Marco Selvaggio, “The Eternal Dreamer” e la passione per l’Hang

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Si chiama Marco Selvaggio, è un giovane poliedrico percussionista catanese, e il 1 Dicembre ha dato alle stampe per la Waterbirds Records di Nica Midulla Le Pira,”The Eternal Dreamer“, album che vede la partecipazione alla voce di alcuni importanti artisti nazionali e internazionali: collaboratori d’eccezione del disco sono infatti il cantautore romano Davide Combusti, in arte The Niro, la francese jazz singer Anne Ducros, il cantautore folk Daniel Martin Moore, Dan Davidson (dei Tupelo Honey), l’interprete di musical Haydn Cox, l’inglese Hazel Tratt e la danese Sidsel Ben Semmane.

Il disco, anticipato dall’omonimo singolo,  è molto etereo e sognante la cui particolarità risiede nel preziosissimo HANG, strumento idiofono svizzero suonato da Marco. L’HANG è uno degli strumenti musicali più rari al mondo, è uno strumento idiofono composto da due parti convesse di metallo, unite l’una all’altra: lato “DING” e lato “GU”. Il lato DING è composto da 8 zone tonali poste nella parte più esterna del corpo, mentre il lato GU è prevalentemente studiato come cassa risonante. Proprio l’Hang è base musicale dell’intero album di Marco Selvaggio (composto da 3 brani strumentali, 6 brani in lingua inglese e 1 brano in francese).

Incuriositi dall’artista e dalla sua passione abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere per scoprire il passato, conoscere il presente e soprattutto i progetti futuri.

Marco Selvaggio| © Fabio Florio
Marco Selvaggio| © Fabio Florio

 

1) Sei un percussionista poliedrico e uno dei pochissimi in Italia a suonare l’hang. Come è nata questa passione per uno degli strumenti più rari al mondo?

Non è semplice spiegare da cosa nasca la passione per questo strumento! Io dico sempre che è stata serendipità! Il termine serendipità indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra. Io non cercavo l’hang, mi è semplicemente capitato davanti un suonatore dell’est Europa mentre cercavo un locale di Roma per Trastevere! Da la è iniziata la sfrenata ricerca per lo strumento e l’amore folle per lo stesso che mi ha portato oggi a suonare e comporre tante musiche e canzoni e che al tempo stesso mi tiene incollato 4 ore al giorno, o meglio a notte, sullo stesso. È uno strumento incredibile che riesce ad evocare sensazioni mistiche. È quasi ipnotico ed è difficile separarsene. Non è semplice descriverlo, io dico sempre che se la magia è presente nella musica, per quanto mi riguarda, è dentro questo scrigno di metallo chiamato Hang.

2) La tua passione verso l’Hang ti ha portato a unire questo strumento alla musica house ed elettronica. Chi o cosa ti ha portato a sperimentare questo connubio?

Suono diversi strumenti musicali anche se da qualche anno a questa parte mi son dedicato solo allo studio dell’hang. È iniziato tutto circa 13 anni fa a Pisa per gioco, un po’ come una sfida, e da lì non ho più smesso. Ho iniziato a prendere lezioni da maestri africani e a fare diversi stage formativi. Da lì mi sono poi anche avvicinato al mondo della musica house suonando le percussioni dal vivo in alcuni club della mia città! In fin dei conti si comincia sempre così… dal basso, per crescere! Avuto l’hang mi è venuta l’idea di sperimentare il suono dell’hang a questa tipologia di musica! Con l’hang si possono creare delle vere e proprie melodie e guardando online mi ero accorto che mai nessuno dal vivo aveva fatto tutto ciò. I frutti di questa sperimentazione – non ancora compresa pienamente a Catania probabilmente – mi hanno portato a suonare e sperimentare questa piccola innovativa idea in giro per l’Europa tra club e festival (Monaco, Vienna, Bratislava, Londra, Malta etc…). Ho iniziato a incidere i primi EP collaborando con diversi dj producer stranieri. Uno dei più belli è senza dubbio quello realizzato insieme al dj producer inglese Jules Dickens – aka Abstract Source – per la casa discografica brasiliana “Electronic Fusion Records” e l’EP Hangology in collaborazione con diversi dj producer italiani per l’etichetta Forevergreen fm. Ho preso parte pure a diversi festival di musica house ed elettronica e ad oggi ancora mi capita di suonare dal vivo per questo genere di eventi molto particolari. La sperimentazione sonora è qualcosa che mi affascina moltissimo.

3) Nel 2012 i Coldplay hanno postato sul loro sito ufficiale un video di una tua esibizione al Teatro Bellini di Catania. Immaginiamo la tua soddisfazione, ma potresti raccontarci l’emozione per aver ricevuto i complimenti da un gruppo di caratura internazionale?

