ha ottenuto immediato successo anche grazie alla propria attività su Youtube, che li ha portati a pubblicare vari video sia dimostrativi sulla evoluzione della musica che collaborazioni, come quella con la violinista Lindsey Stirling che dà vita ad una strepitosa cover di “Radioactive“, successo degli Imagine Dragons.

Il terzo EP dei Pentatonix, “PTX Vol.2”, comprende otto canzoni per circa 27 minuti di musica e si apre con “Can’t hold us“, remix della canzone di Macklemore e Ryan Lewis, rapper uscito da poco alla ribalta soprattutto per il suo gusto nel vestire. Il secondo brano è “Natural disaster“, primo dei tre brani originali scritti dal gruppo e che dimostrano come la formazione americana stia evolvendo e portandosi alla scrittura personale. “Love again” ricorda molto alcuni brani di Deadmau5, sia per traccia vocale che per struttura musicale, e come secondo brano inedito è davvero notevole come presentazione.

Il disco prosegue con “Valentine“, remake della canzone di Jessie Ware e Sampha, dove si respira un’atmosfera molto anni ’50 e da college club, e poi con “Hey Momma/Hit the road Jack“, una interessante crasi tra due brani all’apparenza molto distanti tra loro che mette in risalto soprattutto la bravura di Kaplan ed Olusola, che disegnano una base musicale vero e proprio tappeto di strumenti che dimostra le potenzialità della voce.

Pentatonix - "PTX vol. 2" - Artwork
Pentatonix – “PTX vol. 2” – Artwork

Si ha il tempo di ascoltare la cover di “Need your love“, brano di Calvin Harris e Ellie Goulding, e di ascoltare rapiti gli intrecci vocali l’ultimo brano inedito, “Run to you” prima di venire catapultati nella vera bellezza: la band a cappella infatti decide di chiudere questo EP con un remix vocale intitolato “Daft Punk” che omaggia la band elettronica più in voga del momento. Le nostre orecchie ascoltano così in sequenza “Technologic”,”One more time”, “Get lucky”, “Digital love”, “Harde, better, faster, stronger” e “Television rules the nation” sapientemente e vocalmente rielaborate con una maestria spettacolare.
La versione sul sito ufficiale della band contiene anche un ulteriore nono brano, una fusione tra “Save the world” e “Don’t you worry child” degli Swedish House Mafia.

Il gruppo vocale a stelle e strisce colpisce per freschezza ed abilità vocale, in un territorio come quello corale dove noi italiani vantiamo nel corso degli anni antenati eccellenti ed esempi di pura eccellenza (basti pensare alla Schola Cantorum della RCA o ad opere come “Caino ed Abele” per sconfinare nel raffinato pop dei Neri per Caso). Le riletture dei brani moderni sono puntuali e coinvolgenti (il remix dei Daft Punk fa addirittura gridare al miracolo) mentre i brani inediti mostrano che oltre alla cover c’è molto altro spessore da scoprire. Una piacevolissima e notevolissima scoperta.

 

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