Quanto si percepisce con 15 anni di contributi? La cifra è folle - melodicamente.com
Con alcune deroghe è possibile accedere alla pensione anche con soli 15 anni di contributi: ecco quanto si può realmente ottenere.
Molti lavoratori si chiedono se sia davvero possibile andare in pensione con soli quindici anni di contributi. L’idea sembra quasi irrealistica, soprattutto se si pensa ai vent’anni richiesti dalla legge Fornero come soglia minima per la pensione di vecchiaia. Eppure, il sistema previdenziale italiano prevede alcune eccezioni precise, pensate per tutelare chi ha carriere discontinue o ha iniziato a lavorare in periodi particolari.
Negli ultimi anni, le cosiddette “deroghe Amato” hanno riacceso l’interesse su questa possibilità. Si tratta di tre casistiche specifiche che consentono, a determinate condizioni, di accedere all’assegno pensionistico pur non avendo raggiunto il requisito contributivo ordinario.
Un esempio concreto arriva da lavoratori che hanno iniziato la propria carriera prima degli anni ’90, accumulando contributi in un sistema allora più flessibile. Per loro, le regole speciali introdotte in passato possono ancora fare la differenza tra attendere altri anni di lavoro o ottenere subito una pensione dignitosa.
Pensione con 15 anni di contributi: quando è possibile e quanto si percepisce
Accedere alla pensione con 15 anni di contributi non è un privilegio per pochi, ma una possibilità regolata con precisione. Le deroghe Amato, introdotte con la legge 503 del 1992, stabiliscono che il diritto può essere riconosciuto a chi:
- ha versato almeno 15 anni di contributi entro il 31 dicembre 1992;
- è stato autorizzato al versamento dei contributi volontari entro la stessa data;
- ha versato il primo contributo almeno 25 anni prima della richiesta di pensione.
Queste condizioni, pur restrittive, aprono la strada a una pensione di vecchiaia anche senza i 20 anni previsti dalla Fornero. Resta però indispensabile aver compiuto almeno 67 anni o, in alternativa, maturare un assegno pari almeno all’importo dell’assegno sociale. L’importo dipende da due elementi chiave: il montante contributivo, cioè la somma dei contributi effettivamente versati, e il coefficiente di trasformazione, che cresce con l’età del pensionamento.
In termini pratici, chi ha versato 15 anni di contributi con una retribuzione media di 1.500 euro mensili può aspettarsi un assegno intorno ai 500-600 euro al mese. La cifra può salire leggermente se il lavoratore ha proseguito oltre i 67 anni o ha versato contributi più elevati. Non si tratta quindi di una “pensione ricca”, ma di una misura di tutela minima per chi non ha potuto completare una carriera contributiva piena.

Il sistema delle deroghe Amato rappresenta uno dei pochi strumenti che mantengono una funzione sociale nel panorama previdenziale italiano. Permette a persone con percorsi lavorativi irregolari, spesso donne o lavoratori autonomi con carriere discontinue, di non restare escluse dal sistema pensionistico.
L’importo non è alto, ma garantisce una sicurezza economica di base e riconosce un principio fondamentale: ogni anno di lavoro deve avere un valore.
Oggi, in un contesto di precarietà diffusa, questa possibilità continua a essere una risorsa importante per chi si avvicina alla pensione con alle spalle una storia contributiva frammentata. E dimostra che, a volte, anche quindici anni possono bastare per garantirsi un reddito stabile nella terza età.
