Uncledog: “Russian roulette”. La recensione

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E’ uscito per l’etichetta Vrec “Russian roulette” , l’album di debutto dei padovani Uncledog, quintetto di hard rock, anticipato dal singolo “Shiver“.

Gli Uncledog sono una band giovane italiana nata nel 2008 da un incontro casuale tra cinque amici con la passione comune per il rock. La band ha cominciato da subito a scrivere pezzi propri appena il cantante Nico si è unito alla band formata da Karma alle chitarre, Lele al basso, Fiore alle tastiere e Babbo alla batteria. Il diverso cammino personale dei vari musicisti ha portato alla creazione di uno stile personale che il gruppo ha riversato grazie all’interessamento di Sylvia Massy (Tool, System Of A Down, Red Hot Chili Peppers, Aerosmith) in un ep, “Face on the floor“, del 2011, registrato ai Radiostar Studios (California), e che li ha portati in giro per un tour che ha toccato Slovacchia, Ucraina, Finlandia, Olanda, Spagna e Russia.

Dal 2012 la band stava lavorando al suo primo disco d’esordio ed eccolo finalmente: “Russian roulette” è stato inciso con la supervisione di Pietro Foresti (già al lavoro con Tracii Guns e Scott Russo) e mixato da Rich Veltrop negli USA e contiene 10 tracce per 42 minuti di musica e si apre con “Always update“, pezzo a metà tra i Soundgarden ed il rock stile Stone Temple Pilots ma con uno stile del tutto personale. Il pezzo è seguito dal singolo “Shiver“, brano che ricorda il periodo d’oro del grunge anni Novanta e che rimane in mente.

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Uncledog – Russian Roulette – Artwork

Follow the sound” cambia leggermente qualche coordinata in questo viaggio musicale rimanendo però nel mare grande dell’alternative rock e si fa notare per le linee di chitarra e per la batteria nonché per i cori davvero apprezzabili ma con “Starry cloud” il gruppo raggiunge secondo me l’apice, grazie alla linea melodica davvero notevole e per la compattezza della canzone, a mio avviso ottima scelta come secondo singolo. Il disco arriva al giro di boa con la title track, un pezzo rock duro e puro molto veloce e molto tecnico.

Con “Brother” e “Peach” il disco scollina e mostra tutta la sua natura alternative rock ma con il secondo brano il gruppo mostra una sua altra sfaccettatura più lenta e più potente, mentre con “Tears in vain” siamo quasi nel territorio dello stoner rock duro, puro, sporco e cattivo ma sempre molto piacevole.

Il disco arriva verso la sua conclusione con “Kick the law“, altro brano arpeggiato e lento diverso dagli altri per il suo approccio che poi porta ad un crescendo musicale. Il grande finale è con il pianoforte di “Dying sun“, un brano che per differenza di suoni e per summa di bravura tecnica mostra il livello tecnico e non solo raggiunto da questa band padovana.

Il disco di debutto degli Uncledog è un gran bel disco che, anche se inserito per bene nel genere dell’alternative rock, non manca di mostrare contaminazioni e inserti musicali di altri generi che sono però sempre funzionali alla musica, non stonano mai o sembrano stonare nel contesto. La band padovana dimostra di amare molto il rock e di sapersi destreggiare discretamente anche quando lo contamina e la produzione ha impreziosito i brani (“Starry cloud” è fantastica) con un prodotto finale gradevole, fresco ma già maturo in molte sue parti. Un disco che consiglio agli amanti del genere.

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