The Vaccines: “Come Of Age”. La recensione

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The Vaccines - "The Vaccines Come of Age" - Artwork

La band indie rock dei Vaccines, nata a Londra nel 2010, è ritornata con un nuovissimo disco “Come Of Age” che non si discosta molto dal precedente lavoro, che è valso alla formazione una critica molto positiva a livello mondiale. Amatissimi in madre patria UK, la band sta sfornando un disco all’anno, numerosi singoli e una prolificità che speriamo duri anche in futuro. Iniziamo immediatamente sottolineando quali sono i pregi di questa band costituita da quattro giovani ragazzi,  Justin Young (voce, chitarra), Árni Hjörvar (basso), Freddie Cowan (chitarra) e Pete Robertson (batteria); i Vaccines riescono a catturare pienamente il lato leggero dell’indie rock e, la loro immediatezza musicale, li innalza ad essere una delle band che maggiormente incuriosiscono per gli anni a venire. Approvati dal guru musicale Zane Lowe, noto conduttore di BBC Radio 1, la formazione ha convinto immediatamente grazie al formidabile disco d’esordio che ha fatto esclamare più di qualche “Ohhh e questi chi sono” nonché una pioggia di votoni che hanno valso a “What Did You Expect from the Vaccines” appellativi interessanti quali uno degli esordi migliori degli ultimi anni. Andiamo ora a scoprire meglio questo nuovo lavoro “Come Of Age” che prosegue la scia sonora già ben scritta e visibile fin dal primo disco.

The Vaccines – “Come Of Age”, l’analisi del disco

Il disco è stato pubblicato il 3 settembre 2012 per la Columbia Records ed è stato registrato in quattro settimane fra il mese di Marzo e Maggio 2012. Prima di approfondire le undici canzoni che compongono il disco, vi presentiamo la tracklist e l’artwork:

The Vaccines - Come Of Age
The Vaccines – “The Vaccines Come of Age” – Artwork
  1. No Hope
  2. I Always Knew
  3. Teenage Icon
  4. All in Vain
  5. Ghost Town
  6. Aftershave Ocean
  7. Weirdo
  8. Bad Mood
  9. Change of Heart Pt.2
  10. I Wish I Was a Girl
  11. Lonely World

La tendenza attuale del mondo indie-rock è una certa altezzosità di base che vuole sempre testi impegnati e band con un suono ben costruito, complesso e completo. I Vaccines sono esattamente il contrario di ciò e, proprio per questo motivo, la loro ascesa nel mondo della musica piace perché sembra essere totalmente spontanea, immediata e semplice.

“What Did You Expect from the Vaccines”, lo scorso anno, è stato una ventata di vento fresco in un ambiente che ha continuamente bisogno di nuova linfa vitale. “Come Of Age”, inizialmente, supportato da un titolo che invita l’ascoltatore a pensare “Probabilmente ci sarà una virata verso la maturità” convince in parte anche se, la votazione, non può di certo essere negativa. Stiamo parlando di una band che in due anni ha prodotto un strepitoso disco d’esordio e un album che è in grado di proseguire questo percorso che conferma le caratteristiche fondamentali della formazione, una votazione bassa o appena sufficiente sarebbe una stroncatura inopportuna.

“No Hope” è il classico brano di fattura The Vaccines, una scrollata di spalle verso le responsabilità e il peso di una giovane generazione. Illuminante, per capire proprio la tematica tanto cara alla band, è il verso “If you are the voice of a generation / But I’m to self absorbed to give it clout / And I, I don’t really care about”. La canzone scorre veloce e non è difficile capire come mai i Vaccines l’hanno scelto come singolo di presentazione del disco.

“I Always Knew” richiama i profumi musicali degli anni passati, è un brano molto musicale che fa venir voglia fin da subito di primavera e la canzone scorre veloce sulla pelle. Si passa poi a “Teenage Icon”, a mio avviso la traccia più riuscita di tutto l’album; il brano inizia subito in maniera trascinante e il ritornello è cantabile all’istante e, dopo il primo ascolto “Teenage Icon” rimane nella mente ancora per molto, molto tempo. Ancora una volta la musicalità così immediatamente percettibile, così chiara e limpida, è supportata da un testo che chiude perfettamente il cerchio di una delle canzoni migliori del disco: “I’m no teenage icon / I’m no Frankie Avalon / I’m nobodys hero”.

Quarta traccia “All In Vein” convince anch’essa seppur di nuovo ci sia gran poco, la prima parte del disco ricorda moltissimo il proseguo del precedente, in una linea temporale ed, in qualche modo evolutiva, da apprezzare. Le canzoni successive “Ghost Town”, “Aftershave Ocean”, “Weirdo” sembrano far perdere un pizzico di appeal al disco, non convincendo così come le precedenti seppur anche “Ghost Town” può vantare di un testo che non se ne andrà facilmente dalla memoria. Ascoltando “Come On Age” qualche somiglianza musicale riecheggia immediatamente ma, chi non ha mai preso spunto dal passato? Le influenze, ormai, sono quanto mai visibili dappertutto e logicamente il filone scelto dai Vaccines spazia dal punk degli esordi modellato con del buon indie rock.

Il disco prosegue fra chitarre che scorrono veloci e testi che le rincorrono in un susseguirsi che è la fortuna della formazione. Del quartetto finale “Bad Mood”, “Change of Heart Pt.2”, “I Wish I Was A Girl” e “Lonely World”, le prime due sembrano un tentativo di calibratura da parte dei Vaccines, quasi che la band volesse sperimentare maggiormente le proprie possibilità senza mai allontanarsi troppo dalle proprio sonorità. “I Wish I Was A Girl” non sarà mai la canzone della vita ma, ancora una volta i Vaccines sanno divertire; una volta finita ci si ritroverà a canticchiare “Yeah I Wish I Was a Girl” senza neanche accorgersene. Questa cavalcata in “Come On Age” termina con “Lonely World” che, quanto meno, è da apprezzare per un evidente tentativo di costruire una ballata maggiormente articolata.

Personalmente, credo che un disco come “Come On Age” non vada assolutamente bocciato. Di certo, ci si aspetta un passo ulteriore dai Vaccines ma, la storia musicale insegna e ha insegnato in più di un’occasione che non sempre il secondo disco di una band è facile, soprattutto se si è creatori di uno dei maggiori successi del 2011. Mentre termino le ultime considerazioni, “Teenage Icon” è già in modalità repeat e gli ascolti hanno abbondantemente superato la dozzina. In fondo, il potere della musica non è proprio quello di essere comunicativa?

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