Shakira: “El Dorado”. La recensione

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Preceduto dal singolo “Me enamorè” è uscito “El Dorado“, il nuovo album di Shakira, la cantante colombiana salita agli onori delle cronache per le sue canzoni e per la sua relazione con il giocatore del Barcellona Gerard Piqué. Il video del singlo, firmato da Jaume de Laiguana, collaboratore di lunga durata dell’artista e regista anche dei suoi video di “La Bicicleta” e “Chantaje”, ha già superato i 148 milioni di visualizzazioni su Vevo/YouTube, mentre il brano è oltre i 40 milioni di stream.

Il disco è stato preceduto da una enorme caccia al tesoro organizzata dalla stessa cantante e legata al nome del disco, la mitica città colombiana di El Dorado che secondo i conquistadores spagnoli nascondeva grandissimi tesori per ritrovare i quali sono stati impiegati inutilmente anni e anni: grazie alla app ShakiraElDorado.com i fan hanno così partecipato alla caccia al tesoro organizzata dalla cantante di Barranquilla che ha nascosto dei “tesori” in oltre 900 luoghi in giro per il mondo, “scavenger hunt” che ha permesso di comporre alla fine la tracklist dell’album.

El Dorado” è il primo album di Shakira quasi tutto in spagnolo da “Sale el Sol” del 2010 e il suo primo album in studio dall’omonimo LP del 2014 e la copertina del disco è stata creata da Jaume de Laiguana: l’album è composto da 13 tracce e la prima canzone è proprio il singolo “Me enamoré“, brano che  racconta la sua storia d’amore con il calciatore spagnolo Gerard Piqué e che ha conquistato subito la Top 5 della Billboard’”Latin Pop Songs Chart”. La seconda canzone è “Nada“, canzone più lenta e melodica che ricorda molto da vicino altre ballads che ha cantato la cantante colombiana e che ci hanno fatto apprezzare nel tempo la sua voce, mentre “Chantaje” è stata scelta come altro singolo e vede la collaborazione di Maluma: il pezzo, dal sound molto moderno, ha già collezionato oltre un miliardo di visualizzazioni su YouTube e il suo doppio platino in Italia è diventata una delle hit latin più famose e importanti.

Nel disco non mancano canzoni in inglese, come “When a woman“, ma suonano quasi come pezzi estranei nel contesto globale, come concessioni fatte a non si sa bene chi o cosa per chissà quale motivo, visto che brani come “Amarillo” e “Perro fiel” (con la partecipazione di Nicky Jam), sono la vera anima del disco, colmo di ritmi latini e di quella musicalità sudamericana che ha reso Shakira amata e benvoluta nel mondo. Non mancano nel disco aperture alla musica che sta spopolando in questi tempi, come “Trap” con la collaborazione di Maluma, ma sono comunque “filtrate” dal sentore sudamericano di Shakira, non sono piazzate lì tanto per starci o per fare audience.

Frontal
Shakira – “El Dorado” – Cover

È il tempo di un brano in inglese e francese (“Comme moi” con Black M e “Coconut tree“) prima di un altro grande successo di questo disco, “La Bicicleta“, cantata con Carlos Vives, un brillante mix di sonorità urban e di vallenato (genere folkloristico colombiano) che si è posizionato al primo posto della Bilboard Latin Airplay Chart per 25 settimane e ha conquistato 5 dischi di platino in Spagna e il disco d’oro in Italia.

Verso la fine del disco c’è anche il tempo per “Deja vu“, una sensuale bachata che vede la presenza di Prince Royce e che ha raggiunto la #1 della Billboard “Tropical Songs” Chart: subito dopo troviamo “What we said“, che non è altro che una versione riveduta e corretta di “Comme moi” che questa volta vede i Magic! al posto di Black M, e l’ultimo brano dell’album, “Toneladas“, è una dolce nenia che porta con naturalezza alla chiusura del nuovo progetto musicale di Shakira.

Come già scritto in sede di recensione, non ho gradito molto l’inclusione dei brani in inglese in questo “El Dorado“, dato che questo disco sembra essere nato solo per impreziosire e esaltare il lato spagnolo della musica di Shakira. Tutti i brani in lingua originale della cantante colombiana sono precisi e sul punto e mostrano come lei sia a suo agio con i ritmi e le musiche della sua terra, con delle punte di eccellenza come “Deja vu“, “Trap” e “Amarillo“: quando andiamo invece ad analizzare i brani in inglese il livello qualitativo del disco a mio avviso cala, e questo fa credere che forse sia stato meglio un disco in sola lingua iberica. Il voto finale non può che essere una media ponderata tra le due valutazioni, ma questo non può negare che “El Dorado” sia un disco che soprattutto questa estate sfonderà e sarà la colonna sonora delle spiagge.

 

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