Secondo Pitchfork, “God Only Knows” dei Beach Boys è la miglior canzone anni ’60

Gli anni Sessanta rappresentano uno dei decenni più rivoluzionari e fertili per la storia della musica contemporanea, un periodo in cui si sono affermati artisti e generi che hanno segnato indelebilmente la cultura popolare mondiale. La rivista musicale Pitchfork ha recentemente pubblicato una classifica delle 200 migliori canzoni di quel decennio, con l’obiettivo non solo di celebrare i grandi nomi come Bob Dylan, Aretha Franklin, i Beach Boys e i Beatles, ma anche di dare risalto a contributi meno noti ma altrettanto rilevanti, come i brasiliani Os Mutantes, i pionieri dell’elettronica Silver Apples e il free jazz di Albert Ayler.

La varietà sonora degli anni Sessanta e il ruolo dei singoli

Gli anni Sessanta sono stati un decennio in cui la musica si è evoluta rapidamente, con l’emergere di nuovi generi e sperimentazioni sonore che si sono susseguite a ritmo serrato. Dopo l’esplosione del rock’n’roll, la musica pop ha acquisito un ruolo più profondo, andando oltre la semplice moda adolescenziale per diventare la colonna sonora di movimenti sociali e politici di grande portata, come il movimento per i diritti civili, l’epoca della cultura hippie e la protesta contro la guerra in Vietnam.

Pitchfork sottolinea come quel periodo fosse fortemente incentrato sul singolo, un formato che ha permesso di scandire con precisione l’evoluzione musicale e culturale dell’epoca. La rivista ha scelto di limitare a cinque il numero massimo di brani per artista presenti nella classifica, proprio per garantire una rappresentazione più ampia e diversificata dei suoni che hanno caratterizzato quegli anni.

La migliore canzone degli anni Sessanta: “God Only Knows” dei Beach Boys

Al primo posto della classifica di Pitchfork si trova God Only Knows dei Beach Boys, definita un capolavoro senza tempo. Il magazine la descrive come una canzone profondamente emozionante, che riesce a trasmettere sentimenti complessi quali amore, tristezza, gratitudine e, allo stesso tempo, un sottile senso di disperazione.

Pur essendo celebrata come un monumento della musica pop occidentale, God Only Knows non si lascia incasellare come un semplice oggetto da museo: la sua umanità permane intatta, sfuggendo a ogni analisi puramente critica. L’incertezza del verso iniziale riflette l’ottimismo ingenuo della cultura giovanile degli anni Sessanta, mentre la voce di Carl Wilson esprime con struggente bellezza il dubbio e la speranza fragile che l’amore possa essere la risposta a ogni domanda.

Questo brano, dal valore artistico e emotivo universale, rappresenta il passaggio dall’innocenza dell’infanzia alla consapevolezza adulta, restando una pietra miliare della musica mondiale.

Il contesto culturale e musicale degli anni Sessanta: da Dylan ad Aretha Franklin

Parallelamente ai Beach Boys, altri artisti hanno definito l’identità musicale degli anni Sessanta. Bob Dylan, con la sua capacità di coniugare la musica folk con tematiche sociali e politiche, ha rivoluzionato il concetto di cantautore, diventando un’icona mondiale grazie a canzoni che hanno segnato la storia della musica e della letteratura. Premiato con il Nobel per la Letteratura nel 2016 e vincitore di numerosi Grammy, Dylan ha saputo innovare senza mai perdere la sua autenticità, influenzando generazioni di artisti.

Dall’altra parte, la regina indiscussa del soul è stata Aretha Franklin, la celebre “Queen of Soul”, che con la sua voce straordinaria ha saputo dare forza e dignità a un’intera generazione. Con una carriera che si estende dal gospel al rhythm and blues, passando per il blues e il rock, Aretha ha portato al successo brani come “Respect”, che divenne un inno per i movimenti femministi e per i diritti civili. La sua importanza è stata riconosciuta con diciotto Grammy Award e l’ingresso come la prima donna nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1987.

Il lascito di Aretha Franklin e Bob Dylan evidenzia come gli anni Sessanta siano stati un decennio di grande fermento artistico e sociale, in cui la musica è stata strumento di espressione e di cambiamento.

Curiosità e approfondimenti

Oltre ai grandi nomi più noti, la lista di Pitchfork include anche artisti meno conosciuti al grande pubblico ma fondamentali per comprendere la ricchezza e la varietà sonora degli anni Sessanta. Ad esempio, i brasiliani Os Mutantes hanno portato una dimensione politica nelle canzoni pop, mentre Silver Apples hanno sperimentato con l’elettronica, anticipando sviluppi futuri della musica.

Questa attenzione verso la pluralità di stili e di voci contribuisce a restituire un ritratto più completo e sfaccettato di un decennio che ha cambiato per sempre il panorama musicale mondiale, con un impatto ancora oggi percepibile in molti generi contemporanei.

L’ascolto di quel periodo, e in particolare di brani come “God Only Knows”, permette non solo di rivivere emozioni autentiche, ma anche di comprendere come la musica degli anni Sessanta sia stata e continui a essere una fonte inesauribile di ispirazione e riflessione.

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Redazione