Nuovo studio esperienza pre-morte-Melodicamente.com
Un recente studio sull’esperienza pre-morte rivela dati inaspettati: la conferma della scienza su cosa “succede dopo la morte” è scioccante.
Lo studio di soggetti che sono stati protagonisti di un’esperienza pre-morte è stato spesso al centro dell’interesse mediatico. Diversi i gruppi di ricercatori di vari paesi del mondo che si sono concentrati nel campire di più in merito, e che sono riusciti a sintetizzare alcuni dati importanti. In base alle varie testimonianze raccolte nel corso del tempo di persone che sostengono di aver vissuto l’esperienze pre-morte (Near Death Experience, NDE) si è accertata una condivisione di informazioni comuni: in molti sostegno di aver percepito un senso di leggerezza e serenità, di aver visto luci intense e aver incontrato persone defunte.
In virtù dei diversi dati raccolti la rivista Psychology of Consciousness: Theory, Research, and Practice ha realizzato uno studio finalizzato a comprendere meglio come la NDE ha inciso sulla vita quotidiana dei vari soggetti. Sono stati presi in esame ben 67 casi che hanno raccontato, attraverso test appositi, come sono cambiati dopo l’esperienza pre-morte. I dati ottenuti sono eclatanti e in modo indiretto confermano l’esistenza della NDA.
La dottoressa Marieta Pehlivanova, del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Neurocomportamentali dell’Università della Virginia, ha messo in evidenza gli effetti psicologici e sociali di questa particolare esperienze, che solo fino a qualche anno fa non veniva neanche considerata. Lo studio ha rivelato che alcune persone hanno percepito una sorta di svolta esistenziale, hanno preso atto di aver avuto una seconda opportunità e per questo non possono sprecarla. Di conseguenza hanno cambiato il loro modo di vita e si sono dedicati ad aiutare gli altri.
La DNA, effetti collaterali positivi e negativi
Oltre ai diversi effetti positivi che la DNA ha provocato sui diversi individui oggetti dello studio, sono stati accertati anche quelle negativi. C’è infatti chi si è chiuso in se stesso, e ha evitato di chiedere aiuto e di raccontare il suo vissuto per paura di non essere creduto e deriso. E questo ha alimentato dubbi e insicurezze. Per questo gli addetti ai lavori si sono impegnati a offrire il loro sostegno e una comprensione psicologica non indifferente.

Tuttavia c’è anche chi ha compreso la necessità di non potere vivere questa esperienza da soli, e per questo chiedere aiuto su come affrontare ciò che si è provato è stato spontaneo e naturale: “Il nostro obiettivo è comprendere meglio i bisogni di supporto di chi ha vissuto un’esperienza pre-morte e aiutare il sistema sanitario a fornire una risposta più empatica e olistica”, ha spiegato l’esperta. Si è percepita così la necessità di formare in futuro operatori sanitari in grado di affrontare la problematica.
