Cecilia Quadrenni a MelodicaMente: “Io, nella musica in punta di piedi”

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Cecilia Quadrenni

Una vita dedicata alla musica e all’arte, alla voglia di sperimentare sempre esperienze nuove e percorrere strade mai battute: così si presenta Cecilia Quadrenni, giovane cantautrice originaria dell’aretino, ma che ha fatto la propria fortuna nel Regno Unito, partendo da un video pubblicato su Youtbe. Da allora sono passati appena un paio d’anni, il suo successo è cresciuto e lei con esso, oggi è pronta a pubblicare il suo EP “Molto personale”, contenente tre cover (“Take On Me”, “Relax” e “Paparazzi”) ed un inedito scritto da lei stessa (“It’s Just Rain”). Noi di MelodicaMente l’abbiamo contattata ed abbiamo scoperto un’anima delicata, ma dalla tempra forte e determinata, Cecilia Quadrenni.

Il tuo EP si intitola “Molto personale”, affronti cover ed un brano inedito con il preciso scopo di interpretarli in una tua particolare chiave. Qual è l’immagine di te, del tuo essere artista che credi emerga dal disco?

Con questo EP, reinterpretando alcuni successi in chiave acustica, ho cercato da far emergere il mio modo “intimo” di fare musica, presentandomi in punta di piedi: un modo delicato ma deciso che non vuole urlare per farsi ascoltare ma vuole far emergere la musica nella sua essenza e semplicità senza sovrastrutture ed in maniera autentica. Questo è anche il mio tentativo di vivere la vita in tutti i campi  e spero che nella musica  si possa percepire.

Cover "Molto personale" Cecilia Quadrenni
Cover “Molto personale” Cecilia Quadrenni

L’inedito, scritto da te, è “It’s Just Rain”. Tu, come molti tuoi colleghi italiani, hai deciso di scrivere in inglese. Come mai questa scelta di privilegiare una lingua straniera, anziché quella madre?

Scrivere e cantare in inglese è stata una scelta dettata dalle coincidenze, ovvero dal dover presentare il mio lavoro ad un pubblico internazionale. Credo comunque che ormai la lingua in cui si canta debba essere un dettaglio, in un mondo dove le distanze si sono accorciate e la lingua italiana sta perdendo tante locuzioni e tante espressioni. Il  testo del brano deve avere la musicalità della melodia e dell’arrangiamento a seconda delle atmosfere. Il testo per me è musica. Amo molto le lingue non usate in maniera classica, il mio sogno infatti è quello di cantare una canzone in greco moderno, lingua meno usata rispetto ad altre in questo campo, ma dalla sensualità e musicalità introvabili. Questo discorso cambia per il cantautore inteso nel senso classico del termine, che fa del testo la parte  principale del brano. In realtà io, pur scrivendo canzoni, mi sento l’interprete dei miei brani più che cantautrice.

Le cover contenute in “Molto personale” spaziano nel tempo e nei generi musicali: A-Ha, Mika, Lady Gaga. Qual è il filo conduttore che unisce i pezzi tra loro? E quale quello che li lega a te?

In realtà l’unico filo conduttore è stato quello di poter portare nel mio mondo musicale alcuni brani che di per sé non lo erano. Riuscire a sentirli miei  grazie alla chiave acustica  è stata la molla che mi ha fatto innamorare dei brani e mi ha fatto venire voglia di inserirli nel progetto.

Il tuo esordio nel mondo della musica è arrivato nel 2011, quando un manager inglese ti ha notata nel web ed ha deciso di portarti con sé a Londra. Quali sono le differenze che hai potuto notare tra il panorama musicale e discografico straniero e quello italiano?

Non amo parlare male della nostra nazione ma devo ammettere che riguardo alla musica all’estero ho avuto la possibilità di conoscere il mondo musicale inglese e per quanto mi riguarda c’è  un grande rispetto ed una maggiore considerazione per la musica e l’artista. Purtroppo da noi dobbiamo ammettere che difficilmente si trovano persone disposte a prestare attenzione ad un progetto inedito da far conoscere. Quello che più mi è rimasto impresso dei live in Inghilterra è che mi chiesero di cantare più pezzi miei e meno cover perché in alcuni club le persone vanno a caccia di nuovi artisti proprio per comprare il disco e vogliono quindi poterlo ascoltare dal vivo.

 

Cecilia Quadrenni
Cecilia Quadrenni

Abbiamo accennato al mondo di internet, che oggi dà modo a molti giovani promettenti di farsi conoscere in un contesto ostico alle novità. Il tuo approccio ha avuto come mezzo il “Concierto De Aranjuez” di Rodriguez, composizione di musica classica reinterpretata in chiave pop. Com’è nato quel progetto?

Questo brano famoso in tutto il mondo, può essere considerato un capolavoro della musica classica e molti cantanti lirici lo hanno interpretato, come Bocelli, Pavarotti, Carreras… Mi piacque così tanto che decisi di rifarlo in chiave pop, in spagnolo e metterlo online e sugli store digitali. Non mi sarei mai aspettata i riscontri da tantissime parti del mondo, soprattutto America latina, ma anche dei Paesi Arabi e Stati Uniti. E grazie ad alcune persone che mi hanno conosciuto tramite il Concerto De Aranjuez, ho scoperto che la mia versione del brano è l’unico rifacimento in chiave pop.

Al momento stai lavorando al tuo nuovo album, che sappiamo già sarà totalmente in italiano. Cosa altro puoi anticiparci a riguardo?

Ci saranno 4 pezzi originali  tra cui “It’s Just Rain” che ho presentato in chiave acustica nell’EP “Molto Personale” e che nell’album sarà interamente arrangiata. E poi ci sarà una cover di un brano francese di un musical che ho ritradotto in italiano, a testimoniare la mia passione per la ricerca verso mondi internazionali  e verso il passato. E poi sto scrivendo brani nuovi…

Sei partita da Arezzo, sei approdata a Londra ed ora torni in Italia carica di progetti ed idee. Questo viaggio come ti ha cambiata? Cosa è che oggi distingue Cecilia Quadrenni?

Questo viaggio mi ha aperto molti orizzonti anche perché ho conosciuto artisti di ogni parte del mondo con cui ancora sono in contatto. Ricordo un gruppo californiano  che faceva musica in lingua indonesiana  e mi sono accorta che non serve seguire sempre strade già battute per far conoscere la propria musica. Ci sono tantissimi modi tutti giusti e tutti sbagliati ma lo sforzo sta solo nel trovare il proprio mondo interiore e la strada adatta da percorrere. Ho imparato che non importa da dove si parte o dove si arriva, l’importante è intraprendere il proprio viaggio nella strada che si preferisce.

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