Tassa sui rifiuti: il ruolo della Cassazione e la questione IVA (www.melodicamente.com)
Una sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha rivelato una problematica poco conosciuta riguardante la tassa sui rifiuti (TARI).
Secondo la pronuncia, molti contribuenti italiani hanno versato per anni un importo errato, in particolare per quanto concerne l’applicazione dell’IVA su tale tassa. Vediamo in dettaglio i risvolti di questa decisione e come è possibile richiedere il rimborso degli importi indebitamente pagati.
La tassa sui rifiuti è un tributo locale istituito a partire dal 2014, in sostituzione di precedenti imposte come la TARES e la TARSU, volto a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Viene calcolata in base a vari parametri, quali la superficie calpestabile degli immobili, la zona di ubicazione e il numero di componenti del nucleo familiare.
Tuttavia, con la sentenza numero 5078 del 2016, la Corte Suprema di Cassazione ha stabilito con chiarezza che l’IVA non è applicabile sulla TARI. L’imposta sul valore aggiunto, infatti, non deve gravare su un tributo già finalizzato alla copertura di costi pubblici per la gestione dei rifiuti. L’applicazione dell’IVA su questa tassa rappresenta una forma di doppia imposizione, vietata dal principio di equità fiscale.
In pratica, secondo la Cassazione, i cittadini che hanno pagato l’IVA sulla tassa sui rifiuti hanno diritto a richiederne il rimborso. Questo riconoscimento apre la strada a numerose domande di restituzione di somme versate indebitamente a molti Comuni italiani.
Come richiedere il rimborso e termini di prescrizione
Un elemento fondamentale indicato dalla Corte riguarda il termine entro cui è possibile avanzare la richiesta di rimborso: il contribuente può presentare domanda fino a 10 anni dopo il pagamento della tassa con IVA indebitamente applicata. Questo termine di prescrizione decennale si differenzia dal più breve limite quinquennale previsto per i casi ordinari di rimborso di imposte non dovute.
Questa distinzione è dovuta al fatto che l’addebito dell’IVA sulla TARI non è una semplice imposta erroneamente pagata, ma una somma versata senza un titolo giustificativo valido, pertanto soggetta a una prescrizione più estesa.
Per ottenere il rimborso è necessario rivolgersi all’Ufficio Tributi del proprio Comune di residenza o utilizzare i canali messi a disposizione dalle associazioni dei consumatori. La domanda di rimborso deve essere corredata dalle fatture o dalle ricevute di pagamento che attestano l’avvenuto versamento della tassa con l’IVA inclusa.

È importante sottolineare che la gestione della TARI e le modalità di presentazione delle dichiarazioni sono organizzate in modo differente a seconda del Comune di appartenenza. A Roma Capitale, ad esempio, la tassa viene amministrata da AMA SpA, società incaricata del servizio di gestione dei rifiuti urbani, e prevede una serie di componenti aggiuntive oltre alla quota base, come l’addizionale TEFA e altre due quote perequative per coprire costi specifici derivanti da rifiuti accidentalmente pescati o agevolazioni per eventi calamitosi.
I contribuenti devono presentare la dichiarazione della tassa entro 90 giorni dall’inizio del possesso o della detenzione dell’immobile o di eventuali variazioni che influiscano sull’importo della tassa. Tale dichiarazione può essere inviata tramite piattaforme online messe a disposizione da AMA o con apposita modulistica.