È stato solo un bel colpo di fortuna! C’era la possibilità di inserire all’interno del loro sito un link video di Youtube ed io l’ho fatto. Il premio era essere inseriti nel loro sito come video del giorno. Loro, o chi per loro, mi hanno scelto ben tre volte nell’arco di un anno e mezzo circa. La fortuna è stata più che altro vedere le visualizzazioni su Youtube crescere tantissimo in un solo giorno!

4) Da poco è uscito il tuo album d’esordio “The Eternal Dreamer” ricco di collaborazioni con artisti nazionali e non. Vuoi raccontarci come è nato il disco e che messaggio hai voluto comunicare?

Quest’album affronta in maniera decisa il tema del sogno, della vita e dell’amore. Sono delle tematiche viste da diverse prospettive. Mi piacerebbe che il pubblico ascoltasse attentamente le mie canzoni e prestasse attenzione ad ogni parola presente all’interno del disco. I testi sono stati studiati accuratamente e mi ci son dedicato molto. Il messaggio più bello che possa arrivare è quello che nessuno deve mollare, mai. A volte basta credere che, nonostante tutte le difficoltà cui andiamo incontro, i sogni possano anche realizzarsi. In ogni caso anche quando un sogno o qualcosa per cui si lotta non si realizza, c’è comunque un cammino che conta più di ogni altra cosa. Bisogna sempre avere la forza di alzarsi e ricominciare. La vita, la musica in genere, vanno vissute pienamente e vanno condivise. The Eternal Dreamer è un album pop molto sognante. Lo strumento cardine del disco è chiaramente l’hang, e in questo siamo stati un po’ pionieri con la Waterbirds Records dato che nella musica pop non si riscontrano ancora produzioni con l’utilizzo dell’hang, o perlomeno saranno davvero pochissime e a noi sconosciute. Ho ascoltato moltissime voci per far interpretare le mie canzoni (io non canto, son davvero stonato, anche se mi sarebbe piaciuto molto) e al disco collaborano cantanti di tutto rispetto. Da Daniel Martin Moore, grandissimo cantautore statunitense interprete anche del singolo dal titolo omonimo all’album, ad Anne Ducros famosa jazz singer che ha anche inciso con Battiato e canta l’unica canzone in francese dell’album “Nuage Dansant”, a The Niro che arriva fresco fresco dall’ultimo Sanremo, a Dan Davidson leader del gruppo canadese Tupelo Honey che sta andando fortissimo, a Sidsel Ben Semmane dalla Danimarca la quale ha partecipato all’Eurovision alcuni anni fa, a Haydn Cox e Hazel Tratt dall’Inghilterra. Tutte queste collaborazioni mi hanno notevolmente arricchito e mi hanno fatto crescere artisticamente parlando anche perché ho davvero capito come lavorano gli artisti ed i diversi studi di registrazione anche all’estero. E’ stato tutto molto entusiasmante ed interessante e tutto il sudore è stato ripagato dal risultato finale.

5) Nella tua vita hai viaggiato molto e hai partecipato a numerosi Festival d’Europa come il Buskers di Vienna, Festival delle Arti Teatrali e Musicali di Ypres (Belgio) al Burning Mountain Festival (Svizzera). C’è spazio anche per un tour tutto italiano?

Le mie date son sempre state molto particolari perché non sono mai stato seguito da un booking ma ho organizzato sempre da me il tutto. Ho viaggiato moltissimo grazie alla mia musica riuscendo a far diversi eventi e concerti a Londra, Monaco, Parigi, Vienna, Bratislava, Budapest, Berlino, Malta, Svizzera, in grandissima parte dell’Italia e così via. Ho partecipato a molti festival interessanti e tutt’ora ne ho alcuni al quale credo che prenderò parte in questo 2015. Sono quasi tutti all’estero. L’Italia è davvero un territorio non semplice nel quale girare. All’estero riesco meglio a piazzare le mie date. A volte basta una mail e dopo l’ascolto del mio materiale mi confermano alcune date. In Italia spesso la meritocrazia, sia musicalmente parlando che non, non ha sempre avuto il sopravvento. Ma questo non mi spaventa e girare un po’ in Italia non mi dispiacerebbe. L’album in fin dei conti è uscito da poco più di un mese e da marzo in poi insieme ai produttori e alla casa discografica ci metteremo all’opera. Sarà in ogni caso un bellissimo 2015!

6) Dopo il disco d’esordio, quali sono i progetti futuri di Marco Selvaggio?

Essendo l’album uscito solo da un mese e poco più il progetto futuro non può che essere la promozione dello stesso. Parteciperò ad alcuni festival in giro per l’Europa e qualche data sparsa in Italia e all’estero sia da solista che, spero, accompagnato dai miei musicisti. Mi piacerebbe realizzare qualche featuring per qualche artista affermato che già stimo e ho in mente pure qualche nuova sperimentazione sonora. Staremo un po’ a vedere! Molto spesso le collaborazioni e le date arrovano un po’ per caso durante le varie avventure musicali cui prendo parte.

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