L’evoluzione tecnologica di Suno e la sfida legale (www.melodicamente.com)
Nel panorama della musica generata dall’intelligenza artificiale (IA), la piattaforma Suno si distingue come uno dei protagonisti.
Con oltre 50 dipendenti e una tecnologia in continua evoluzione, Suno ha recentemente lanciato la versione V4 del suo modello generativo, che promette produzioni musicali dall’aspetto e dal suono sempre più realistici, spingendo il confine tra creatività umana e artificiale.
Situata a Cambridge, Massachusetts, vicino al campus di Harvard, l’azienda Suno si è rapidamente espansa da una dozzina a oltre cinquanta dipendenti in pochi mesi. Il cofondatore Mikey Shulman sottolinea come la piattaforma stia maturando: «Sta diventando una piattaforma che genera canzoni che voglio ascoltare, e non solo esperimenti da migliorare». L’ultima release, la V4, offre cantanti e strumenti più realistici, con un miglior effetto stereo e una qualità sonora più piena rispetto alle versioni precedenti.
Nonostante i progressi, Suno deve affrontare una causa legale avviata dalla Recording Industry Association of America (RIAA), che accusa l’azienda di aver utilizzato brani protetti da copyright per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale. Shulman ha risposto che «l’uso di opere protette come parte del training è uno standard del settore e non è illegale», ma ha ammesso che questa situazione rappresenta un ostacolo non indifferente. L’industria musicale americana, tuttavia, si mostra preoccupata per la diffusione di brani generati da IA, soprattutto quelli che imitano le voci di artisti famosi senza autorizzazione.
Musica AI: un fenomeno virale e controverso
Negli ultimi mesi, canzoni generate con voci clonate di star come Drake, Rihanna o Michael Jackson hanno invaso le piattaforme di streaming e i social media, diventando facilmente virali. Un caso emblematico è stato il brano “Heart On My Sleeve”, che ha raggiunto centinaia di migliaia di ascolti prima di essere rimosso per ordine della casa discografica di Drake. Nonostante ciò, la popolarità di queste produzioni artificiali continua a crescere, alimentando un dibattito acceso tra artisti e produttori.
Mentre molti nel settore si mostrano diffidenti o apertamente contrari all’uso dell’intelligenza artificiale nella musica, alcuni artisti di spicco come Timbaland hanno adottato Suno come strumento creativo. Shulman conferma che «molti artisti, autori e produttori usano tranquillamente Suno», e che una stella del calibro di Timbaland ha collaborato con la società in veste di consulente creativo.
Questa nuova frontiera permette non solo di generare brani partendo da semplici testi, ma anche di caricare tracce vocali, loop e frammenti audio per creare collaborazioni uomo-macchina a un livello avanzato. In versione beta, Suno offre persino la possibilità di utilizzare video o immagini come fonte di ispirazione per la composizione musicale.

Nel corso di un’intervista rilasciata a “20VC with Harry Stebbings”, Mikey Shulman ha sottolineato come il processo di apprendimento musicale tradizionale sia spesso complesso e poco gratificante per molti: «La maggior parte delle persone non si gode il tempo che trascorre a fare musica». Suno si propone di rimuovere questi ostacoli, offrendo a chiunque la possibilità di creare musica in modo immediato e intuitivo, ampliando così l’accesso alla produzione musicale ben oltre il classico 10% di musicisti esperti.
Tuttavia, questa democratizzazione della musica solleva questioni etiche e legali. Il dibattito si concentra soprattutto sull’uso dei dati protetti da copyright per addestrare modelli di IA e sulla possibilità che in futuro vengano create imitazioni vocali perfette di artisti senza il loro consenso. Shulman stesso ammette che «prima o poi qualcuno addestrerà un modello capace di replicare esattamente la voce di Neil Young, anche senza utilizzare la sua musica originale».
L’industria musicale, da parte sua, sta cercando di governare questa svolta tecnologica. Enzo Mazza, CEO di FIMI, ha definito l’IA generativa nella musica come la più grande rivoluzione dai tempi del file sharing: «Oggi l’industria non si oppone più, ma cerca di integrare e regolamentare l’uso di queste tecnologie». Sono in corso trattative tra etichette come Universal Music e giganti tecnologici come Google e OpenAI per regolare l’accesso ai repertori protetti e proteggere i diritti degli artisti.
