L’obbligo delle banche di offrire bonifici istantanei e la regola dei 10 secondi(www.melodicamente.com)
Nell’ambito delle operazioni bancarie, ricevere un determinato tipo di bonifico può attivare i controlli dell’Agenzia delle Entrate.
In un contesto di crescente digitalizzazione e controllo fiscale, è fondamentale conoscere quali siano le condizioni che inducono l’avvio di verifiche e come comportarsi per evitare spiacevoli sorprese.
Il bonifico bancario è diventato il metodo più diffuso e sicuro per trasferire denaro, grazie soprattutto all’home banking che consente operazioni rapide e comode da smartphone o computer. Tuttavia, la normativa vigente prevede che le autorità fiscali possano intervenire solo in presenza di specifiche condizioni che giustificano i controlli.
Uno degli elementi più importanti è la corretta compilazione della causale del bonifico, che deve indicare con precisione il motivo del trasferimento di fondi. Ad esempio, se il bonifico riguarda il pagamento di una fattura emessa da un professionista, la causale deve riportare il numero della fattura; se è una restituzione di prestito o una donazione, queste informazioni devono essere chiaramente esplicitate.
Lasciare la causale vuota, incompleta o imprecisa rappresenta una delle principali cause di accertamenti fiscali, poiché genera dubbi sulla reale natura della transazione. È importante sottolineare che i controlli vengono effettuati sul conto di colui che riceve il denaro e non su quello di chi lo invia. Inoltre, i movimenti in uscita da conti italiani generalmente non sono soggetti a verifiche, salvo casi particolari relativi a trasferimenti verso l’estero.
Soglie di attenzione per bonifici internazionali e obblighi di comunicazione
Dal 2024, le normative contro l’evasione fiscale si sono ulteriormente inasprite, soprattutto per i bonifici che coinvolgono conti esteri. In particolare, chi effettua un bonifico superiore a 12.500 euro verso un conto domiciliato in un Paese extra Unione Europea è tenuto a compilare la Comunicazione Valutaria Statistica, un adempimento che consente di monitorare i flussi di denaro transfrontalieri.
Inoltre, la soglia che fa scattare automaticamente i controlli per i movimenti in entrata da Paesi esteri è fissata a 15.000 euro. Quando un conto riceve un bonifico di importo superiore a questa cifra, la banca è obbligata a segnalare l’operazione al Ministero delle Entrate, che potrà avviare ulteriori accertamenti. Questi meccanismi rappresentano un tassello fondamentale nella lotta contro l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro illecito.

Per mettersi al riparo da possibili verifiche fiscali è indispensabile adottare alcune buone pratiche:
- Compilare sempre in modo corretto e dettagliato la causale del bonifico, indicando con precisione la natura della transazione (pagamento fattura, prestito, donazione, affitto, ecc.);
- Evitare di ricevere bonifici da Paesi esteri senza un’adeguata documentazione che giustifichi la provenienza e la finalità dei fondi;
- Prestare attenzione ai limiti di importo che possono attivare controlli, soprattutto per operazioni transfrontaliere;
- Conservare tutta la documentazione relativa ai pagamenti ricevuti, per dimostrare la legittimità delle somme in caso di verifica.
Controlli fiscali sulle carte prepagate: quando scattano?
Oltre ai bonifici, anche le operazioni con carte prepagate possono essere oggetto di controlli da parte del Fisco, ma con modalità e condizioni diverse. È importante chiarire che l’Agenzia delle Entrate non richiede di dichiarare l’apertura di una carta prepagata, bensì il reddito che transita su di essa, al fine di prevenire evasione fiscale.
Le transazioni tra carte prepagate e conti correnti, come il trasferimento dello stipendio, non generano di per sé la presunzione di reddito tassabile, poiché sono operazioni tracciabili. Tuttavia, il Fisco può intervenire quando si registrano movimenti che comportano la presunzione di reddito, ad esempio:
- Depositi in contanti effettuati direttamente sulla carta prepagata presso gli sportelli;
- Ricezione di bonifici da terzi su carte prepagate dotate di IBAN, come la Postepay Evolution.
In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può avviare un accertamento e sarà il contribuente a dover dimostrare che le somme ricevute sono già state tassate o sono esenti da imposizione fiscale.
