PFAS ordinata un'indagine- Melodicamente.com
PFAS in Italia, l’indagine parte con 10 anni di ritardo e i cittadini sono ancora a rischio: lo studio è davvero impressionante e preoccupa.
Dopo 10 anni dalle prime segnalazioni e diverse richieste non accolte in modo ufficiale è stato predisposto uno studio sulle PFAS in Veneto. Studio finalizzato a riscostruire la storia dell’acque contaminate nella famigerata “area rossa” che si estende tra le province di Vicenza, Padova e Verona, e che ha un effetto retrospettivo diretto a comprendere le ragioni che hanno portato alla contaminazione di determinate acque. L’allerta è stata attutata da diverso tempo, e nonostante i tentativi per avviare l’indagine a causa degli alti costi, non sostenibili dalla regione, è stata rimandata. L’annuncio oggi appare sospetto, visto che l’indagine è stata programmata proprio a ridosso dell’elezione.
L’attuale presidente della regione Zaia si è infatti determinato a portare a termine questa missione, i cittadini coinvolti nell’area sono migliaia ed è opportuno conoscere dati più rilevanti sulla questione. L’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto è tra le più gravi in Europa, e da tempo meritava attenzione visto che mette a rischio la salute degli abitanti della zona. Capirne origini e cause è determinate oggi, ma lo era di più 10 anni fa, cosa è è stata più volte rimandata.
E’ ormai noto da diverso tempo che le contaminazione da Pfas espongono i residenti delle zone interessate a diversi pericoli, le acque non salubri infatti possono provocare alcuni danni alla salute, cosa che i comitati addetti hanno più volte evidenziato all’autorità competenti e non solo. Da ricordare che nel 2016 la Regione aveva deliberato un’indagine epidemiologica al fine di fare un quadro più analitico e approfondito della situazione, ma l’operazione non è mai stata realizzata e questo per questione di costi, o almeno la giunta competente si è così giustificata. Ora l’iniziativa, che a molti appare sospetta visto che è stata autorizzata a ridosso dell’elezioni, è stata ritenuta una questione di primaria importanza.
“Buona notizia, ma con 10 anni di ritardo”, le critiche dei comitati no PFAS
Diversi i comitati che in questi 10 anni si sono attivati al fine di attivare una ricerca sull’acque inquinate della zona veneta. Richieste più volte andante vane, per questo la notizia di un’indagine oggi è stata ritenuta positiva, ma anche criticata: “Una buona notizia, ma con dieci anni di ritardo” ha affermato l’associazione Mamme no PFAS. Se l’indagine fosse stata realizzata quando richiesto oggi si avrebbero a disposizione dati utili per attuare diverse politiche di prevenzioni. Informazioni finalizzate a ridurre al minimo l’eventuali e possibili conseguenze al problema.

L’altra critica è rivolta alla questione territoriale: l’indagine infatti sarà fatta solo nelle zone Ulss 8 Berica e esclude diverse zone interessate dove la contaminazione è stata accertata e decisamente alta, aree come quelle delle province di Padova e Verona. Infine c’è da sottolineare che il comunicato della regione non tiene conto della partecipazione nell’indagine di tutti quei comitati e organismi anche privati che negli ultimi anni si sono interessati alla problematica e hanno realizzato diverse ricerche, apportando dati utili.
